Anche quest'anno non poteva mancare
l'incontro degli hogares: un evento speciale a cui partecipano gran
parte dei centri di accoglienza cattolici e all'incirca 2000
fanciulli.
C'è sempre qualcosa di magico in
questa che è una grande festa, ogni volta si respira qualcosa di
diverso rispetto alle edizioni precedenti e lascia sempre un'impronta
indelebile da portarsi dentro: così è stato anche domenica
scorsa, anche se ho provato sentimenti contrastanti. Ammetto che la
mia partecipazione era stata in dubbio fino ad una settimana fa
poiché nello stesso giorno dell'incontro ci sarebbe stata la
maratona di Santa Cruz ed avrei voluto parteciparvi, visto che
correre è una delle mie passioni: che fare? Ero dibattuto perchè da
un lato c'erano i ragazzi, che sono il cuore della mia missione, e
dall'altra la voglia di percorrere ancora una volta 42 chilometri con
tutte le emozioni che soltanto chi li ha sperimentati conosce:
complice lo scarso allenamento, dovuto ai ritmi del centro, ho optato
per i primi ma non me ne pento perchè la scelta che mi ha spinto ad
essere qui va continuamente rinnovata ed implica sacrifici, grandi o
piccoli che siano, in quanto il suo centro è l'altro che va amato e
messo al primo posto senza se e senza ma.
Per uno scherzo del destino al momento
di arrivare dove si sarebbe tenuto l'incontro mi sono imbattuto nei
maratoneti: subito ho avuto un sussulto al cuore, cresceva in me la
voglia di essere al loro posto ma poi mi sono voltato verso i miei
piccoli amici che mi chiedevano chi erano quelle persone che stavano
correndo e mi sono ricordato di quanto ci tenessero che fossi lì con
loro in quest'occasione, guardandomi con uno sguardo che diceva tutto
quando mi chiedevano se li avrei accompagnati... Mi dico che in fin
dei conti avrò di nuovo la possibilità di fare una gara podistica
mentre questi momenti passati coi ragazzi sono unici ed irripetibili:
se vi rinuncio li avrò persi per sempre.
Una volta giunti a destinazione
entriamo nel palazzetto dove si sarebbero tenute la Messa e
l'esibizione dei balli preparati dai vari centri: c'è il pienone,
non mi sembra di ricordare di averlo visto così colmo di fanciulli
come questa volta! Tutti cantano, si respira la voglia di stare
insieme. Il tempo della Messa passa velocemente e, una volta
terminata, c'è l'occasione di vedere vecchi volti, quelli dei
ragazzi e ragazze passati per l'hogar. Mi sorridono, traspare la
gioia di vedermi ed io sono contento di vederli che stanno bene. C'è
chi mi sorprende: è il caso di Luis Enrique che mi corre incontro
sorridendo e lo riconosco solamente dopo qualche minuto perchè è
cresciuto molto ma è il suo sguardo inconfondibile che mi permette
di ricordarmi chi sia. Oppure di Jorge, rimasto qualche settimana da
noi in cui è riuscito a farmi arrabbiare di brutto, che viene a
salutarmi felice di vedermi e mi chiede se sto bene, dando
l'impressione di essere al settimo cielo per il solo fatto che mi ricordi
di lui e lo saluti con un sorriso.
C'è solo un cruccio: da lontano mi
sembra di aver scorto Andrea, la mia prima figlioccia che non vedo da
due anni. Avrei voglia di andare da lei ma gli impegni con i ragazzi
del centro mi impediscono di farlo, anche se forse è più il fatto
che mi faccia vedere da lei dopo così tanto tempo mi blocca, è il
senso di colpa di non essere stato un buon padrino che mi blocca. Mi
dico che la cercherò per parlarci dopo il pranzo ma purtroppo non
sarà così: devo riportare i fanciulli in sedia a rotelle e qualche
altro al centro perchè sono stanchi della giornata. Resta il
rimpianto su quello che mi ero ripromesso di fare e non ho realizzato
ma alla fine la magia di questo evento compare quando meno che
l'aspettavo: una volta al centro mi dicono che Andrea mi manda i suoi
saluti, è venuta a cercarmi e sperava tanto di vedermi. Il cuore si
riempie di gioia per il fatto che non mi ha dimenticato ma anche di
tristezza per un incontro che non c'è stato. Resta però la speranza
perchè Liliana mi dice che Andrea è venuta da lei per sapere
dove sono, per avere la possibilità di incontrarmi: parole che se da
un lato fanno piacere dall'altro feriscono perchè riconosco di
essermi dimenticato di una persona per la quale sono speciale
nonostante sia passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo
visti. Ora serve coraggio, proprio come quello che ha mostrato una ragazzina di 12
anni, e lasciare da un lato i sensi di colpa: il passato è andato,
ora c'è una fanciulla che vuole rivedere il suo padrino e non costa
nulla far sì che questo desiderio diventi realtà.
Har baje
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