giovedì 16 aprile 2020

Incontro con Dio

“Marco, hai da fare?” mi dice Liliana, non appena arriva nel tardo pomeriggio. Le dico che dovrei far eseguire degli esercizi di fisioterapia ad una bambina (e sì in casi di emergenza bisogna sapersi reinventare) ma avrei potuto posticiparli senza problemi: c'era da andare a prendere una donazione e, non sapendo il quantitativo, era meglio andare in due.
La cosa non mi convinceva molto perchè il coprifuoco era già in vigore, in più la città era militarizzata: in effetti un po' di preoccupazione e di paura ce li avevo. Confido queste sensazioni a Liliana che è visibilmente tesa ma non ci resta che andare, è per i ragazzi e poi chissà quando avremo di nuovo la possibilità di ricevere qualcosa. All'uscita verso la strada principale ci fermano solamente per disinfettare la camionetta mentre ai successivi blocchi i soldati ci salutano e fanno cenno di proseguire: tiriamo un respiro di sollievo, il Cielo è dalla nostra parte. E' la prima volta che vado a Santa Cruz da quando hanno proclamato l'emergenza e tutto appare così desolante: non c'è nessuno in giro, salvo rarissimi pedoni e pochi camion e veicoli, l'impressione che ho è che sia peggio del paro indefinido. Credo sia stata proprio questa atmosfera così irreale a permettermi di intravedere dal finestrino una figura completamente avvolta da stracci che piano piano si stava alzando dal suolo, prendeva le sue cose e sembrava mettersi in cammino: era un uomo, probabilmente un senza dimora! La sua vista mi ha colto di sorpresa, mi ha colpito così tanto che non l'ho potuta dimenticare per il resto del tragitto che ci avrebbe portato a ricevere il donativo. In cuor mio sapevo che quel personaggio aveva bisogno di aiuto e confesso i miei pensieri a Liliana che sembrava avermi letto nel pensiero: decidiamo di dargli qualcosa nel caso lo avessi incrociato al ritorno.
Quando arriviamo al luogo concordato, dobbiamo aspettare un bel po' l'arrivo del veicolo dell'autorità pubblica e la cosa ci snerva perchè non vorremmo tornare all'imbrunire e soprattutto non vorremmo rischiare di dover giustificare il fatto di essere lì a quell'ora ad una pattuglia della polizia. Giunge la camionetta, vedo che c'è un bel po' di roba nel portabagagli ma con stupore ci consegnano solo due dozzine di bottiglie di yogurt... E' già qualcosa, mi dico anche se inizialmente rimango deluso, e comunque è sempre meglio di niente.
Si fa ritorno a casa, soddisfatti di non presentarsi a mani vuote, e ci avviciniamo al punto dove avevo visto quel personaggio: ci vogliamo fermare, Liliana rallenta ma sembra sparito! Impossibile, non può essere svanito nel nulla! Ed infatti si trova più avanti, il suo passo è molto lento e sembra zoppicare: non è alto, se raggiunge il metro e mezzo è già tanto, ed è abbastanza robusto. Il suo corpo è interamente avvolto da quelli che mi viene da definire come stracci più che vestiti, tra l'altro sudici e pieni di buchi: mentre ci fermiamo qualche metro più avanti riesco a incrociare il suo sguardo, nascosto sotto una spessa coltre di indumenti dall'apparenza ormai logori. Scendo dall'auto, prendo due bottiglie di yogurt, so che ne ha più bisogno lui che noi, e, nonostante un'esitazione iniziale dovuta ad un po' di paura e dall'impatto avuto nel vederlo da più vicino, decido di avvicinarmi a lui. Mi accorgo che si appoggia ad un bastone mentre tutti i suoi averi gli penzolano davanti e sulla schiena; noto i suoi occhi chiari ed arrossati, non so se per la stanchezza o perchè sotto l'effetto di qualche sostanza, da cui traspare una profonda ed infinita tristezza; posso ascoltare la sua voce affannata che si fa strada tra quelle bende sporche; scorgo qualche ciocca di capello arricciata ed argentata... “Questi sono per te” gli dico mentre gli porgo i due contenitori. Mi farfuglia qualcosa che non riesco a comprendere ma alla fine capisco, vuole che glieli lasci per terra. Resta immobile, non so se sia più sorpreso o allarmato dalla nostra presenza. Liliana gli chiede “dove abiti?” e lui ribatte “solo Dio lo sa”. Subito gli domanda “come ti chiami?”, di nuovo le risponde “solo Dio lo sa”. Rimaniamo letteralmente spiazzati da queste due sue battute così decidiamo di non insistere ulteriormente e di salire in macchina per tornare all'hogar mentre questa figura misteriosa rimane lì immobile, sembra fissarci ed aspettare che ce ne andassimo per afferrare le due bottiglie e riprendere poi il cammino. Prima però non manca di ringraziarci e questo dà un senso a tutto, ad una situazione che davvero mi sembrava surreale sotto ogni aspetto. Ripercorrendo il cammino verso il centro non riesco a dimenticare quanto accaduto, nella mia mente ripenso ad ogni singolo momento e non posso fare a meno di sorridere e di sentirmi felice: ho appena incontrato Dio e Lui mi ha aiutato a tirar fuori la mia parte migliore.
Har baje

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