domenica 8 gennaio 2017

Festività

E’ passata l’Epifania che, come si dice, tutte le feste porta via ma restano i ricordi, dei momenti che si fissano nella memoria, non importa se belli o brutti.

Tra gli episodi meno piacevoli metto le due volte che sono venute delle persone con quelli che presumo siano stati i loro figli a chiedere se potevamo lasciarceli, se avevamo posto per accoglierli: non ho avuto il coraggio di chiedere loro il motivo di questa richiesta che di sicuro non può essere stata presa a cuor leggere, come potevo capire dagli sguardi dei familiari e dal loro tono di voce. Non è la prima volta che succede e sicuramente è una situazione che si ripeterà in futuro ma quel che colpisce è che accada proprio nel periodo natalizio in cui maggiormente si sente il bisogno di stare in famiglia, di rimanere in compagnia dei propri cari e di chi si ama.
Non posso cancellare dalla memoria le lacrime di chi è stata pesantemente rimproverata ed insultata dal proprio padre venuto in visita, che l’ha trattata come una figlia di serie b rispetto ai fratelli: ancor oggi non riesco a farmi passare la rabbia che ho provato! Di certo non è piacevole sentirsi dire che non vuole più vedere il papà e spera che non torni a cercarla: è comprensibile se, come è probabile, ha vissuto in un ambiente in cui non si è sentita amata ma solamente sopportata, in cui era il capro espiatorio per qualsiasi cosa. Queste parole, dette con una certa freddezza che mette i brividi vista l’età della fanciulla, demoliscono le mie speranze che un giorno forse padre e figlia si possano riavvicinare.
Tra i ricordi più belli al primo posto metto le facce dei più piccoli nel gridarmi e corrermi incontro quando mi ero travestito da Babbo Natale la notte della vigilia: non gli pareva vero, erano emozionatissimi! Una felicità che si leggeva nei loro occhi e non volevano allontanarsi da me nemmeno per un minuto: davvero un bel momento! Tra i più contenti c’era sicuramente Bautista: lo si  vedeva in faccia, non poteva credere che si trovava davanti a quell’uomo vestito di rosso che porta i regali la notte di Natale… Lo so, sono di parte perché sono suo padrino, ma vederlo così mi ha riempito il cuore di gioia e forse è il dono più bello che potessi ricevere in quegli istanti: camuffarsi da Babbo Natale con tanto di barba e parrucca, imbottendomi di gommapiuma per avere la pancia che il personaggio impone e sopportando il tutto con una temperatura attorno ai 35 gradi, ne è valsa davvero la pena visti i risultati!
Nella lista degli episodi positivi non mancano le volte in cui mi hanno abbracciato o afferrato la mano fino a che ne avevano la forza, senza mollare mai la presa. Quando li vedevo arrivare verso di me con le braccia aperte non potevo non fare altrettanto: li aspettavo con un sorriso in volto e li stringevo a me, accarezzandogli la nuca, perché sapevo che in quel momento avevano bisogno di un gesto d’affetto, di qualcuno che dimostrasse loro che gli voleva bene. Ammetto che queste circostanze erano un toccasana anche per me perché mi alleviava dalle fatiche della giornata e mi facevano sentire bene visto che ci sono momenti in cui un abbraccio è l’unica cosa di cui si ha davvero bisogno.
“Te quiero mucho”, “voglio stare in tua compagnia”, “mi mancherai quando sarò a casa mia”, “ti sono mancato?”: queste frasi dicono tutto, seppur nella loro semplicità, e sono un tesoro da conservare per tempi meno buoni perché, anche se a volte mi tocca fare la parte di quello che castiga o rimprovera oppure sono troppo preso dai problemi legati alla manutenzione della struttura, sono il modo con cui i ragazzi dimostrano che a me tengono ed apprezzano quanto faccio per loro.
Non posso dimenticare la Provvidenza: certo non ci abbandona mai ma soprattutto in questo periodo dell’anno la sua opera si fa sentire di più! Magari la generosità di molti non si concentrasse in questi pochi giorni ma si potesse diluire nei vari mesi dell’anno: sarebbe il massimo! Bisogna però vedere il bicchiere mezzo pieno: abbiamo ricevuto parecchie donazioni e visite di persone che hanno rallegrato la giornata ai bambini ed è questo quel che più conta! Mi piace pensare in tutto questo ci sia lo zampino del bambino che dorme nella mangiatoia del presepe e che ha il potere di illuminare il cuore di molti nei giorni in cui si festeggia la sua nascita: è il miracolo del Natale, che si creda o meno!
L’ultimo ricordo, se si può chiamare tale, è recente anzi lo sto ancora vivendo: sono gli ultimi giorni in compagnia dei ragazzi più grandi che tra poco andranno in altri centri. Quando posso cerco di stare con loro: l’atmosfera è rilassata perché so e sanno che abbiamo ancora poco tempo da passare insieme e si cerca di sfruttarlo al meglio, cercando di trovare spazio per gli ultimi consigli e dissimulando le preoccupazioni circa il loro futuro. So già che mi mancheranno, qualcuno più degli altri, ma son consapevole che il mio compito finisce qui: li ho accompagnati fino a questo punto, ho cercato di insegnarli qualcosa e non so se ci sono riuscito, ora sono pronti per vivere una nuova esperienza che li arricchirà e li porterà a crescere. Sono momenti che custodirò gelosamente nel mio cuore perché ciascuno di loro mi ha arricchito, così come chiunque ho incontrato nel mio cammino, e son contento di aver condiviso un pezzo di strada con loro perché sono dei ragazzi davvero speciali.
Har baje

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