sabato 11 maggio 2024

Ritorno "barbiere"! ✂

Finalmente sono tornato a tagliare i capelli! L’anno passato Liliana mi aveva consigliato di non farlo più per i miei molteplici impegni e, seppur a malincuore, l’avevo ascoltata: con passare del tempo però mi mancavano troppo quei momenti in cui, mentre cercavo di esaudire per quanto possibile le richieste dei miei piccoli amici, ci si scambiava qualche parola e si scherzava.
Mi son ritrovato a dividermi i ragazzi con don Eliseo: per non tirare a sorte abbiamo fatto un sondaggio tra loro, non mi hanno scelto in molti ma va bene così, meglio iniziare in sordina e poi si vedrà. 
Il primo a cui devo fare da parrucchiere è uno che ha aspettato il mio ritorno, voleva che solo il sottoscritto mettesse mano ai suoi capelli: davvero un grande onore ma anche una grande responsabilità, non dovevo assolutamente deluderlo! Lo chiamo e viene felice, si siede sullo sgabello, gli metto il grembiule mentre mi dice come vorrebbe il taglio, gli metto lo specchio in mano così può controllare quello che sto facendo: è il mio modo per renderlo protagonista e questo gli piace un sacco. Mentre comincio ad accorciargli la chioma noto qualcosa: una piccola macchia bianca, capisco subito di cosa si tratta ma spero tanto di sbagliarmi. Chiamo il dottore, che per fortuna è in infermeria, e gli chiedo di controllare: purtroppo il mio presentimento non era sbagliato, si tratta di un fungo. Davanti al bambino mi dice che devo tagliare il più corto possibile, proprio quello che il piccolo non vuole: nell'udire queste parole mi accorgo che si irrigidisce, non proferisce alcuna parola e comincia a singhiozzare. Aspetto qualche minuto, il medico si allontana e cerco di far ragionare il mio “cliente”, che ormai è scoppiato in un pianto disperato. Gli spiego che è per il suo bene, affinché possa guarire il prima possibile e cerco di dargli qualche dritta su come evitare questo tipo di problema, innanzitutto cominciando dall’asciugarsi bene la testa, ma non accenna alcuna risposta, è talmente disperato da isolarsi da ciò che lo circonda. Devo rasserenarlo ma non so più che pesci pigliare: l’unica certezza è che non posso continuare a usare la macchina tagliacapelli finchè non risolvo la situazione.
So bene che si tratta di un capriccio ma sono anche consapevole del fatto che alcuni ragazzi tengano molto ai loro capelli: averli corti o rasati è un dramma! In cuor mio so già che provvederò a lasciarglieli un po’ più lunghi rispetto a quanto indicatomi dal dottore ma devo convincere chi ho davanti perchè è ormai sicuro di ritrovarsi rapato a zero: improvvisamente mi si accende una lampadina, prendo il cellulare e faccio una foto alla testa del fanciullo. Decido di mostrargliela, indicando quel piccolo fungo e spiegandogli che gli dovrò tagliare i capelli un po’ più corti rispetto a quanto desidererebbe: solamente così la crema che gli verrà collocata potrà eliminare quella macchia, in caso contrario c'è il rischio che questa cresca di dimensione e arrivi persino a fargli perdere la chioma di cui va tanto fiero. Gli prometto di non fare quanto mi ero stato indicato ma qualcosa devo pur fare perché desidero che stia bene, ho a cuore la sua salute: non so se sono state queste mie parole o quella immagine scattata quasi per disperazione ma il bambino come per magia si sblocca, mi guarda e si asciuga le lacrime. “Dai che ci sono”, mi dico, incrociando le dita: è un momento cruciale, in cui posso convincere il mio interlocutore. Gli faccio capire che la prossima volta farò quanto mi chiede, d’altronde ho sempre ascoltato le sue richieste, sempre nel limite delle mie possibilità, però stavolta mi deve ascoltare e promettere che si laverà e si asciugherà i capelli meglio e di andare puntualmente in infermeria per eliminare quel fungo che tanto mi sta facendo penare. Accenna un sì con la testa e questo mi basta, subito dopo tendo la mia mano e lui me la afferra per suggellare la parola data: sono contento, sento che la fiducia che c’è tra noi non è stata minata ed è quello che conta. Finalmente posso riprendere la macchina tagliacapelli in mano: è stata dura, credo di aver pagato con gli interessi il fatto di aver sospeso per quasi un anno la mia “carriera” da barbiere ma sorrido perché non è stato tempo perso, anzi mi ha permesso di avvicinarmi a quel fanciullo quando stava vivendo un brutto momento.
La mia ricompensa non è tardata ad arrivare ed ha le fattezze di due ragazzini, contentissimi per il mio servizio, uno mi ha addirittura confidato che desidera sia il suo parrucchiere fino a quando starà qui. Quel pizzico di allegria presente nei loro volti mentre si specchiavano mi contagia e mi dice che va bene così, sto andando nella direzione giusta, anche se c’è ancora tanto da camminare: non è importante quanto tempo mi serve per un semplice taglio di capelli ma quello che conta è quanto ne uso per ascoltare, capire e stare con chi ho vicino, è anche in questo che si misura l’amore.
Har baje

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento