lunedì 28 marzo 2016

Regali di Pasqua

Si possono praticare due grandi passioni allo stesso tempo? Da ieri la mia risposta è sì, è possibile: c’è stata una corsa podistica in favore dei ragazzi, non potevo non prendervi parte, e tutti loro mi hanno aspettato al traguardo, incitandomi negli ultimi metri…. Mai provata un’emozione così forte da quando corro!
La manifestazione ci ha colto un po’ di sorpresa visto che non ne eravamo al corrente: soltanto una decina di giorni fa la Diocesi di Santa Cruz aveva contattato Liliana per avere informazioni al riguardo, visto che alcuni vicini avevano denunciato il fatto che qualcuno stava raccogliendo soldi per l’hogar. A sentire questo ci siamo allarmati poiché siamo caduti dalle nuvole: non ne sapevamo nulla e ci siamo trovati a chiamare l’organizzatore al numero che ci avevano fornito. Il giorno dopo questi si presenta e mostra la locandina della corsa: per fortuna il nome del centro non c’è anche se dice che è a favore dei ragazzi dell’hogar di Valle Sanchez, che praticamente è il nostro visto che è l’unico della zona. Poichè ormai era già tutto definito non possiamo tirarci indietro, anche se non manchiamo di avvisare che prima di fare una cosa del genere prima si deve venire a parlare per informare: l’iniziativa è lodevole e da applaudire, anche se soprattutto nasce dalla voglia di farsi pubblicità da parte di chi ha avuto questa idea. Il nostro contributo sarà quello di far trovare tutti i bambini al traguardo ad applaudire i corridori: si pensa a chi potrebbe rappresentare il centro nella competizione ed io non mi sono tirato indietro, visto che si trattava di uno dei miei passatempi preferiti e che, come dicono, mi sono brillati gli occhi appena sono venuto a conoscenza della cosa.
Ogni corsa ha la sua storia e questa non è da meno: era dal mio ritorno qui che non mi allenavo, lunedì scorso ho avuto problemi di crampi al polpaccio ma non mi sono arreso ed ogni giorno mi sono ritagliato del tempo per prepararmi. I dubbi erano molti: non ero in condizione e non avevo idea di come avrei gestito la gara, la distanza non era impegnativa (8 chilometri) ma la mia condizione atletica e fisica non mi faceva ben sperare e non bastavano gli incoraggiamenti dei ragazzi.
Domenica è il gran giorno, mi preparo mentalmente mentre Liliana mi porta alla partenza. Lì vedo che c’è tanta gente che sta arrivando e porta con sé vestiti, materiale scolastico e cibo da donare all’hogar, che rappresentano la quota di iscrizione alla gara: vedere come la camionetta dell’organizzazione si riempia velocemente mi strappa un sorriso, comunque vada è già un successo! E’ con questo pensiero che inizio a correre: scopro che dovrò fare i quattro cavalcavia che ci separano dalla piazza di Valle Sanchez ma quel che mi sorprende è il ritmo con cui sto andando, vado molto più veloce di quanto pronosticavo e non stavo forzando! L’unico obiettivo è arrivare ma la mia è una progressione, avverto un po’ di difficoltà quando esce il sole e la temperatura comincia a salire (eravamo già sui 26 gradi) ma non desisto… Lo devo fare per i miei ragazzi, che credono in me e vogliono vedermi arrivare! Comincio a superare alcuni compagni di corsa, mi domando dove sono i punti di rifornimento per l’acqua e mi rendo conto che la distanza da percorrere sarà maggiore degli otto chilometri annunciati quando mi sto avvicinando al traguardo. “Poco importa” mi dico. Dopo l’ultima sopraelevata sono già vicino alla fine, vedo l’ultima curva ed accelero: è proprio in questo momento che mi vengono i brividi e un groppo in gola! I ragazzi sono lì, ai due lati della strada, ed urlano a squarciagola il mio nome “Marco, Marco!”… Mi commuovo da un simile affetto, mi viene da piangere e cerco di dare a tutti il cinque: taglio così il traguardo, il mio tempo non è male, alla fine ho percorso quasi 12 chilometri ma quel che più importa è aver regalato una bella emozione ai ragazzi. Mi avvicino a loro e qualcuno mi corre incontro, altri mi abbracciano, mi chiedono se ho vinto e gli dico di sì ma non sono molto convinti della mia risposta perché non riescono a capire che per me chiunque concluda una competizione podistica ha avuto la meglio contro i suoi limiti e sé stesso. Guardano la mia medaglia e ne sono orgogliosi, in tempi diversi mi chiedono un po’ di tutto circa la mia gara: per un giorno sono il loro eroe, che li ha rappresentati, e questo è il miglior riconoscimento mai conquistato ed il più bel regalo che ho ricevuto a Pasqua!
Non è stato però l’unico: dopo il pranzo, ho detto agli educatori di tenere i ragazzi in refettorio perché dovevo andare a prendere una cosa… Dovreste vedere le facce dei fanciulli quando sono tornato con due scatole piene di uova di cioccolato, era il mio pensiero pasquale per loro: non vi dico le urla di gioia e gli applausi che ho ricevuto, hanno fatto esplodere di gioia il mio cuore! Per me è stato un momento che significava molto: ho voluto consegnare personalmente l’uovo a ciascuno perché volevo dire ad ognuno “Feliz Pascua”, per fargli capire che per me è importante. Non mi importava nulla di ricevere ringraziamenti, per me era l’occasione per farli felici ma quelle grida, quegli applausi, quegli occhi colmi di felicità e di riconoscenza e quei grazie ricevuti mi hanno fatto sentire davvero bene e soddisfatto per aver fatto la cosa giusta. Ragazzi, mi avete fatto davvero un bel regalo!
Har baje

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1 commento:

  1. Marco il Signore ti deve aver donato davvero un cuore grande....ogni volta che leggo i tuoi post mi commuovo....grazie!
    Antonella, san Nicolò, mira

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