E’ passata l’Epifania che, come si dice, tutte le feste
porta via ma restano i ricordi, dei momenti che si fissano nella memoria, non
importa se belli o brutti.
Tra gli episodi meno piacevoli metto le due volte che sono
venute delle persone con quelli che presumo siano stati i loro figli a chiedere
se potevamo lasciarceli, se avevamo posto per accoglierli: non ho avuto il
coraggio di chiedere loro il motivo di questa richiesta che di sicuro non può
essere stata presa a cuor leggere, come potevo capire dagli sguardi dei
familiari e dal loro tono di voce. Non è la prima volta che succede e
sicuramente è una situazione che si ripeterà in futuro ma quel che colpisce è
che accada proprio nel periodo natalizio in cui maggiormente si sente il
bisogno di stare in famiglia, di rimanere in compagnia dei propri cari e di chi
si ama.
Non posso cancellare dalla memoria le lacrime di chi è stata
pesantemente rimproverata ed insultata dal proprio padre venuto in visita, che
l’ha trattata come una figlia di serie b rispetto ai fratelli: ancor oggi non
riesco a farmi passare la rabbia che ho provato! Di certo non è piacevole
sentirsi dire che non vuole più vedere il papà e spera che non torni a
cercarla: è comprensibile se, come è probabile, ha vissuto in un ambiente in
cui non si è sentita amata ma solamente sopportata, in cui era il capro
espiatorio per qualsiasi cosa. Queste parole, dette con una certa freddezza che
mette i brividi vista l’età della fanciulla, demoliscono le mie speranze che un
giorno forse padre e figlia si possano riavvicinare.
Tra i ricordi più belli al primo posto metto le facce dei
più piccoli nel gridarmi e corrermi incontro quando mi ero travestito da Babbo
Natale la notte della vigilia: non gli pareva vero, erano emozionatissimi! Una
felicità che si leggeva nei loro occhi e non volevano allontanarsi da me
nemmeno per un minuto: davvero un bel momento! Tra i più contenti c’era sicuramente
Bautista: lo si vedeva in faccia, non
poteva credere che si trovava davanti a quell’uomo vestito di rosso che porta i
regali la notte di Natale… Lo so, sono di parte perché sono suo padrino, ma
vederlo così mi ha riempito il cuore di gioia e forse è il dono più bello che
potessi ricevere in quegli istanti: camuffarsi da Babbo Natale con tanto di
barba e parrucca, imbottendomi di gommapiuma per avere la pancia che il
personaggio impone e sopportando il tutto con una temperatura attorno ai 35
gradi, ne è valsa davvero la pena visti i risultati!
Nella lista degli episodi positivi non mancano le volte in
cui mi hanno abbracciato o afferrato la mano fino a che ne avevano la forza,
senza mollare mai la presa. Quando li vedevo arrivare verso di me con le
braccia aperte non potevo non fare altrettanto: li aspettavo con un sorriso in
volto e li stringevo a me, accarezzandogli la nuca, perché sapevo che in quel
momento avevano bisogno di un gesto d’affetto, di qualcuno che dimostrasse loro
che gli voleva bene. Ammetto che queste circostanze erano un toccasana anche
per me perché mi alleviava dalle fatiche della giornata e mi facevano sentire
bene visto che ci sono momenti in cui un abbraccio è l’unica cosa di cui si ha
davvero bisogno.
“Te quiero mucho”, “voglio stare in tua compagnia”, “mi
mancherai quando sarò a casa mia”, “ti sono mancato?”: queste frasi dicono
tutto, seppur nella loro semplicità, e sono un tesoro da conservare per tempi meno
buoni perché, anche se a volte mi tocca fare la parte di quello che castiga o
rimprovera oppure sono troppo preso dai problemi legati alla manutenzione della
struttura, sono il modo con cui i ragazzi dimostrano che a me tengono ed
apprezzano quanto faccio per loro.
Non posso dimenticare la Provvidenza: certo non ci abbandona
mai ma soprattutto in questo periodo dell’anno la sua opera si fa sentire di
più! Magari la generosità di molti non si concentrasse in questi pochi giorni
ma si potesse diluire nei vari mesi dell’anno: sarebbe il massimo! Bisogna però
vedere il bicchiere mezzo pieno: abbiamo ricevuto parecchie donazioni e visite
di persone che hanno rallegrato la giornata ai bambini ed è questo quel che più
conta! Mi piace pensare in tutto questo ci sia lo zampino del bambino che dorme
nella mangiatoia del presepe e che ha il potere di illuminare il cuore di molti
nei giorni in cui si festeggia la sua nascita: è il miracolo del Natale, che si
creda o meno!
L’ultimo ricordo, se si può chiamare tale, è recente anzi lo
sto ancora vivendo: sono gli ultimi giorni in compagnia dei ragazzi più grandi
che tra poco andranno in altri centri. Quando posso cerco di stare con loro: l’atmosfera è rilassata perché so
e sanno che abbiamo ancora poco tempo da passare insieme e si cerca di
sfruttarlo al meglio, cercando di trovare spazio per gli ultimi consigli e
dissimulando le preoccupazioni circa il loro futuro. So già che mi mancheranno,
qualcuno più degli altri, ma son consapevole che il mio compito finisce qui: li
ho accompagnati fino a questo punto, ho cercato di insegnarli qualcosa e non so
se ci sono riuscito, ora sono pronti per vivere una nuova esperienza che li
arricchirà e li porterà a crescere. Sono momenti che custodirò gelosamente nel
mio cuore perché ciascuno di loro mi ha arricchito, così come chiunque ho
incontrato nel mio cammino, e son contento di aver condiviso un pezzo di strada
con loro perché sono dei ragazzi davvero speciali.
Har baje
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