Per una volta la cronaca boliviana non la faccio io! Lascio volentieri questo spazio a Valentina che è appena tornata in Italia ed ha voluto condividere qualche suo pensiero sull'esperienza fatta qui da noi, che penso e spero porterà sempre nel cuore: di seguito trovate il suo racconto, vi consiglio di leggerlo!
Har baje
* * *
Ho appena scaricato tutte le foto dalla
mia macchinetta fotografica, la bellezza di più di mille immagini e
video, un ricordo delle mie tre settimane trascorse in Bolivia a cui
tengo moltissimo… Ci sono foto di paesaggi unici e stupendi, di
escursioni fatte i primi giorni con i miei compagni di ventura
(Marco, Penelope, don Paolo, il diacono Tiziano e don Giorgio) poi ci
sono tante immagini di vita quotidiana in una realtà così diversa
dalla mia, angoli di strada, comunità povere in piena foresta ma con
un senso della religiosità e dell’ospitalità davvero profondi,
particolari di vita che in me hanno lasciato qualcosa di
significativo… ma soprattutto ci sono loro, i bambini dell’hogar,
ci sono i loro sorrisi, le loro smorfie, le loro facce buffe ma anche
quelle preoccupate, le loro risate ingenue e i loro abbracci
affettuosi e sinceri.
Volevo fare più
foto possibili, riuscire a catturare più momenti che potevo, per poi
poterli riavere con me ogni volta che ne sentivo la nostalgia… Con
loro, io e la mia amica e compagna di viaggio Penelope abbiamo
trascorso un paio di settimane, condividendo la quotidianità della
loro vita in hogar tra giochi, compiti, balli e lavoretti vari. Non
vi nascondo un po’ di timore all’inizio: chissà come sarà lì,
come saranno i ragazzi, se riuscirò ad adattarmi al nuovo contesto,
se farò la cosa giusta o magari sarò di troppo, troppo invadente e
“occidentale” come mentalità… credo sia normale avere dei
dubbi e delle preoccupazioni quando ci si approccia a questo tipo di
esperienze per la prima volta e chi mi conosce bene sa che questa è
proprio una parte del mio carattere. Ma per fortuna avevo una
sicurezza: un buon amico con il quale mi sono spesso confrontata per
avere “delle dritte”. Lui dice sempre che non è un buon padrone
di casa con i suoi ospiti perché spesso li trascura per stare con i
ragazzi o per correre a sistemare l’ennesima urgenza che capita…
ed è vero in parte perché a volte se avevo bisogno di un confronto
nell’immediato non lo si vedeva ma lui per loro in fondo è una
sorta di vice-papà, accorto, premuroso e severo il giusto: e poi io
in qualche modo me la potevo cavare lo stesso! Questo ha fatto anche
sì che mi buttassi con i ragazzi, che la Valentina di sempre tirasse
fuori le proprie qualità mettendole a loro disposizione, con uno
spagnolo un po’ stentato e l’imbarazzo di fare la cosa poco
adatta, ma soprattutto ascoltando ed osservando la loro quotidianità
per inserirmi “in punta di piedi”, come mi piace definirlo… In
fondo, chi sono io per stravolgere le loro giornate per due settimane
e con cose che magari a loro servono poco o niente? Ed è stato così
che, un po’ per volta, ho cominciato a stare con loro durante la
merenda e il pranzo, nei saloni di studio per i compiti o durante le
attività con gli educatori e poi anche nei momenti di gioco libero
soprattutto con le ragazzine: su queste ultime devo dire che Penelope
ed io abbiamo fatto proprio colpo!
Lusingava un po’ il fatto che ti
venissero a cercare o che urlassero il tuo nome da chissà dove per
richiamare la tua attenzione, che tra un sorriso, un abbraccio e un
ballo non si stancassero mai di volerti lì con loro! Forse quella
che più si stancava ero io, bisognosa di qualche momento di stacco,
un po’ per fare silenzio e riuscire a capire appieno l’importanza
di quello che si era appena condiviso con loro, qualcosa di vero e
sincero. Una volta mi è capitato di fermarmi davanti ad alcuni bimbi
e, mentre loro continuavano sereni in battute e giochi, io ho
realizzato anche un’altra cosa: quel viso sorridente e spensierato
era solo una parte di loro stessi, ognuno infatti ha una propria
storia, un proprio vissuto alle spalle, per niente piacevole forse…
e ne ho avuto timore, perché chissà quale reale richiesta c’era
dietro a quel viso che mi è capitato di vedere intristirsi
all’improvviso o dietro a quelle lacrime che silenziose rigavano il
viso di una bimba il nostro ultimo giorno in hogar…
L’ultimo giorno è stato così
surreale, una dimostrazione continua di affetto incondizionato,
disarmante per certi versi e arricchente per altri… rivolto a me
poi, che ho mille difetti e preoccupazioni... Ma loro mi hanno
insegnato una cosa davvero importante: ad andare oltre a tutto e a
tutti e a prendere quello che di bello una persona ed una situazione
ti può offrire senza riserve, senza timori e solo con affetto vero
al 100%. E ne avevo un gran bisogno! Non vi nascondo che mi ha
emozionato non poco vedere che tutti ma proprio tutti volevano venire
a salutarci, ad abbracciarci, a darci un bacio la sera della
partenza. “Ma perché dovete andare? Restate qui! Quando ritorni?
No, non andare!” E tu non puoi far altro che stringerli tutti forte
ancora una volta e fotografare nella tua memoria ogni singolo viso
che implorante ti salutava: è una cosa davvero potente l’amore di
questi bambini! Forse a noi che siamo state loro ospiti per così
poco tempo è stata riservata la parte migliore del loro essere,
chissà cosa succede quando tolgono la loro maschera e mostrano anche
le loro crisi, i loro timori: mi piacerebbe scoprirlo, mi piacerebbe,
perché no, ritornare e condividere con loro un altro pezzo di
strada… Succederà? Non lo so, so solo che questo viaggio era una
cosa che sentivo da un po’ ed è capitato nel momento in cui Lui ha
voluto che accadesse per me, per Penelope, per Marco e per i ragazzi…
e ne sono stata davvero felice!
Forse mi sono un po’ dilungata nel
mio racconto ma volevo trasmettervi l’intensità e l’emozione
forte che questa esperienza mi ha donato: niente accade per caso e
non finirò mai di ringraziare Marco, Liliana e i ragazzi per avermi
permesso di camminare per un breve periodo con loro insieme alla mia
stupenda compagna di viaggio Penelope, con quale ho condiviso tutte
queste emozioni. Auguro a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di
arrivare alla fine del mio lungo racconto di vivere almeno una volta
nella vita qualcosa di così forte e vero, per sé ma soprattutto per
gli altri.
Un bacio a tutti,
Valentina
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