sabato 29 giugno 2019

C'è sempre qualcosa da fare...

Dalla fine di maggio i miei impegni sono raddoppiati: Don Claudio ha dato le dimissioni e, complice le difficoltà di trovare una persona affidabile che lo rimpiazzi, mi ritrovo nella situazione di dover far fronte ai problemi della manutenzione della struttura, che così si somma a quanto mi compete nell'hogar.
Come al solito non mi sono tirato indietro: all'inizio ero in preda all'ansia, avevo paura di non essere all'altezza visto che molte cose non sono capace di farle, le avevo viste compiere da Don Claudio ma non ci avevo mai messo mano, ma in cuor mio sapevo che questo era per i ragazzi ed io sono qui per questo. Bisognava rimettersi in gioco, come è successo non so quante volte in questi anni, e l'ho fatto, anche se la mia speranza resta quella che a breve arrivi qualcuno che si occupi di fare quelle piccole riparazioni di cui la struttura necessita: Don Claudio mi aveva confidato la possibilità di un suo ritorno part-time ma al momento questa rimane soltanto un'ipotesi.
Non nego che questi giorni sono abbastanza impegnativi: prima eravamo in due che potevamo ripartirci il lavoro, che includeva il fatto di andare a comprare da mangiare o a raccogliere le donazioni o portare i ragazzi alle visite mediche o in città, ed io potevo gestire con tranquillità tutti i miei impegni mentre ora mi ritrovo a fare tutto da solo o quasi! Ricordo le prime giornate di giugno in cui tutto si rompeva e la lista si faceva sempre più lunga: non sapevo veramente da che parte cominciare visto che quasi tutto quello che rientrava nell'elenco doveva essere risolto quanto prima! A rendere più complicata la situazione erano gli imprevisti, sempre all'ordine del giorno, per cui ho pensato che fosse meglio fare un bel respiro, rimboccarmi le maniche e non preoccuparmi troppo: avrei fatto quel che avrei potuto, del resto mi sarei occupato il giorno dopo. L'unico cruccio è che a volte capitava di trascurare i miei impegni o di farli male o improvvisando per mancanza di tempo: ciò era dovuto al fatto di dover far fronte ad alcune necessità impellenti del centro e nessuno si è mai lamentato per questo però in cuor mio mi dispiaceva, mi lasciava un poco di tristezza in quanto spesso erano le cose che più mi piacciono e mi permettono di stare più in contatto coi ragazzi.
Non tutto è da buttare, anzi ci sono sempre degli aspetti positivi: ho rivalutato, se mai ne avessi avuto bisogno, il lavoro di Don Claudio sotto una nuova luce e ho molto apprezzato la pazienza e la comprensione di tutti che, vista la situazione, non mi assillavano e non mi mettevano più pressione di quanto già ne avessi, anzi spesso mi rincuoravano dicendo che la loro intenzione era solo di avvisarmi di quello che non funzionava, sapendo che la soluzione sarebbe arrivata quando ne avrei avuto il tempo. Il punto era organizzarmi, trovare dei ritagli di tempo in cui mi sarei occupato delle mie cose e dei miei compiti ed altri in cui mi sarei concentrato sull'infrastruttura: cosa più facile a dirsi che a farsi perchè il rischio di farsi travolgere dagli eventi è sempre dietro all'angolo ed il mio miglior difetto è quello di farmi prendere dalla foga del momento e di non fermarmi a riposare nemmeno un secondo, col risultato di arrivare alla sera stanco morto.
Non sono mancate delle belle soddisfazioni: a volte ero attorniato da tanti piccoli aiutanti desiderosi di darmi una mano e questo mi incoraggiava ancor di più nel tentare di dare soluzione a quello che non andava; sono riuscito a disintasare dei bagni ed a sostituire la doccia elettrica dei disabili con una nuova sebbene mi ci sia voluto un bel po' di tempo ma la soddisfazione è stata immensa; sono arrivato a vincere la mia folle paura di salire su una scala a pioli per sostituire un neon posto ben in alto, nonostante le bambine mi domandassero continuamente se non mi dava alcun timore essere salito così in cima. Ho imparato anche dai miei piccoli “fallimenti”, causati dal fatto che un bagno resta ostruito per via di come è stato realizzato o dalle mie poche conoscenze su come riparare un impianto elettrico, perchè mi fanno capire che non sono infallibile, non sono dotato di superpoteri e mi fanno tenere i piedi ben a terra, dandomi così la consapevolezza che c'è sempre da imparare e da rimanere umili, riconoscendo i propri limiti e di aver bisogno degli altri per superarli.
Har baje

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