Un orsetto nero e un cane di peluche: questo il regalo,
tanto bello quanto inaspettato, della mia figlioccia Andrea che così ha voluto
congedarsi da me… Eh sì, perché con la sorella Ximena andrà in una sorta di
casa famiglia che già ospita la sorellina più piccola: decisione sofferta
perché le due erano tra le più brave ed ubbidienti e so che tutti qui ne
sentiremo la mancanza ma era l’unica soluzione possibile per mantenere saldo il
legame tra loro.
Quella di oggi è stata una giornata di forti emozioni: a
stento sono riuscito a trattenere le lacrime quando Jorge Daniel, che ho tenuto
di recente al battesimo, mi ha abbracciato e poi, dopo aver salutato alcuni
educatori, con gli occhi lucidi mi è venuto a stringere forte ancora una volta “costringendomi”
ad accompagnarlo fino al cancello un’ultima volta, visto che d’ora in poi sarà
la nonna ad occuparsi di lui; non
riuscivo a capacitarmi che probabilmente era l’ultima volta che vedevo il volto di
Noemi, di solito allegro mentre ora era triste, mentre il padre mi ringraziava
per l’aiuto dato alla figlia; mi sentivo un groppo in gola e non riuscivo a
parlare nel vedere Andrea e Ximena congedarsi dal fratello maggiore e quando la
prima mi ha stretto forte forte, quasi per non lasciarmi andare, dicendomi che
non si scorderà mai di me.
Da un lato tutto questo mi rattrista perché col tempo io ed
i ragazzi ci siamo conosciuto ed abbiamo camminato insieme, mi ci sono
affezionato con il mio stargli accanto nei loro momenti di pianto e di
difficoltà, con il ridere e scherzare nei loro momenti di gioia, con il mio
stupore nei loro slanci di affetto e di amicizia nei miei confronti, nonostante
le sgridate e le punizioni che a volte dovevo dargli per qualche marachella di
troppo. E’ vero che all’hogar i ragazzi sono di passaggio, la cui durata può
essere o breve o lunga, ma è impossibile non provare affetto nei loro confronti
quando vieni a sapere delle loro storie, quando vedi quegli occhi e ti accorgi
dai loro gesti che non gli è sufficiente trovare qui un letto, del cibo e dei
vestiti ma quel che più hanno bisogno è un qualcuno che gli stia vicino e se ne
prenda cura, che si interessi di loro e li apprezzi per così come sono, cercando
di trovare il buono che c’è in loro.
Con questi ragazzi sto camminando da febbraio dell’anno
scorso, crescendo insieme a loro, e molti di loro mi hanno sorpreso perché
hanno colto di me una parte che finora mi era sconosciuta: si sono affidati a
me senza paura e qualcuno mi ha persino chiesto di esserne il padrino, e per
questo gliene sarò sempre grato. Per questo c’è un po’ di tristezza nelle
partenze ma affiora anche un po’ di speranza perché c’è la possibilità che vadano
in un posto che gli possa offrire un futuro migliore, dove vengano amati ed
aiutati nella loro crescita: questo mix di emozioni deve però cedere posto
anche alla consapevolezza che gli sforzi fatti fin qui non saranno stati vani e
devono continuare per aiutare i nuovi arrivati e coloro che sono rimasti e poi,
chissà, un giorno avrò la fortuna di poterli reincontrare!
La giornata non si è solo caratterizzata da questi addii ma
è coincisa anche con l’inizio delle vacanze estive per più della metà dei ragazzi:
rimarranno per un mese con qualche parente o con qualcuno che ha avuto il buon cuore di
volerli con loro… Praticamente l’hogar si svuota! Dispiace per chi
resta, che vede gli amici andare via e loro sono qui per il fatto che nessuno
li può portare con sè: rimarrò in loro compagnia e cercherò di stargli vicino il più possibile giocando, passeggiando, scherzando e divertendomi assieme a
loro… Non sarà semplice ma mi impegnerò al massimo per riuscirci perché
meritano come tutti di passare dei bei momenti in questo periodo di vacanza.
Har baje
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