"Marco, davvero potrò continuare a ricevere l'ostia anche se me ne sto andando?": a chiedermelo stamattina è Albeiro, uno dei miei figliocci, e lo fa con aria preoccupata. Sabato ha fatto la prima comunione con i suoi compagni ed ho avuto l'onore di fargli da catechista: il dubbio che mi ha confidato mi regala una gioia inaspettata, proprio in un momento triste che coincide nel suo trasferimento ad un altro centro.
Voglio credere che con lui ho fatto centro e spero di averlo fatto anche con gli altri, un gruppo difficile perchè andava da chi compiva 10 anni quest'anno a quattordicenni ed in cui i maschietti erano molto vivaci, anche troppo. All'inizio erano 19, un numero che francamente mi preoccupava, però col passare del tempo e con vicissitudini varie si è ridotto a 12: man mano che il numero scendeva mi sentivo un po' scoraggiato, vederselo assottigliare man mano che il tempo passava non era proprio entusiasmante e ciò che riusciva a mantenermi su di morale era l'idea di aver seminato qualcosa nei loro cuori, anche se non ne avrei mai visto il frutto.
Non sono state sempre rose e fiori: molte volte mi son ritrovato a fargli comprendere che se erano con me era per costruire, per camminare assieme e non per giocare e prendersi continuamente in giro. Ho perso il conto di quante volte li ho dovuti cambiare di posto ma alla fine, per fortuna, sono riuscito a trovare la combinazione giusta per farmi ascoltare.
Quest'anno poi ho cambiato il mio modo di proporre il catechismo: in più occasioni mi sono aiutato con una marionetta che rappresentava Gesù per attirare la loro attenzione ma è stata la scoperta della catechesi narrativa che mi ha permesso di fare dei passi da gigante. Il proporre dei brani della Bibbia sottoforma di racconto e con delle immagini ha incuriosito non poco i miei giovani pupilli ed i risultati sono arrivati, anche grazie ad alcuni giochi creati proprio per fargli capire meglio quello che cercavo di spiegare: volevo che imparassero qualcosa divertendosi perchè il catechismo non deve essere una scuola, deve regalare ai ragazzi anche dei momenti allegri, solo così possono avvicinarsi alla fede.
L'unico cruccio è che per prepararli alla prima comunione ho un anno di tempo, quando nelle parrocchie boliviane sono due: c'è davvero tanto da condividere e da parlare e così pochi mesi a disposizione che sembra un'impresa difficile da realizzare, anche perchè i ragazzi sono capaci di farmi delle domande "scomode" che mi mettono in difficoltà, mi interrogano sul mio cammino di fede ma devo soltanto ringraziarli in quanto mi permettono di crescere assieme a loro.
Ricordo bene la scorsa settimana: tra le tante incombenze dovevo preparare la cerimonia, abbellire la cappella per l'occasione e prepararli per la prima confessione, accompagnandoli e facendo da apripista andando per prima dal sacerdote, giusto per dargli l'esempio. Ero un poco sconfortato visto che qualcuno non sapeva affatto le preghiere o qualche concetto base ma alla fine mi son rasserenato in quanto avevo dato il massimo per ciascuno di loro, ora era arrivato il loro turno e sapevo che l'incontro a cui li avevo preparati gli avrebbe cambiato la vita: la mia catechesi si può riassumere in Dio ti ama e so di quanto amore hanno bisogno questi fanciulli, non importava come ci arrivavano ma il riceverlo.
Ho gioito nel sentirmi dire "adesso mi sento in pace", "ora sono tranquillo, voglio stare sempre così" dopo che si erano confessati ma mi sono sorpreso quando, dopo la prima comunione, i "magnifici" 12 mi hanno circondato e ringraziato, per poco non mi facevano cadere per avermi letteralmente travolto perchè desiderosi di scattarsi un selfie con il sottoscritto: i loro sguardi pieni di allegria sono il regalo più bello che potessi ricevere. Non mi aspettavo niente di più ma ieri ho dovuto ricredermi: ero chiamato a presiedere la Celebrazione della Parola e, al momento della Comunione, erano tutti in fila per riceverla... Mi è venuta letteralmente la pelle d'oca dall'emozione, è stato un dono grande avergliela data e, cosa ancora più speciale, aver avuto la possibilità di distribuirla ai miei figliocci! Non è stata una doppia soddisfazione ma tripla visto che quest'anno mi hanno scelto come padrino in tre, una benedizione che vale la pena raccontare in una delle prossime occasioni.
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento