Si possono praticare due grandi passioni allo stesso tempo?
Da ieri la mia risposta è sì, è possibile: c’è stata una corsa podistica in
favore dei ragazzi, non potevo non prendervi parte, e tutti loro mi hanno
aspettato al traguardo, incitandomi negli ultimi metri…. Mai provata
un’emozione così forte da quando corro!
La manifestazione ci ha colto un po’ di sorpresa visto che
non ne eravamo al corrente: soltanto una decina di giorni fa la Diocesi di
Santa Cruz aveva contattato Liliana per avere informazioni al riguardo, visto
che alcuni vicini avevano denunciato il fatto che qualcuno stava raccogliendo
soldi per l’hogar. A sentire questo ci siamo allarmati poiché siamo caduti
dalle nuvole: non ne sapevamo nulla e ci siamo trovati a chiamare
l’organizzatore al numero che ci avevano fornito. Il giorno dopo questi si
presenta e mostra la locandina della corsa: per fortuna il nome del centro non
c’è anche se dice che è a favore dei ragazzi dell’hogar di Valle Sanchez, che
praticamente è il nostro visto che è l’unico della zona. Poichè ormai era
già tutto definito non possiamo tirarci indietro, anche se non manchiamo di avvisare che prima di fare una cosa del genere prima si deve venire a parlare
per informare: l’iniziativa è lodevole e da applaudire, anche se soprattutto
nasce dalla voglia di farsi pubblicità da parte di chi ha avuto questa idea. Il
nostro contributo sarà quello di far trovare tutti i bambini al traguardo ad
applaudire i corridori: si pensa a chi potrebbe rappresentare il centro nella
competizione ed io non mi sono tirato indietro, visto che si trattava di uno
dei miei passatempi preferiti e che, come dicono, mi sono brillati gli occhi
appena sono venuto a conoscenza della cosa.
Ogni corsa ha la sua storia e questa non è da meno: era dal
mio ritorno qui che non mi allenavo, lunedì scorso ho avuto problemi di crampi
al polpaccio ma non mi sono arreso ed ogni giorno mi sono ritagliato del tempo
per prepararmi. I dubbi erano molti: non ero in condizione e non avevo idea di
come avrei gestito la gara, la distanza non era impegnativa (8 chilometri) ma
la mia condizione atletica e fisica non mi faceva ben sperare e non bastavano
gli incoraggiamenti dei ragazzi.
Domenica è il gran giorno, mi preparo mentalmente mentre
Liliana mi porta alla partenza. Lì vedo che c’è tanta gente che sta arrivando e
porta con sé vestiti, materiale scolastico e cibo da donare all’hogar, che
rappresentano la quota di iscrizione alla gara: vedere come la camionetta
dell’organizzazione si riempia velocemente mi strappa un sorriso, comunque vada
è già un successo! E’ con questo pensiero che inizio a correre: scopro che
dovrò fare i quattro cavalcavia che ci separano dalla piazza di Valle Sanchez
ma quel che mi sorprende è il ritmo con cui sto andando, vado molto più veloce
di quanto pronosticavo e non stavo forzando! L’unico obiettivo è arrivare ma la
mia è una progressione, avverto un po’ di difficoltà quando esce il sole e la
temperatura comincia a salire (eravamo già sui 26 gradi) ma non desisto… Lo
devo fare per i miei ragazzi, che credono in me e vogliono vedermi arrivare!
Comincio a superare alcuni compagni di corsa, mi domando dove sono i punti di
rifornimento per l’acqua e mi rendo conto che la distanza da percorrere sarà
maggiore degli otto chilometri annunciati quando mi sto avvicinando al traguardo.
“Poco importa” mi dico. Dopo l’ultima sopraelevata sono già vicino alla fine, vedo l’ultima curva ed accelero: è proprio in questo momento che mi vengono i brividi e
un groppo in gola! I ragazzi sono lì, ai due lati della strada, ed urlano a
squarciagola il mio nome “Marco, Marco!”… Mi commuovo da un simile affetto, mi
viene da piangere e cerco di dare a tutti il cinque: taglio così il traguardo,
il mio tempo non è male, alla fine ho percorso quasi 12 chilometri ma
quel che più importa è aver regalato una bella emozione ai ragazzi. Mi avvicino
a loro e qualcuno mi corre incontro, altri mi abbracciano, mi chiedono se ho
vinto e gli dico di sì ma non sono molto convinti della mia risposta perché non
riescono a capire che per me chiunque concluda una competizione podistica ha
avuto la meglio contro i suoi limiti e sé stesso. Guardano la mia medaglia e ne
sono orgogliosi, in tempi diversi mi chiedono un po’ di tutto circa la mia
gara: per un giorno sono il loro eroe, che li ha rappresentati, e questo è il
miglior riconoscimento mai conquistato ed il più bel regalo che ho ricevuto a
Pasqua!
Non è stato però l’unico: dopo il pranzo, ho detto agli
educatori di tenere i ragazzi in refettorio perché dovevo andare a prendere una
cosa… Dovreste vedere le facce dei fanciulli quando sono tornato con due
scatole piene di uova di cioccolato, era il mio pensiero pasquale per loro: non
vi dico le urla di gioia e gli applausi che ho ricevuto, hanno fatto esplodere
di gioia il mio cuore! Per me è stato un momento che significava molto: ho voluto
consegnare personalmente l’uovo a ciascuno perché volevo dire ad ognuno “Feliz
Pascua”, per fargli capire che per me è importante. Non mi importava nulla di
ricevere ringraziamenti, per me era l’occasione per farli felici ma quelle
grida, quegli applausi, quegli occhi colmi di felicità e di riconoscenza e quei
grazie ricevuti mi hanno fatto sentire davvero bene e soddisfatto per aver
fatto la cosa giusta. Ragazzi, mi avete fatto davvero un bel regalo!
Har baje
Marco il Signore ti deve aver donato davvero un cuore grande....ogni volta che leggo i tuoi post mi commuovo....grazie!
RispondiEliminaAntonella, san Nicolò, mira