Avete mai avuto l'impressione di essere
del tutto impacciati nel fare una cosa? A me sì, mi capita spesso
anzi la vivo in vari momenti della giornata. Il motivo? Un ragazzino
in carrozzina, di circa 8 anni, entrato quest'anno al centro.
Buffo il destino: l'anno scorso, di
questi tempi, iniziavo a conoscere e parlavo di Bautista e di come mi
ha fatto bene averlo incontrato; quest'anno invece è il turno di
Gabriel, questo il nome del bambino. A differenza del mio figlioccio,
che riesce a muoversi seppur con molte limitazioni, il nuovo arrivato
non è autosufficiente e necessita sempre di un aiuto: non può
alzarsi e mettersi in piedi, non può andare in bagno da solo, non
può cambiarsi i pantaloni senza qualcuno che gli dia una mano ed
anche per farsi la doccia necessita di una presenza.... In poche
parole prendersi cura di lui è un po' più complicato rispetto a
Bautista.
Gabriel era arrivato a gennaio ma io
l'ho conosciuto solo ad aprile, visto che al mio ritorno si trovava
in un centro specializzato in malnutrizione per le condizioni in cui
versava: la prima impressione nel vederlo è stata di trovarmi
davanti ad un fanciullo profondamente triste, confermata più volte
dalle giornate vissute insieme. Ho potuto constatare che la sua
disabilità fisica è ampiamente compensata dalla sua intelligenza: è
un bambino molto sveglio, attento ad ogni cosa ed osserva tutto con
attenzione, facendo poi domande o considerazioni mai banali. Col
tempo ho scoperto che a volte è un po' pigro, nel senso che alcune
cose potrebbe farle, nonostante la sua condizione, ma approfitta
del sostegno degli altri per evitare di compierle: ad esempio ho scoperto
che poteva mettersi a letto senza alcun aiuto, dopo che per diverso tempo le
educatrici ed io lo alzavamo di peso dalla sedia a rotelle. Alla mia
domanda sul perchè non aveva detto a nessuno che poteva farlo da
solo, candidamente mi ha risposto che nessuno gliela aveva mai
chiesto e, visto che c'era chi lo aiutava, perchè fare fatica?
La cosa che più mi fa sentire
impacciato è quando mi trovo nella situazione di portarlo al bagno:
la cosa più semplice è quando deve fare pipì anche se devo alzarlo
e contemporaneamente aiutarlo con i pantaloni e tenerlo in una
posizione che gli faciliti il tutto... In queste occasioni mi sento
davvero un pesce fuor d'acqua! Ricordo come fosse ieri la prima volta
che mi ha chiesto di aiutarlo ad andare in bagno: intimorito della sua
richiesta e di fargli male, sono andato a chiedere aiuto a Don Eliseo
perchè veramente non avevo alcuna idea su come fare! Il tutto poi si
complica quando deve espletare altre necessità e bisogna aiutarlo a
pulirsi: tralasciando i dettagli, devo dire che il ragazzo cerca di
collaborare il meglio possibile anche se l'imbarazzo che provo è
grande.
Questo sentirmi inadatto spesso l'ho
avvertito quando mi sono ritrovato a fargli la doccia, a cambiarlo o
mettendolo a dormire: avevo paura di “romperlo”, di fargli
qualcosa per cui si facesse male nonostante ci mettessi tutto me
stesso. Perchè continuare ad aiutare questo fanciullo allora? Perchè
quando lo vedo, con quella espressione triste, chiedendomi aiuto non
posso voltarmi, non posso andare alla ricerca di qualcuno che mi
possa sostituire: la sua richiesta è rivolta a me ed a nessuno
altro, gli è costata parecchio farla perchè sa che purtroppo non
può farcela da solo, deve fare i conti con la triste realtà che non
può camminare. In quel momento rappresenta ciò che credo e non
posso tirarmi indietro: sono qui per lui, poco importa se a volte mi
sento impacciato, e se la prima volta è venuta male, la prossima andrà sicuramente meglio.
A volte cerco di farlo sorridere e sono
orgoglioso che ci riesca: quando compare un sorriso sul suo volto è
davvero tutta un'altra storia! Ogni tanto ci gioco insieme e, spesso,
la sera succede che metta a dormire sia lui che Bautista, visto
che stanno nella stessa stanza: un bel momento perchè capita di
ridere, di rispondere alle loro tante domande e dargli la buonanotte
vedendo nei loro occhi un barlume di felicità nell'avere qualcuno che
sta con loro fino all'ultimo, rimboccandogli le coperte e chiedendogli
se hanno bisogno di qualcosa. Quando chiudo la porta mi sento
contento, soddisfatto di essere felicemente imbranato perchè grazie
a Gabriel ed a Bautista sto imparando che il sentirsi inadatto può
essere vinto soltanto dall'amore.
Har baje
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