Di solito non do molta importanza alle ricorrenze: le date
sono importanti per alcuni eventi ma non devono essere motivo di ricordo e
rimpianto bensì l’occasione, il momento ideale per fermarsi un attimo e pensare
al cammino fatto, il punto di partenza da cui ripartire con nuova energia ed
entusiasmo. E’ il caso di oggi perché per me è una giornata importante: sono
tre anni esatti che sono in Bolivia e penso che di strada ne ho fatta molta!
Ho imparato parecchio con i miei occhi, non limitandomi a guardare
ma ad osservare: anche il più piccolo dettaglio, che a prima vista potrebbe non
dire nulla, è capace di racchiudere e dire qualcosa di importante. Ho appreso a
vedere cercando di pormi le domande giuste, evitando di esprimere giudizi, in
modo da comprendere se dietro ad un atteggiamento, ad una maniera di comportarsi,
ad un certo modo di essere o di fare o di lavorare ci sia una valida ragione
oppure no: se ad esempio noto un bambino che si isola, oltre ad intervenire, devo chiedermi il motivo. I miei occhi mi hanno insegnato che prima di mettersi all’opera molte
volte è meglio fermarsi e guardarsi attorno, per capire quali possano essere le
priorità e quali le soluzioni possibili, facendo uso di quello che si ha a
disposizione. In tutto questo tempo i miei occhi hanno imparato a piangere,
senza aver paura che qualcuno lo possa notare, ed a ridere, a far uscire la
felicità e la gioia quando è il momento perché condividere i propri stati d’animo
è importante.
La sera capita che i miei occhi fissino a lungo le mie mani:
prima di arrivare qui erano lisce, parevano quelle di un bambino grazie anche
al lavoro di ufficio, ora le vedo con qualche graffio e callo, complice il mal
costume di non indossare guanti nei lavori in giardino. Le guardo e penso a cosa
hanno imparato a fare: pitturare, tagliare i rami degli alberi con il machete,
zappare, vangare, sollevare pietre, cucinare per 80 persone e molto altro prendendo
atto che non potevo pretendere nulla dagli altri se per primo non le
sporcavo…. Sorrido e mi rendo conto che questo non è nulla in confronto a quanto son
cresciute, diventando strumento di amore: quante volte mi hanno aiutato a
consolare un bambino in lacrime, ad accarezzare, ad abbracciare, ad afferrare
come ad essere afferrato come capita durante le passeggiate, a giocare? Senza
di loro non potrei farlo perché i gesti possono valere molto più delle parole:
le mie mani sono il mezzo più importante che abbia a disposizione, mi
permettono di far uscire fuori il mio vero io, sono il miglior attrezzo con cui
il cuore riesce ad esprimersi.
Anche il cuore è cambiato parecchio: se prima diffidava ad
aprirsi agli altri, ora ha imparato a farsi vedere per quello che è, con tutti
i suoi difetti ma anche i suoi pregi. Sta apprendendo a gioire quando c’è da
condividere il momento di felicità dell’altro, a rattristirsi ed a piangere
quando chi gli è vicino non sta vivendo una bella situazione, a preoccuparsi quando
intuisce che la persona che gli è accanto ha qualcosa che non va: è una
lezione difficile in quanto bisogna mettersi in discussione ogni giorno e vincere
quella parte di egoismo che porta dentro ed impedisce di mettere il prossimo al
centro. Ha imparato ad essere umile perché ha dovuto ammettere i propri limiti
e riconoscere che non è imprescindibile ma che può fare la differenza,
rispettando le regole del luogo dove si trova, dando retta ai consigli
ricevuti e con il dialogo: il cuore sa di non essere solo, ha la fortuna di essere il braccio
della buona volontà di molti ad aiutare i bambini dell’hogar Santa Maria de los
Angeles.
Occhi, mani e cuore sanno che quanto hanno appreso è
importante ma non è tutto perché non si finisce mai di imparare: è solo l’inizio e gli auguro di continuare sul cammino che hanno cominciato a percorrere
qualche tempo fa perché ci sono tanti ragazzi che ne hanno bisogno.
Har baje
E il Signore benedica ogni giorno i tuoi occhi, le tue mani, il tuo cuore....
RispondiEliminaC'è un testo che recita all'incirca "Dio non ha mani ma ha le tue mani..." è tu marco ne sei un bellissimo esempio
Antonella, san Nicolò mira