Finalmente sono tornato a tagliare i capelli! L’anno passato
Liliana mi aveva consigliato di non farlo più per i miei
molteplici impegni e, seppur a malincuore, l’avevo ascoltata: con passare del tempo però mi
mancavano troppo quei momenti in cui, mentre cercavo di esaudire per
quanto possibile le richieste dei miei piccoli amici, ci si scambiava
qualche parola e si scherzava.
Mi
son ritrovato a dividermi i ragazzi con don Eliseo: per non tirare a
sorte abbiamo fatto un sondaggio tra loro, non mi hanno scelto in
molti ma va bene così, meglio iniziare in sordina e poi si vedrà.
Il primo a cui devo fare da parrucchiere è uno che ha aspettato il
mio ritorno, voleva che solo il sottoscritto mettesse mano ai suoi
capelli: davvero un grande onore ma anche una grande responsabilità,
non dovevo assolutamente deluderlo! Lo
chiamo e viene felice, si siede sullo sgabello, gli metto il
grembiule mentre mi dice come vorrebbe il taglio, gli metto lo
specchio in mano così può controllare quello che sto facendo: è il mio modo per renderlo protagonista e questo gli piace un sacco. Mentre comincio
ad accorciargli la chioma noto qualcosa: una piccola macchia
bianca, capisco subito di cosa si tratta ma spero tanto di
sbagliarmi. Chiamo il dottore, che per fortuna è in infermeria, e
gli chiedo di controllare: purtroppo il mio presentimento non era
sbagliato, si tratta di un fungo. Davanti al bambino mi dice che devo
tagliare il più corto possibile, proprio quello che il piccolo non
vuole: nell'udire queste parole mi accorgo che si irrigidisce, non proferisce alcuna parola e comincia a singhiozzare. Aspetto qualche minuto, il medico si allontana
e cerco di far ragionare il mio “cliente”, che ormai è
scoppiato in un pianto disperato. Gli spiego che è per il suo bene,
affinché possa guarire il prima possibile e cerco di dargli qualche dritta
su come evitare questo tipo di problema, innanzitutto cominciando dall’asciugarsi bene la testa, ma non accenna alcuna risposta, è talmente disperato da isolarsi da ciò che lo circonda. Devo rasserenarlo ma non so più che
pesci pigliare: l’unica certezza è che non posso continuare a
usare la macchina tagliacapelli finchè non risolvo la situazione.
So
bene che si tratta di un capriccio ma sono anche consapevole del fatto che alcuni ragazzi tengano molto ai loro capelli: averli corti o
rasati è un dramma! In cuor mio so già che provvederò a
lasciarglieli un po’ più lunghi rispetto a quanto indicatomi dal
dottore ma devo convincere chi ho davanti perchè è ormai sicuro di ritrovarsi rapato a zero: improvvisamente mi si
accende una lampadina, prendo il cellulare e faccio una foto alla
testa del fanciullo. Decido di mostrargliela, indicando quel piccolo
fungo e spiegandogli che gli dovrò tagliare i capelli un po’ più
corti rispetto a quanto desidererebbe: solamente così la crema che gli verrà
collocata potrà eliminare quella macchia, in caso contrario c'è il rischio che questa cresca di dimensione e arrivi persino a fargli perdere la
chioma di cui va tanto fiero. Gli prometto di non fare
quanto mi ero stato indicato ma qualcosa devo pur fare perché
desidero che stia bene, ho a cuore la sua salute: non so se sono state queste mie parole o quella immagine scattata quasi per disperazione ma il bambino come per magia si
sblocca, mi guarda e si asciuga le lacrime. “Dai che ci sono”, mi
dico, incrociando le dita: è un momento cruciale, in cui posso
convincere il mio interlocutore. Gli faccio capire che la prossima
volta farò quanto mi chiede, d’altronde ho sempre ascoltato le sue
richieste, sempre nel limite delle mie possibilità, però stavolta mi
deve ascoltare e promettere che si laverà e si asciugherà i capelli
meglio e di andare puntualmente in infermeria per eliminare quel
fungo che tanto mi sta facendo penare. Accenna un sì con la testa e
questo mi basta, subito dopo tendo la mia mano e lui me la afferra
per suggellare la parola data: sono contento, sento che la fiducia
che c’è tra noi non è stata minata ed è quello che conta.
Finalmente posso riprendere la macchina tagliacapelli in mano: è
stata dura, credo di aver pagato con gli interessi il fatto di aver
sospeso per quasi un anno la mia “carriera” da barbiere ma
sorrido perché non è stato tempo perso, anzi mi ha permesso di
avvicinarmi a quel fanciullo quando stava vivendo un brutto momento.
La
mia ricompensa non è tardata ad arrivare ed ha le fattezze di due
ragazzini, contentissimi per il mio servizio, uno mi ha addirittura
confidato che desidera sia il suo parrucchiere fino a quando starà
qui. Quel pizzico di allegria presente nei loro volti mentre si
specchiavano mi contagia e mi dice che va bene così, sto andando
nella direzione giusta, anche se c’è ancora tanto da camminare:
non è importante quanto tempo mi serve per un semplice taglio di
capelli ma quello che conta è quanto ne uso per ascoltare, capire e
stare con chi ho vicino, è anche in questo che si misura l’amore.
Har
baje
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