Il presagio che il tutto non sarebbe
stata una passeggiata l'ho avuto due venerdì fa, quando coi ragazzi
più grandi sono andato nel bosco vicino al fiume che si trova a
circa due chilometri del centro per tagliare le foglie di palma per
adornare l'hogar in vista della Domenica delle Palme. Per un paio
d'ore ci siamo addentrati in una foresta in cui dovevamo usare i
machete per farci strada e dovevamo stare attenti a non toccare
alcune piante che subito facevano venire l'urticaria ma per i ragazzi
è stata un'esperienza unica perchè gli pareva di vivere chissà
qualche avventura, erano talmente presi dal compito che gli era stato
assegnato che non si sono resi conti che il tempo era praticamente
volato. Abbiamo avuto anche l'occasione di vedere da lontano qualche
scimmia e di portare a casa anche un paio di papaya ancora verdi,
buone per fare una gustosa insalata, con la promessa di ritornare in
questo luogo per raccoglierne di più.
Al ritorno dalla foresta troviamo il
viceparroco che è venuto a confessare ed è qui che faccio un'amara
sorpresa: ben 10 fanciulli non vogliono chiedere perdono dei loro
peccati ed alla domanda di Liliana sul motivo di ciò le risposte non
sono soddisfacenti per cui mi viene affidato il compito di fargli una
lezione sul significato e sull'importanza di questo sacramento, anche
se personalmente sono colpito dalla cosa perchè mi coinvolge
direttamente visto che per 9 di loro sono stato catechista e 2 sono
miei figliocci... Mi chiedo dove possa aver sbagliato, mi interrogo
se non sono stato sufficiente chiaro o capace di trasmettere loro
l'importanza della confessione ma ormai la patata bollente è nelle
mie mani e non mi resta che prepararmi, cercando di essere
convincente e di farli riflettere, dando poi loro la libertà di
scelta se riconciliarsi con Dio o meno. Prima però devo adempiere al
mio compito di padrino: chiamo singolarmente i mie due figliocci e
gli parlo, voglio capire il motivo di questo comportamento per
poterli orientare, consigliare o soltanto dirgli che sono qui per
appoggiarli, non solo per comprare ciò che più gli serve, e non per
condannarli. La chiacchierata personalmente mi ha soddisfatto e penso
che lo stesso valga per loro, viste le espressioni che avevano in
volto.
Quanto emerso dai colloqui personali
coi due fanciulli mi è stato d'aiuto per il sabato, quando ho fatto
una lezione su cosa significa la confessione a chi le si era negato:
ho elencato una serie di cause che potrebbero aver portato a questa
presa di posizione, gli ho raccontato la mia esperienza personale e
chiarito alcuni punti, soprattutto quelli che offrono più spunti per
essere contrari a questo sacramento. Alla fine li congedo dicendo
loro di cercarmi se hanno ancora dei dubbi e che c'è ancora una
possibilità per tornare sui loro passi, basta che lo comunichino al
sottoscritto o a Liliana.
La domenica mi sveglio col diluvio:
piove talmente tanto che il salesiano che deve venire a celebrare non
può venire perchè c'è il rischio che si impantani con la macchina.
Che faccio? Ormai i più avevano preparato le loro croci intrecciando
le foglie di palma ed erano entusiasti all'idea di sventolarle in
processione... Dovevo fare qualcosa, era una domenica diversa dalle
altre ed era importante far passare questo messaggio ai bambini. In
pochi minuti organizzo il tutto: avrei letto prima il Vangelo
relativo all'entrata di Gesù a Gerusalemme e poi, assieme a due
delle ragazze più grandi, la Passione mettendoci in messo un canto
in cui si sarebbero sventolate le palme.
La settimana inizia con Liliana che mi
comunica che a metà settimana sarebbe partita per una breve vacanza
con la famiglia ed avrebbe lasciato a me le redini dell'hogar,
assicurandomi di lasciare tutto organizzato in modo che non avrei
avuto problemi: per le celebrazioni di giovedì e domenica era sicura
la presenza di Padre Henk, un sacerdote salesiano mentre per il
venerdì santo io ed il gruppo della pastorale ci saremmo preoccupati
della Via Crucis vivente. Restava scoperto solo il sabato santo: su
consiglio di Padre Ottavio, con Liliana siamo andati dal parroco
della nostra zona a chiedere se poteva venire lui o il suo vice....
Non lo avessimo mai fatto! Oltre a negarsi, ci dice cose che
personalmente mai mi sarei aspettato da un uomo di fede e non proprio
rispettose: si ritorna mestamente al centro, consapevoli che è
meglio evitare che i 10 ragazzi che voglio chiedere perdono dei loro
peccati vadano in parrocchia, potrebbero vivere una brutta esperienza
ed è meglio portarli il giorno dopo alla cattedrale situata nella
piazza principale di Santa Cruz.
Devo ammettere che questa scelta non è
stata proprio azzeccata poichè, una volta giunto lì, riesco a
trovare un sacerdote che mi avvisa che non ci saranno confessioni
perchè la notte precedente sono continuate fino a notte tarda. Che
fare allora? Potevo gettare la spugna? Assolutamente no visto che i
famosi 10 ragazzi mi avevano confidato che ora desideravano
purificare la propria anima. Cerchiamo una chiesa aperta: dopo due
tentativi falliti, ne troviamo una e c'è pure un prelato che sta
confessando. Ci mettiamo seduti, invito i fanciulli a mettere in
pratica quanto gli avevo detto il sabato, di tanto in tanto osservo
il sacerdote e mi colpisce il fatto che è sempre sorridente. Ad un
certo punto si avvicina a noi e ci chiede il motivo per cui siamo lì:
gli spiego come stanno le cose e lui ci dà il benvenuto, ricorda ai
pargoli come fare l'esame di coscienza e mi dice che ci aiuterà a
realizzare il nostro proposito, dopo aver dato la precedenza agli
anziani.
Durante l'attesa mi si avvicina una
signora, mi chiede se siamo di un hogar e mi confida i suoi problemi:
vorrebbe far entrare i suoi tre figli in un centro visto che si sta
separando da suo marito e non può mantenerli... Una storia che ho
già sentito e mi rattristo per quei bambini che stanno offrendo per
una colpa non sua ma non posso non notare che la donna è
accompagnata da un uomo che credo sia il nuovo compagno: mi chiedo
allora il motivo di quella confidenza, non è che voglia
ricominciare da zero mettendo da parte anche chi ha messo al mondo?
Non posso giudicarla, non la conosco nemmeno: penso solo che
purtroppo sono sempre gli indifesi , i più deboli che pagano le
colpe di altri.
Arriva il nostro turno e noto con
soddisfazione che i ragazzi hanno un espressione serena e contenta
dopo aver parlato col sacerdote: la stessa che credo di avere quando
è toccato a me confessarmi visto che l'espressione sempre sorridente,
il modo di parlare di quel vecchio prelato mi hanno fatto sentire amato
e felice di esserlo.... Una sensazione che credo non abbia mai
provato prima!
Il venerdì pomeriggio è in programma
la Via Crucis vivente: purtroppo del gruppo pastorale ci troviamo solo
in due perchè gli altri hanno dato forfait per alcuni impegni già
presi... Un peccato visto che è venuto meno lo spirito di squadra e
per i ragazzi. Non mi scoraggio e cerco di dare il meglio, così come
lo fa don Eliseo che era incaricato di aiutare i ragazzi ad
inscenare: il risultato direi è ottimo in quanto tutti hanno
partecipato ed alla fine mi è venuto spontaneo congratularmi con gli
attori che hanno dato proprio il massimo e con la nostra guardia
notturna perchè è riuscito a mettere in piedi un qualcosa di
incredibile, seppur non sia un credente... Credo che questo sia stato
un vantaggio poichè a volte chi è praticante tende a strafare per
rendere omaggio a Dio e rischia di perdere di vista l'essenziale.
Se il venerdì mi ha messo a dura prova
il sabato non è stato di meno: l'attesa che mi confermassero o meno
la venuta di un sacerdote per la veglia pasquale mi assillava perchè
sapevo che sarebbe toccato a me in qualche modo sostituirlo, in caso
non fosse arrivato. Mi continuavo a chiedere se ne fossi capace,
anche se mi stavo preparando a tale eventualità e avevo già chiesto
consigli a destra e a manca, e mi sentivo particolarmente ansioso.
Fortunatamente l'idea di preparare dei biscotti al cioccolato per i
ragazzi mi ha aiutato ad allentare la tensione: visto che non c'erano
soldi in cassa per regalargli della cioccolato, ho pensato che questo
sarebbe stato il mio regalo di Pasqua per loro. Mi hanno aiutato due
gruppi: uno di ragazze al mattino ed uno di maschietti il pomeriggio,
così da fare distinzioni e per condividere un po' di tempo assieme a
loro.
Nel primo pomeriggio Liliana mi
conferma che non sarebbe venuto nessuno a celebrare e, per telefono,
mi incoraggia dicendomi che è sicura che avrei fatto bene... In quel
momento ero nel panico più totale in quanto sapevo che i riti della
benedizione del fuoco e dell'acqua chiaramente non avrei potuto
realizzarli ma qualcosa andava fatto, una veglia così importante non
poteva essere da parte. Comincio a pensare: sicuramente avrei scelto
qualcuna delle letture proposte, avrei dato una piccola spiegazione
adattandola alla vita quotidiana e sicuramente Don Claudio mi avrebbe
dato una mano coi canti.
All'avvicinarsi del momento in cui
avrei suonato la campana per avvisare dell'inizio della veglia ero
sempre più teso, impaurito... Mi sentivo indegno di essere lì ma
ero stato scelto, non c'era alcuna via di scampo: l'unica soluzione
era guardarsi dentro e trovare la forza che è racchiusa nel nostro
cuore, in ciò che crediamo... Se credo in Dio tutto sicuramente
andrà bene!
Ho invitato tutti a seguirmi nel salone
delle visite: gli ho detto di chiudere gli occhi e gli ho chiesto se
potevano vedere. Alla loro risposta negativa gli ho proposto di
pensare ad una luce che illumina, scalda e rischiara il cammino e che
è Gesù stesso.
Dopo una breve processione siamo
entrati nella cappella dove abbiamo acceso le candele e poi alcuni
ragazzi si sono alternati nella lettura di alcuni brani della Bibbia
proposti per celebrare il Sabato Santo, al cui termine davo una
piccola riflessione. Non mi ricordo cosa abbia detto ma molti mi
hanno riferito che gli è piaciuta la semplicità e il modo con cui
ho parlato, alcuni sono stati particolarmente colpiti da quanto
ascoltato: ammetto che non è tutta farina del mio sacco, ho cercato
di donare agli altri quanto mi diceva il mio cuore anche se era molto
intimo, personale e ringrazio il Signore che mi ha dato il coraggio
per farlo. Al termine della veglia ero veramente stanco, privo di
energie, svuotato perchè avevo davvero tutto ed ero contento, mi
trovavo ad essere felice sapendo che non avrei ricevuto nulla in
cambio dello sforzo fatto.
Il giorno di Pasqua mi sono svegliato
con un proposito: fare gli auguri a ciascun ragazzo. Motivo? Troppo
facile farli in generale: il fatto di chiamare a sé ogni singolo
fanciullo e dirgli “Feliz Pascua” era il mio modo per farlo
sentire speciale, importante, unico. La risposta è stata positiva:
qualcuno è rimasto sorpreso da questa mia mossa, altri sono rimasti
senza parole ma tutti hanno dato sfoggio di un bel sorriso nel
sentire le mie parole.
Dopo la Messa ho ricevuto il regalo più
bello: la felicità dei ragazzi nel ricevere come merenda i biscotti
che avevo preparato il giorno prima. Gli sono piaciuti un sacco ma
quel che più vale è aver visto quei volti contenti, gioiosi che
dicono più di mille parole e mi hanno ampiamente soddisfatto perchè
ho contribuito in qualche modo alla loro allegria: mi sa che questa
Pasqua rimarrà a lungo tra i miei ricordi.
Har baje
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