Qualche giorno fa Sandra, la nostra
infermiera, viene da me accompagnata da un bambino e mi dice “Marco
abbiamo un problema”. Già mi pensavo a qualche marachella, tipo un
vetro rotto oppure ad una lite, ma mai avrei pensato di imbattermi in
un caso di varicella!!!
Dopo aver constatato le chiazze rosse e
le prime vesciche in varie parti del corpo, ora si trattava di
prendere le prime misure per evitare possibili contagi: si doveva
mettere in una stanza il ragazzo, isolandolo dagli altri. Per nostra
fortuna c'era una camera libera nel dormitorio maschile e così si
opta per metterlo lì, portandogli tutte le cose di cui aveva
bisogno, avvisandolo di tenere la porta chiusa e di ridurre al minimo
i contatti con i suoi coetanei. Si decide inoltre di controllare i suoi
compagni di stanza e di salone di studio, nonché le sue due sorelle,
per verificare che nessun altro presentasse qualche sintomo della malattia: io e
Sandra avevamo più di un timore perchè avendo 75 fanciulli nella
struttura avevamo paura di una possibile epidemia da affrontare!
Qualcuno può affermare che è meglio
che prendano la varicella a questa età ma a fare paura erano il
numero di possibili malati e la consapevolezza che la situazione
sarebbe stata difficile da gestire! Non avendo delle cartelle che
riportavano la storia medica, ci si doveva affidare alla memoria di
Sandra, che lavora qui da qualche anno, e alle risposte dei ragazzi
se aveva già avuto la varicella, verificando se questa avesse
lasciato loro qualche segno nel corpo: fortunatamente è risultato
che una discreta percentuale ne avesse già sofferto in passato così
come io e Sandra, che quindi potevamo darci il turno nell'accudire il piccolo
malato.
Quando le preoccupazioni stavano
venendo meno ecco che arriva il secondo caso: anche in questo caso
facciamo tutti i controlli del caso ma si solleva il dubbio, che
risulterà infondato, se ci sia spazio per un secondo letto nella
stanza di “quarantena”, viste le sue piccole dimensioni. Questo proprio nel
momento in cui il nostro primo ammalato stava nella fase più critica
con il viso ed il corpo pieni di vesciche e febbre alta, a volte
anche troppo: giovedì ho preso quasi uno spavento nell'accorgermi,
misurando la temperatura, che sfiorava i 40 gradi nonostante la
somministrazione di paracetamolo. L'unica soluzione è stato bagnarlo
e farlo bere constantemente: così, dopo una giornata in cui il
termometro non scendeva sotto i 39, si è superato il momento più
duro.
Attualmente non si sono verificati
altri contagi, anche se non si abbassa la guardia: appena un bambino
si lamenta di avere prurito o di qualche brufolo di troppo, subito si
esamina la cosa accuratamente, tirando un sospiro di sollievo per
l'allarme rientrato! Continuiamo però ad incrociare le dita!
Har baje
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