Lunedì sera sono tornato in Italia, in uno dei due posti che posso chiamare casa: eh già, perchè con questa parola identifico il luogo, o meglio, l'ambiente in cui ho i legami più forti e ricevo affetto ed ho la fortuna di averne un paio, ubicati rispettivamente a Quarto d'Altino e a Santa Cruz.
Durante il viaggio che mi ha riportato al mio paese natale ero emozionato e morivo dalla voglia di poter riabbracciare parenti e amici dopo mesi di lontananza che mail e telefonate non riescono a colmare. Dall'altra parte ripensavo alle ultime settimane in hogar, dove correvo a destra e a manca per non lasciare a metà le cose iniziate e lasciare le consegne con la speranza che la mia assenza non si faccia sentire troppo. Molto spesso mi ritornavano in mente, e lo fanno ancora, i bambini che negli ultimi giorni non facevano che dirmi “ma devi proprio andare in Italia?”, “ma torni vero?”, “e chi si prende cura di noi?”, “non vorrai mica stare via per tanto?”, “io non ti saluto perchè mi metto dentro la tua valigia e mi porti con te”, “perchè non sposti il volo?”, “ora vai solo ma la prossima volta io vengo con te”: a queste affermazioni non sapevo che rispondere e mi trovavo a passare molto tempo con loro forse perchè volevo in qualche modo compensare così le ore in cui non sarò presente ma più certamente perchè, nonostante a volte siano delle piccole pesti e mi riempiano di richieste, sapevo già che mi sarebbero mancati.
La domenica li ho salutati con il groppo in gola mentre mangiavano ed a sorpresa, prima che uscissi dalla sala da pranzo, in molti mi hanno accerchiato e abbracciato, riempiendomi di baci: qualcuno non mi mollava più, altri avevano gli occhi lucidi, alcuni hanno aspettato che la maggioranza ritornasse a mangiare per potermi salutare da soli. Non so come definire le sensazioni provate, so che qualche lacrima mi rigava il volto e cercavo di convincermi che la cosa più difficile era fatta... Mi ero però illuso perchè mentre portavo le valigie in macchina sono passato davanti alle finestre del refettorio ed i ragazzi erano tutti lì affacciati: c'era chi mi salutava a squarciagola, chi mi faceva qualche richiesta e ho ricevuto tantissimi auguri che mi possa riposare e che vada tutto bene. Ancora adesso se ci penso mi viene la pelle d'oca: che dimostrazione di affetto!
Lasciato l'hogar, l'amore non mi ha abbandonato ma l'ho ritrovato qui: all'aereoporto e poi a casa dei miei sono venuti a darmi il bentornato gli amici più cari. E' bello vedere che nonostante la distanza il legame che ci unisce non è venuto meno anzi si è rafforzato: sono eccezionali ed è un onore avere la loro amicizia, che mi arricchisce ogni giorno che passa!
Ora mi aspetta un po' di tempo di riposo e per tirare il fiato (ne avevo proprio bisogno) ma è anche un periodo per portare la mia testimonianza e far conoscere l'hogar anche per trovare aiuti: è uno dei miei compiti e non mi tiro indietro. Si comincia già domani sera col mercatino missionario di cose usate a Quarto d'Altino, organizzato in concomitanza con la sagra di San Michele: per chi ne avesse la possibilità, lo aspetto lì per scambiare qualche parola. Vi aspetto!
Har baje
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