A volte mi capita di pensare a quanto sia difficile il
compito di chi è genitore: occuparsi di un figlio, aiutandolo a crescere,
spesso presenta qualche ostacolo perché non sempre il fanciullo si comporta
come si vorrebbe, anzi a volte prende una strada che non si desidera o fa
qualcosa di sbagliato… L’unica cosa che si può fare è avere pazienza e cercare
di parlargli, di capire il perché di quella scelta o di quell'azione, nella
speranza di indurlo a riflettere, senza mai smettere di amarlo e di
preoccuparsi per lui.
A volte penso a quanto sto facendo ogni giorno e mi interrogo
se il mio ruolo sia simile, e se sì quanto, a quello che ha una mamma oppure un
papà: qualcosa in comune c’è anche se mi occupo di una sessantina abbondante di
bambini con cui non ho nessun vincolo di parentela ed è rappresentato, tra le
altre cose, dal fatto che non sempre il mio rapporto con loro vada via liscio
ma ci sono occasioni in cui è costellato da alcune difficoltà.
Ne è un esempio l’episodio che mi è accaduto ieri: un
ragazzo non voleva terminare la minestra e stava per cominciare a mangiare il
secondo, gli ho soltanto detto che prima doveva finire il primo e lui si è
arrabbiato perché non ne aveva voglia e che preferiva passare alla portata
principale. A questa risposta ho controbattuto spiegando che il cibo non si
spreca e che va rispettato visto che qualcuno se ne è privato per donarcelo: il
risultato è che non ha voluto più mangiare, mi ha guardato storto per tutta la
giornata non risparmiandomi qualche frecciatina. Ho lasciato perdere,
aspettando che i suoi bollenti spiriti si fossero raffreddati, anche se questo
comportamento non mi è andato giù.
Altro esempio è quello di una adolescente che da tempo non
mi parla più ed è come se per lei non esistessi: quando sono in compagnia di
qualcuno del personale saluta solo quest’ultimo, a volte quando mi guarda ha un’espressione
come di disgusto e dire che qualche mese fa veniva a cercarmi! Causa di ciò è
che qualche mese fa l’ho rimproverata perché diceva qualche bugia e non sempre
le andava di salutare… La cosa più difficile è cercare di curarla quando sta
male e non c’è l’infermiera: per capire cos’ha devo passare per una terza
persona, a cui delego il compito anche di somministrarle il medicinale… Una
cosa assurda! Ammetto che ciò è un po’ frustante però, dopo alcuni tentativi
per ricucire lo strappo andati a vuoto, ho deciso di stare al suo gioco: se non
vuole parlarmi mi adeguo però continuo a preoccuparmi della sua salute, di come
va a scuola e la tratto come qualsiasi altro ospite, nella speranza che un
giorno forse comprenda che cerco di agire per il suo bene e che non smetterò di
farlo nonostante il suo atteggiamento ostile perché sono qui anche per lei,
spinto da una scelta d’amore che mi spinge a non fare distinzioni anche se a
qualcuno posso non piacere e risultare antipatico.
Non vi racconto poi come mi sento per alcune brutte parole
ricevute o nell’apprendere di qualche impresa negativa da parte dei fanciulli,
come furtarelli o il prendere in giro in modo pesante qualcuno: quando capita
penso a come sia difficile il compito di un genitore accettare questo, ingoio
il rospo e cerco di capirne il motivo perché non ho a che fare con dei ragazzi “normali”
ma con delle persone che non hanno più nessuno che badi a loro, hanno vissuto
nella strada, sono stati abusati o sfruttati, sono state vittime innocenti dei
problemi familiari più disparati… E' per questo che un certo comportamento va
decifrato, va capito perché può rivelare qualcosa, come un malessere interiore,
non tralasciando però di parlarne col diretto interessato, facendolo riflettere
su quanto fatto e che per ogni cosa ci sono sempre diverse soluzioni. Non
sempre i risultati sono quelli sperati ma suppongo che ciò rappresenti solo il
rovescio della medaglia: le fatiche quotidiane sono ricompensate quando un
bambino abbozza un bel sorriso per il solo fatto che gli ho dato un po’ del mio
tempo; quando mi si avvicinano nei momenti in cui sono stanco affermando che
hanno il rimedio per farmi recuperare le forze e mi danno un grosso abbraccio;
quando sono il primo a cui dicono di aver preso un bel voto, quando mi seguono
dappertutto per stare in mia compagnia, quando mi invitano a giocare con loro.
Cose che mi danno la carica, capaci di mi dimenticare i brutti episodi e rappresentano
un motivo di grande soddisfazione: qualcosa che credo si possa avvicinare
vagamente a quello che un genitore può provare in questi momenti.
Har baje
Mi è capitato di riflettere molto sul ruolo del genitore, su quello che viene definito "lavoro "di genitore....proprio perché, avendo due figli grandi, non sempre capisci e condividi le scelte che fanno, gli atteggiamenti che adottano, le strade che prendono.....che fare? Sicuramente dare la sicurezza dell'amore e dell'affetto incondizionato. ....poi dobbiamo veramente metterci in testa che sono persone differenti e staccate da noi....non possiamo riversare tutte le nostre aspettative su di loro....Dio c'è li ha dati in "gestione" per un po e dobbiamo cercare di far bene.... ma sono comunque è principalmente figli Suoi.....non possiamo pretendere che ragionino e si comportino come noi vorremmo. .... riflettendo bene anche noi avremo qualche volta deluso i nostri genitori o preso decisioni diverse dalle loro.....
RispondiEliminaAffidiamo tutti i nostri ragazzi all amore misericordioso di Dio. ....questo possiamo e dobbiamo farlo!
Antonella, mira