mercoledì 16 settembre 2015

Giornate difficili

Rieccomi a Quarto d’Altino, un’occasione per incontrare volti vecchi e nuovi, per parlare di quanto ho la fortuna di vivere e per ricaricare un po’ le pile perché, lo ammetto, gli ultimi giorni all’hogar sono stati tanto intensi quanto complicati, lasciandomi dentro un poco di tristezza ed amarezza.
A fare da presagio a quanto stava per accadere è stato, circa una decina di giorni fa, il fatto che non si riusciva a trovare una ragazza: non sapendo l’ora della scomparsa e non trovandola da nessuna parte, l’unica ipotesi era quella della fuga anche se non vi era alcun motivo che lo giustificasse. Dopo aver mandato a letto i ragazzi, col personale ho proseguito le ricerche fino a quando, preso dello sconforto, stavo per telefonare a Liliana per informarla dell’accaduto e, per pura casualità, ho notato che stava distesa su uno dei tetti! Dopo alcuni tentativi riusciamo a convincerla a scendere: il tutto sembra finire l’indomani con la presa di tutte le misure volte a capire e ad evitare che la cosa potesse ripetersi nuovamente.
Tutto a posto? Neanche per idea perché il problema delle ragazze, accennato qualche tempo fa, esplode come una bomba il sabato: nel pomeriggio, giusto qualche momento prima di andare a dormire perché mi sarebbe toccato fare da guardia notturna, mi informano che tre delle fanciulle più problematiche non ci sono, si è cercato dappertutto e non vi è traccia. Mi allarmo, faccio ricontrollare ogni posto, ogni stanza ma invano: quando ormai non sapevo più che fare, ecco che ci chiama una delle educatrici della mattina per avvisarci che si trovano a casa della ex cuoca. Chiamo subito Liliana per capire come agire: vista la delicatezza della cosa, tocca alla psicologa con don Claudio andare a prenderle con la camionetta. I minuti scorrono lentamente, sembra passare un’eternità: le tre arrivano a piedi con dietro l’auto perchè non sono volute salirci e si vede lontano un miglio che sono arrabbiate. Non vogliono parlare con la psicologa (lo faranno soltanto molto più tardi) e non danno retta a nessuno, fanno quello che gli passa per la testa. Sono momenti difficili, in cui cerco di mantenere la calma e l’atmosfera serena mentre le altre bambine si avvicinano a me per manifestare tutto il loro malessere: non è stato bello sentirsi dire che non le vogliono più qui, che è giunta l’ora che se ne vadano perché sono egoiste, prepotenti, maleducate e meschine. La situazione rimane tesa fino alla sera, anche perché mi avvisano che hanno affermato che sicuramente scapperanno il giorno dopo: avviso nuovamente Liliana, passando la notte a pensare a quanto accaduto e la mattina, prima di andare a letto, dico agli educatori di stare con gli occhi ben aperti.
La domenica è passata tranquilla, a parte qualche parola pesante rivolta a qualcuno del personale, mi dico che forse le acque si stanno calmando ma anche stavolta vengo smentito: lunedì mattina le ragazze, in un incontro avuto con Liliana, assistente sociale e psicologa, ci accusano di tutto e di più! Si decide di far intervenire la Defensoria perché la loro volontà è di fare una denuncia ma ecco un’altra spiacevole sorpresa: nel pomeriggio non si trovano a scuola, sono scappate! Nel saperlo mi arrabbio, non me ne capacito e penso a dove possano essere andate: Liliana sta male e l’assistente sociale dice che è meglio non informarla ed è meglio aspettare fino a sera. Passano poche ore e si scopre che si sono recate alla Gobernacion, un ente per la tutela dei minori più importante della Defensoria, a presentare tutte le loro lamentele: nessuno ci vuole credere, siamo amareggiati da questo comportamento e c’è più di un malumore! Vengono riportate incredibilmente (almeno per noi) in hogar e queste ci ridono in faccia, quasi a sfidarci perché hanno fatto tutto questo per farci del male: ogni occasione è buona per provocarci e siamo bravi a non reagire. Il mio pensiero è anche rivolto al giorno dopo, visto che a seguito di questo subiremo un controllo da parte dell’autorità: parlo col personale in modo che tutto risulti in ordine e di mattina presto e ci riusciamo, grazie ad un grande lavoro di squadra.
Martedì è sembrato un giorno lunghissimo: i controlli sono stati minuziosi e hanno intervistato tutti i più grandi ma alla fine tutto finisce bene! Non c’è alcun richiamo nel nostro operato, anzi si congratulano con noi e personalmente ho ricevuto un bell'elogio per l’idea dell’orto: finalmente si tira un bel sospiro di sollievo! Non posso però non chiedermi che cos'abbia scatenato tutto questo: probabilmente non si è prestato attenzione, non si è dato ascolto a chi dobbiamo tutelare e far crescere, non si è trovata la chiave giusta per costruire un rapporto di amicizia e di fiducia: magari lasciandole fare quello che volevano per il loro carattere difficile siamo arrivati a questo… Forse non dipende neanche da noi, le vite delle protagoniste di questa brutta storia sono segnate da violenza, abbandoni e rifiuti che le hanno lasciato dentro tanta rabbia che in qualche modo doveva venire fuori… Mi faccio domande che non trovano risposta ma credo che qui venga fuori uno dei limiti di questi centri: troppi fanciulli da accudire ed alla fine non puoi dargli la giusta importanza che meritano, non puoi riuscire a dare una mano a tutti perché semplicemente sono troppi!
Tutto finito? Nemmeno per idea: ancora una volta le tre, più altre due ragazze che fanno parte del loro gruppo, continuano a comportarsi male e non rispettano nessuno. Si decide per trasferirne un paio ma le cose peggiorano perché continuano a creare problemi... La situazione ormai è compromessa e si avvisano le autorità competenti: se sgarrano nuovamente, vengono a prenderle e le portano in un altro hogar. E’ una sconfitta per tutti, non siamo riusciti a capirle ed aiutarle, io per primo! Immaginatevi con che stato d’animo son ritornato qui, anche se sono consapevole che nel contesto in cui opero queste cose sono da mettere in conto... Sicuramente questi saranno giorni che mi daranno l'occasione di riflettere a mente fredda e in un contesto più tranquillo su quanto accaduto.
Per una sfida persa eccone che ne arriva subito una nuova: venerdì sera ho ricevuto un nuovo arrivo, un bambino di 7 anni che spesso è stato trovato per strada e sembra abbia cominciato ad assumere droga… Un caso difficile ma da affrontare dando tutto se stesso ed amore, sapendo che forse non sarà sufficiente: l’importante è provarci e non scoraggiarsi, anche se i risultati non arriveranno o tarderanno a venire!
Har baje

stampa la pagina

1 commento:

  1. Nell'andare, se ne va e piange,
    portando la semente da gettare,
    ma nel tornare, viene con giubilo,
    portando i suoi covoni.

    Coraggio marco....

    Antonella. Mira

    RispondiElimina