lunedì 8 febbraio 2016

Lunedì da incorniciare

Giornata impegnativa quella di oggi: posso dire che rappresentava un bell’esame per il sottoscritto e credo di averlo passato con un buon voto.
Il giorno era festivo per il carnevale e ciò implica che lavora poco personale: non c’erano la cuoca e l’infermiera, ci sarebbero stati due educatori al pomeriggio mentre Liliana e sua figlia maggiore avrebbero lavorato ci ragazzi la mattina… Insomma tutto organizzato ma ecco l’imprevisto: ieri sera Liliana viene all’hogar, mi chiama nel suo ufficio e non posso fare a meno di notare che è sconvolta, gli occhi sono gonfi per il pianto. Mi dice che deve partire immediatamente, ha avuto un grave lutto in famiglia e mi dà tutta la documentazione dell’hogar perché in suo assenza ne sarò il responsabile: senza dubbio un bell’impegno, l’ho già avuto più di una volta ma ora mi lascia un poco intimorito, sorpreso perché mi giunge all’improvviso, senza darmi il tempo di prepararmi ed informarmi sulle cose da sbrigare. Poco male, mi dico, so che mi ha dato questo incarico perché si fida di me e non voglio deluderla: non appena mi congedo da lei già penso a cosa fare la mattina seguente, dove mi troverò praticamente solo con 64 ragazzi da gestire. La cosa non mi fa paura, mi preoccupa solo il fatto di come gestire le ragazze fino al momento della colazione, visto che non posso entrare nei loro dormitori: da qui l’idea di chiedere a Liliana, Esther e Veronica, che sono cresciute in questo hogar e ora vi lavorano, vivendo all’interno della struttura, di darmi una mano per lo meno fino alle 8 e poi delegando alle più grandi il compito di controllare le più piccole. Una volta che le ho spiegato come stavano le cose non si sono negate ed hanno accettato di aiutarmi, così pure Juan Carlos e Santiago, di recente usciti dal centro ma venuti qui per il carnevale, che subito si sono offerti di darmi una mano coi maschietti
Stamattina mi son alzato presto e subito sono andato dai ragazzi, salutandoli stanza per stanza, e poi in cucina a vedere come andavano le cose, visto che due delle più grandi avrebbero preparato da mangiare e bisognava controllare che tutto filasse liscio. Grazie a chi ha accettato di darmi una mano tutto è andato bene: prima di fare colazione ho spiegato a tutti cosa era successo e gli ho spiegato che sarei stato da solo con loro la mattina e che dovevano darmi una mano, in quanto ripongo molta fiducia in loro. Non so se è stato l’effetto del mio discorso ma la mattina è trascorsa senza nessun intoppo: li ho fatti giocare al campo da calcio mentre li curavo e mettendo musica di sottofondo, ascoltando così le loro richieste; mi son fatto aiutare dai ragazzi più grandi a preparare i gavettoni per i giochi d’acqua caratteristici del carnevale previsti per il pomeriggio; gli ho dato come merenda le frittelle di riso che avevo preparato per l’occasione il giorno prima e poi televisione fino al pranzo, durante la quale ho sistemato le varie infradito che si erano rotte.
Nel pomeriggio potevo un poco tirare il fiato perché c’erano due educatori ma l’infermeria mi chiamava, così come i fanciulli che mi avevano fatto capire quanto ci tenessero che partecipassi ai giochi d’acqua: come dirgli di no? E così mi sono ritrovato bagnato fradicio ma contento per essermi divertito con loro, tornando bambino per un’ora abbondante!
Subito dopo la merenda eccomi a dover sistemare la dispensa in quanto mancavano dei viveri presenti in un altro magazzino, poi a consegnare del materiale per i dormitori e di nuovo infermeria… Alla fine mi son ritrovato stanco ma soddisfatto e soprattutto orgoglioso: avevo letto che dando fiducia ai ragazzi non ci si sarebbe mai pentiti ed anche Liliana mi aveva detto qualcosa in tal senso ma oggi ho potuto provare sulla mia pelle queste parole! Sono stati eccezionali, quando avevo bisogno di aiuto non si sono tirati indietro, anzi si sono addirittura proposti e devo ringraziarli veramente di cuore perché mi hanno appoggiato in una giornata così intensa: mi hanno fatto un bel regalo!
Le parole più belle ricevute oggi le ho ricevute da una ragazza mentre la stavo curando: mi chiede se per me è stato un giorno positivo oppure negativo. La guardo come per dirle che non capivo il senso della domanda e lei continua dicendomi che oggi non mi ha mai visto nè brontolare nè sgridare qualcuno, semplicemente ha notato come ero felice, contento di stare con tutti loro. Sentire ciò mi strappa un bel sorriso perché non me ne ero proprio reso conto: credo proprio che l’esame l’abbia superato alla grande!
Har baje

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1 commento:

  1. Bella la considerazione finale,infatti quando uno è autentico non ha bisogno di usare paroloni...basta guardarlo vivere!
    Antonella san Nicolò Mira

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