Rivedere il refettorio e la cappella di nuovo pieni, con un
bel brusio di sottofondo, dopo due settimane fa sempre un bell’effetto e un po’
si fa fatica a riabituarsi a tutto questo: le vacanze invernali sono finite e chi
ha avuto la fortuna di uscire dall’hogar per qualche tempo è dovuto rientrare.
Mi è toccato ancora una volta ricevere i ragazzi al loro
ritorno: è stato emozionante veder avvicinare al cancello la loro sagoma,
notando magari che sono cresciuti o ingrassati un poco, ed alcuni nel vedermi
hanno sfoggiato un grande sorriso. Non vi nascondo che ho avvertito un certo nervosismo quando gli ultimi che mancavano tardavano ad arrivare, suscitando qualche preoccupazione: mi sentivo come un padre impaziente di riabbracciare i propri figli dopo molto tempo. Non è stato tutto rose e fiori: si
poteva notare la tristezza di separarsi ancora una volta da chi si vuol bene
chissà per quanto tempo, il non voler congedarsi dai propri cari, la voglia di
tardare ancora qualche attimo prima di tornare alla realtà del centro. C’è un
immagine che un po’ riassume la situazione: ieri sera arrivano tre fratelli con
il padre ed il più piccolo si siede su una delle panche dell’entrata mentre gli
altri due si erano già congedati ed erano corsi alla loro camera, il papà gli
fa cenno che è ora di salutarlo ma lui lo guarda con due occhi lucidi e pieni
di tristezza… Sembra passare un’eternità ma sono solo pochi attimi in cui il
genitore lo abbraccia forte a sé e gli accarezza il capo, per poi lasciarlo
assicurandogli che non tarderà nel venire a visitarlo.
Per chi è rimasto qui per l’intero periodo delle vacanze
invernali si è cercato di fargliele trascorrere serenamente: non è stato facile
anche perché sapevano che per loro non c’era nessuno che poteva venire a
prenderli e portarli con sé da qualche parte per un po’ di giorni. Il maltempo
non ha aiutato molto ma si è potuto creare un’atmosfera più intima, più
familiare in cui ognuno metteva del suo.
Se la prima settimana mi sono dedicato a imbiancare la
cucina e a verniciare degli infissi, nella seconda mi sono concentrato sui miei
piccoli amici: abbiamo ascoltato musica insieme, qualcuno l’ho portato a
spasso, abbiamo giocato a basket e ho cucinato per loro, facendomi aiutare,
pizza, gnocchi e qualche dolce. Si rideva e si scherzava ed in questi momenti c’è
stata regalata la possibilità di conoscerci di più, soprattutto i lati più
nascosti, e di imparare qualcosa li uni dagli altri: i bambini mi hanno
insegnato a giocare con i tappi di bottiglia, un’esperienza unica! Col passare
dei giorni è nata una complicità tra noi e, per quanto mi riguarda, il nostro
rapporto è diventato più solido: spero che valga lo stesso per i ragazzi!
Har baje
Il Signore ti benedica marco! Sei davvero una bella persona. .....
RispondiEliminaAntonella - mira
Grazie 1000 Antonella!!! Troppo buona coi complimenti, cerco soltanto di dare il mio contributo, il resto lo fa il Signore
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