martedì 22 agosto 2017

Incontro degli hogares 2017

Anche quest'anno non poteva mancare l'incontro degli hogares: un evento speciale a cui partecipano gran parte dei centri di accoglienza cattolici e all'incirca 2000 fanciulli.
C'è sempre qualcosa di magico in questa che è una grande festa, ogni volta si respira qualcosa di diverso rispetto alle edizioni precedenti e lascia sempre un'impronta indelebile da portarsi dentro: così è stato anche domenica scorsa, anche se ho provato sentimenti contrastanti. Ammetto che la mia partecipazione era stata in dubbio fino ad una settimana fa poiché nello stesso giorno dell'incontro ci sarebbe stata la maratona di Santa Cruz ed avrei voluto parteciparvi, visto che correre è una delle mie passioni: che fare? Ero dibattuto perchè da un lato c'erano i ragazzi, che sono il cuore della mia missione, e dall'altra la voglia di percorrere ancora una volta 42 chilometri con tutte le emozioni che soltanto chi li ha sperimentati conosce: complice lo scarso allenamento, dovuto ai ritmi del centro, ho optato per i primi ma non me ne pento perchè la scelta che mi ha spinto ad essere qui va continuamente rinnovata ed implica sacrifici, grandi o piccoli che siano, in quanto il suo centro è l'altro che va amato e messo al primo posto senza se e senza ma.
Per uno scherzo del destino al momento di arrivare dove si sarebbe tenuto l'incontro mi sono imbattuto nei maratoneti: subito ho avuto un sussulto al cuore, cresceva in me la voglia di essere al loro posto ma poi mi sono voltato verso i miei piccoli amici che mi chiedevano chi erano quelle persone che stavano correndo e mi sono ricordato di quanto ci tenessero che fossi lì con loro in quest'occasione, guardandomi con uno sguardo che diceva tutto quando mi chiedevano se li avrei accompagnati... Mi dico che in fin dei conti avrò di nuovo la possibilità di fare una gara podistica mentre questi momenti passati coi ragazzi sono unici ed irripetibili: se vi rinuncio li avrò persi per sempre.
Una volta giunti a destinazione entriamo nel palazzetto dove si sarebbero tenute la Messa e l'esibizione dei balli preparati dai vari centri: c'è il pienone, non mi sembra di ricordare di averlo visto così colmo di fanciulli come questa volta! Tutti cantano, si respira la voglia di stare insieme. Il tempo della Messa passa velocemente e, una volta terminata, c'è l'occasione di vedere vecchi volti, quelli dei ragazzi e ragazze passati per l'hogar. Mi sorridono, traspare la gioia di vedermi ed io sono contento di vederli che stanno bene. C'è chi mi sorprende: è il caso di Luis Enrique che mi corre incontro sorridendo e lo riconosco solamente dopo qualche minuto perchè è cresciuto molto ma è il suo sguardo inconfondibile che mi permette di ricordarmi chi sia. Oppure di Jorge, rimasto qualche settimana da noi in cui è riuscito a farmi arrabbiare di brutto, che viene a salutarmi felice di vedermi e mi chiede se sto bene, dando l'impressione di essere al settimo cielo per il solo fatto che mi ricordi di lui e lo saluti con un sorriso.
C'è solo un cruccio: da lontano mi sembra di aver scorto Andrea, la mia prima figlioccia che non vedo da due anni. Avrei voglia di andare da lei ma gli impegni con i ragazzi del centro mi impediscono di farlo, anche se forse è più il fatto che mi faccia vedere da lei dopo così tanto tempo mi blocca, è il senso di colpa di non essere stato un buon padrino che mi blocca. Mi dico che la cercherò per parlarci dopo il pranzo ma purtroppo non sarà così: devo riportare i fanciulli in sedia a rotelle e qualche altro al centro perchè sono stanchi della giornata. Resta il rimpianto su quello che mi ero ripromesso di fare e non ho realizzato ma alla fine la magia di questo evento compare quando meno che l'aspettavo: una volta al centro mi dicono che Andrea mi manda i suoi saluti, è venuta a cercarmi e sperava tanto di vedermi. Il cuore si riempie di gioia per il fatto che non mi ha dimenticato ma anche di tristezza per un incontro che non c'è stato. Resta però la speranza perchè Liliana mi dice che Andrea è venuta da lei per sapere dove sono, per avere la possibilità di incontrarmi: parole che se da un lato fanno piacere dall'altro feriscono perchè riconosco di essermi dimenticato di una persona per la quale sono speciale nonostante sia passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti. Ora serve coraggio, proprio come quello che ha mostrato una ragazzina di 12 anni, e lasciare da un lato i sensi di colpa: il passato è andato, ora c'è una fanciulla che vuole rivedere il suo padrino e non costa nulla far sì che questo desiderio diventi realtà.
Har baje

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