Col passare del tempo il problema dell’immondizia sta sempre
più migliorando: il separare l’organico dal resto della spazzatura ha dato una
grossa mano, anche se bisogna sempre vigilare per evitare che si butti tutto
dentro lo stesso sacco perché le vecchie abitudini a volte son difficili da
dimenticare! E le cose son andate di bene in meglio grazie ad una scoperta che
ho fatto casualmente a dicembre: ci sono dei negozi, se così si possono
chiamare, che comprano ferro, bronzo, rame e carta per riciclarli! A dirla
tutta ne avevo già sentito parlare ma ora sapevo dove si trovavano!
Nell’apprendere questo mi si è accesa una lampadina: con
tutta la carta che i saloni di studio buttano e con tutto il ferro inutilizzato
ed i rottami che si trovano da tutti i lati dell’hogar si poteva anche
guadagnare qualcosina, aiutando così a rimpinguare le casse della struttura e
proteggendo contemporaneamente l’ambiente! Non esito a condividere subito
quest’idea con Liliana, che rimane un po’ tra il curioso e il sospettoso: vista
la mia ferma volontà di portare avanti la cosa mi dà carta bianca. L’inizio non
è dei più promettenti: avevo collocato un cesto comune dove i vari saloni
avrebbero buttato solo la carta non più utilizzabile ma, nonostante avessi più
volte spiegato agli educatori e in qualche caso ai ragazzi come procedere, al
suo interno trovavo pezzi di plastica, matite, magliette strappate, bucce di
mandarini… insomma di tutto di più! Spesso passavo metà della mattinata per
smistare il contenuto del cestino, chiedendomi dove si stava sbagliando e più
di una volta sono stato sul punto di arrendermi. Ad aiutarmi a non desistere
ecco un consiglio di Liliana: sostituire il contenitore per la carta, che
veniva usato da tutti, con dei sacchi di iute, uno per salone, in modo da
scoprire chi sbagliava a riciclare al fine di potergli così parlare per capire
il motivo di ciò. Grazie a questa dritta le cose sono migliorate e non poco:
quando incontro qualcosa che non va tra la carta, vado dal salone colpevole dell’errore
e cerco di spiegargli bene il perchè quanto fatto non andava bene.
Per quanto riguarda il ferro la cosa è stata più complicata
in quanto si doveva valutare se quanto avevamo si potesse ancora utilizzare o
no: si è proceduto inoltre alla pulizia di alcuni magazzini che ha portato via
parecchio tempo (quello di Don Claudio ne ha richiesti quasi tre!) ma alla fine
abbiamo trovato un mucchio di materiale da rivendere, compresi fili di rame e
di bronzo.
Tutti questi sforzi sono stati e sono ricompensati dalla
cifra finora ottenuta: se non erro siamo arrivati ad oltre 2000 boliviani,
quasi 300 euro. Una cifra che sembrerebbe modesta ma il motivo è che per carta
e ferro pagano 50 centesimi al chilo, per gli altri materiali si va dai 10
boliviani in su. Potremmo fare di più in quanto abbiamo molti cartoni da
buttare ma il luogo dove li comprano è molto distante da noi ed il gioco non
vale la candela mentre per quanto riguarda le bottiglie di plastica stiamo tuttora
cercando dove le acquistano, nel frattempo alcune le riutilizziamo per fare i
bordi del campo di pallavolo o per separare le bobine dell’orto.
Si cerca di riciclare non soltanto l’immondizia ma anche
altre cose: ad esempio i legni delle cassette con cui ci portano i pomodori li
usiamo per aggiustare le sedie oppure i comò, coi cassettoni ormai distrutti, in
cui i ragazzi mettevano le proprie cose che sono stati trasformati in
armadietti senza porte e con due ripiani. Spesso capita che mi ritrovi a
parlare con Don Claudio a pensare se una determinata cosa possa ancora servire
o a come possa essere usata in qualche modo prima di essere buttata via definitivamente: visto che non
si naviga nell’oro, si fa di necessità virtù! E’ grazie anche al personale ed
ai ragazzi che scopro che anche la cosa più banale può essere riutilizzata per
un altro scopo anziché buttarla ed a volte basta aguzzare l’ingegno per ridurre
costi e sprechi: un bell’insegnamento che stiamo apprendendo tutti insieme,
grandi e piccoli.
Har baje
È vero l'atre del riciclare dovrebbe appartenere a tutti, per questo è sacrosanto insegnarla fin da bambini. Bravo marco!
RispondiEliminaAntonella, mira