Rieccomi a Quarto d’Altino, un’occasione per incontrare
volti vecchi e nuovi, per parlare di quanto ho la fortuna di vivere e per
ricaricare un po’ le pile perché, lo ammetto, gli ultimi giorni all’hogar sono
stati tanto intensi quanto complicati, lasciandomi dentro un poco di tristezza
ed amarezza.
A fare da presagio a quanto stava per accadere è stato,
circa una decina di giorni fa, il fatto che non si riusciva a trovare una
ragazza: non sapendo l’ora della scomparsa e non trovandola da nessuna parte,
l’unica ipotesi era quella della fuga anche se non vi era alcun motivo che lo
giustificasse. Dopo aver mandato a letto i ragazzi, col personale ho proseguito
le ricerche fino a quando, preso dello sconforto, stavo per telefonare a
Liliana per informarla dell’accaduto e, per pura casualità, ho notato che stava
distesa su uno dei tetti! Dopo alcuni tentativi riusciamo a convincerla a
scendere: il tutto sembra finire l’indomani con la
presa di tutte le misure volte a capire e ad evitare che la cosa potesse
ripetersi nuovamente.
Tutto a posto? Neanche per idea perché il problema delle
ragazze, accennato qualche tempo fa, esplode come una bomba il sabato: nel
pomeriggio, giusto qualche momento prima di andare a dormire perché mi sarebbe
toccato fare da guardia notturna, mi informano che tre delle fanciulle più
problematiche non ci sono, si è cercato dappertutto e non vi è traccia. Mi
allarmo, faccio ricontrollare ogni posto, ogni stanza ma invano: quando ormai
non sapevo più che fare, ecco che ci chiama una delle educatrici della mattina per
avvisarci che si trovano a casa della ex cuoca. Chiamo subito Liliana per
capire come agire: vista la delicatezza della cosa, tocca alla psicologa con don
Claudio andare a prenderle con la camionetta. I minuti scorrono lentamente,
sembra passare un’eternità: le tre arrivano a piedi con dietro l’auto perchè non sono volute
salirci e si vede lontano un miglio che sono arrabbiate. Non vogliono parlare
con la psicologa (lo faranno soltanto molto più tardi) e non danno retta a nessuno,
fanno quello che gli passa per la testa. Sono momenti difficili, in cui
cerco di mantenere la calma e l’atmosfera serena mentre le altre bambine si
avvicinano a me per manifestare tutto il loro malessere: non
è stato bello sentirsi dire che non le vogliono più qui, che è giunta l’ora che se
ne vadano perché sono egoiste, prepotenti, maleducate e meschine. La situazione
rimane tesa fino alla sera, anche perché mi avvisano che hanno affermato che
sicuramente scapperanno il giorno dopo: avviso nuovamente Liliana, passando la
notte a pensare a quanto accaduto e la mattina, prima di andare a letto, dico
agli educatori di stare con gli occhi ben aperti.
La domenica è passata tranquilla, a parte qualche parola
pesante rivolta a qualcuno del personale, mi dico che forse le acque si stanno
calmando ma anche stavolta vengo smentito: lunedì mattina le ragazze, in un
incontro avuto con Liliana, assistente sociale e psicologa, ci accusano di
tutto e di più! Si decide di far intervenire la Defensoria perché la loro
volontà è di fare una denuncia ma ecco un’altra spiacevole sorpresa: nel
pomeriggio non si trovano a scuola, sono scappate! Nel saperlo mi arrabbio, non
me ne capacito e penso a dove possano essere andate: Liliana sta male e
l’assistente sociale dice che è meglio non informarla ed è meglio aspettare
fino a sera. Passano poche ore e si scopre che si sono recate alla Gobernacion,
un ente per la tutela dei minori più importante della Defensoria, a presentare
tutte le loro lamentele: nessuno ci vuole credere, siamo amareggiati da questo
comportamento e c’è più di un malumore! Vengono riportate incredibilmente (almeno
per noi) in hogar e queste ci ridono in faccia, quasi a sfidarci perché hanno
fatto tutto questo per farci del male: ogni occasione è buona per provocarci e
siamo bravi a non reagire. Il mio pensiero è anche rivolto al giorno dopo,
visto che a seguito di questo subiremo un controllo da parte dell’autorità:
parlo col personale in modo che tutto risulti in ordine e di mattina presto e
ci riusciamo, grazie ad un grande lavoro di squadra.
Martedì è sembrato un giorno lunghissimo: i controlli sono
stati minuziosi e hanno intervistato tutti i più grandi ma alla fine tutto
finisce bene! Non c’è alcun richiamo nel nostro operato, anzi si congratulano
con noi e personalmente ho ricevuto un bell'elogio per l’idea dell’orto:
finalmente si tira un bel sospiro di sollievo! Non posso però non chiedermi che cos'abbia scatenato
tutto questo: probabilmente non si è prestato attenzione, non si è dato ascolto
a chi dobbiamo tutelare e far crescere, non si è trovata la chiave giusta per
costruire un rapporto di amicizia e di fiducia: magari lasciandole fare quello
che volevano per il loro carattere difficile siamo arrivati a questo… Forse non
dipende neanche da noi, le vite delle protagoniste di questa brutta storia sono
segnate da violenza, abbandoni e rifiuti che le hanno lasciato dentro tanta
rabbia che in qualche modo doveva venire fuori… Mi faccio domande che non
trovano risposta ma credo che qui venga fuori uno dei limiti di questi centri:
troppi fanciulli da accudire ed alla fine non puoi dargli la giusta importanza
che meritano, non puoi riuscire a dare una mano a tutti perché semplicemente
sono troppi!
Tutto finito? Nemmeno per idea: ancora una volta le tre, più
altre due ragazze che fanno parte del loro gruppo, continuano a comportarsi
male e non rispettano nessuno. Si decide per trasferirne un paio ma le cose
peggiorano perché continuano a creare problemi... La situazione ormai è
compromessa e si avvisano le autorità competenti: se sgarrano nuovamente,
vengono a prenderle e le portano in un altro hogar. E’ una sconfitta per tutti, non siamo riusciti a capirle
ed aiutarle, io per primo! Immaginatevi con che stato d’animo son ritornato
qui, anche se sono consapevole che nel contesto in cui opero queste cose sono da mettere in conto... Sicuramente questi saranno giorni che mi daranno l'occasione di riflettere a mente
fredda e in un contesto più tranquillo su quanto accaduto.
Per una sfida persa eccone che ne arriva subito una nuova: venerdì
sera ho ricevuto un nuovo arrivo, un bambino di 7 anni che spesso è stato
trovato per strada e sembra abbia cominciato ad assumere droga… Un caso difficile
ma da affrontare dando tutto se stesso ed amore, sapendo che forse non sarà
sufficiente: l’importante è provarci e non scoraggiarsi, anche se i risultati
non arriveranno o tarderanno a venire!
Har baje
Nell'andare, se ne va e piange,
RispondiEliminaportando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.
Coraggio marco....
Antonella. Mira