sabato 30 agosto 2014

Racconto di un’esperienza

Per una volta la cronaca boliviana non la faccio io! Lascio volentieri questo spazio a Valentina che è appena tornata in Italia ed ha voluto condividere qualche suo pensiero sull'esperienza fatta qui da noi, che penso e spero porterà sempre nel cuore: di seguito trovate il suo racconto, vi consiglio di leggerlo!
Har baje
* * *
Ho appena scaricato tutte le foto dalla mia macchinetta fotografica, la bellezza di più di mille immagini e video, un ricordo delle mie tre settimane trascorse in Bolivia a cui tengo moltissimo… Ci sono foto di paesaggi unici e stupendi, di escursioni fatte i primi giorni con i miei compagni di ventura (Marco, Penelope, don Paolo, il diacono Tiziano e don Giorgio) poi ci sono tante immagini di vita quotidiana in una realtà così diversa dalla mia, angoli di strada, comunità povere in piena foresta ma con un senso della religiosità e dell’ospitalità davvero profondi, particolari di vita che in me hanno lasciato qualcosa di significativo… ma soprattutto ci sono loro, i bambini dell’hogar, ci sono i loro sorrisi, le loro smorfie, le loro facce buffe ma anche quelle preoccupate, le loro risate ingenue e i loro abbracci affettuosi e sinceri.
Volevo fare più foto possibili, riuscire a catturare più momenti che potevo, per poi poterli riavere con me ogni volta che ne sentivo la nostalgia… Con loro, io e la mia amica e compagna di viaggio Penelope abbiamo trascorso un paio di settimane, condividendo la quotidianità della loro vita in hogar tra giochi, compiti, balli e lavoretti vari. Non vi nascondo un po’ di timore all’inizio: chissà come sarà lì, come saranno i ragazzi, se riuscirò ad adattarmi al nuovo contesto, se farò la cosa giusta o magari sarò di troppo, troppo invadente e “occidentale” come mentalità… credo sia normale avere dei dubbi e delle preoccupazioni quando ci si approccia a questo tipo di esperienze per la prima volta e chi mi conosce bene sa che questa è proprio una parte del mio carattere. Ma per fortuna avevo una sicurezza: un buon amico con il quale mi sono spesso confrontata per avere “delle dritte”. Lui dice sempre che non è un buon padrone di casa con i suoi ospiti perché spesso li trascura per stare con i ragazzi o per correre a sistemare l’ennesima urgenza che capita… ed è vero in parte perché a volte se avevo bisogno di un confronto nell’immediato non lo si vedeva ma lui per loro in fondo è una sorta di vice-papà, accorto, premuroso e severo il giusto: e poi io in qualche modo me la potevo cavare lo stesso! Questo ha fatto anche sì che mi buttassi con i ragazzi, che la Valentina di sempre tirasse fuori le proprie qualità mettendole a loro disposizione, con uno spagnolo un po’ stentato e l’imbarazzo di fare la cosa poco adatta, ma soprattutto ascoltando ed osservando la loro quotidianità per inserirmi “in punta di piedi”, come mi piace definirlo… In fondo, chi sono io per stravolgere le loro giornate per due settimane e con cose che magari a loro servono poco o niente? Ed è stato così che, un po’ per volta, ho cominciato a stare con loro durante la merenda e il pranzo, nei saloni di studio per i compiti o durante le attività con gli educatori e poi anche nei momenti di gioco libero soprattutto con le ragazzine: su queste ultime devo dire che Penelope ed io abbiamo fatto proprio colpo!
Lusingava un po’ il fatto che ti venissero a cercare o che urlassero il tuo nome da chissà dove per richiamare la tua attenzione, che tra un sorriso, un abbraccio e un ballo non si stancassero mai di volerti lì con loro! Forse quella che più si stancava ero io, bisognosa di qualche momento di stacco, un po’ per fare silenzio e riuscire a capire appieno l’importanza di quello che si era appena condiviso con loro, qualcosa di vero e sincero. Una volta mi è capitato di fermarmi davanti ad alcuni bimbi e, mentre loro continuavano sereni in battute e giochi, io ho realizzato anche un’altra cosa: quel viso sorridente e spensierato era solo una parte di loro stessi, ognuno infatti ha una propria storia, un proprio vissuto alle spalle, per niente piacevole forse… e ne ho avuto timore, perché chissà quale reale richiesta c’era dietro a quel viso che mi è capitato di vedere intristirsi all’improvviso o dietro a quelle lacrime che silenziose rigavano il viso di una bimba il nostro ultimo giorno in hogar…
L’ultimo giorno è stato così surreale, una dimostrazione continua di affetto incondizionato, disarmante per certi versi e arricchente per altri… rivolto a me poi, che ho mille difetti e preoccupazioni... Ma loro mi hanno insegnato una cosa davvero importante: ad andare oltre a tutto e a tutti e a prendere quello che di bello una persona ed una situazione ti può offrire senza riserve, senza timori e solo con affetto vero al 100%. E ne avevo un gran bisogno! Non vi nascondo che mi ha emozionato non poco vedere che tutti ma proprio tutti volevano venire a salutarci, ad abbracciarci, a darci un bacio la sera della partenza. “Ma perché dovete andare? Restate qui! Quando ritorni? No, non andare!” E tu non puoi far altro che stringerli tutti forte ancora una volta e fotografare nella tua memoria ogni singolo viso che implorante ti salutava: è una cosa davvero potente l’amore di questi bambini! Forse a noi che siamo state loro ospiti per così poco tempo è stata riservata la parte migliore del loro essere, chissà cosa succede quando tolgono la loro maschera e mostrano anche le loro crisi, i loro timori: mi piacerebbe scoprirlo, mi piacerebbe, perché no, ritornare e condividere con loro un altro pezzo di strada… Succederà? Non lo so, so solo che questo viaggio era una cosa che sentivo da un po’ ed è capitato nel momento in cui Lui ha voluto che accadesse per me, per Penelope, per Marco e per i ragazzi… e ne sono stata davvero felice!
Forse mi sono un po’ dilungata nel mio racconto ma volevo trasmettervi l’intensità e l’emozione forte che questa esperienza mi ha donato: niente accade per caso e non finirò mai di ringraziare Marco, Liliana e i ragazzi per avermi permesso di camminare per un breve periodo con loro insieme alla mia stupenda compagna di viaggio Penelope, con quale ho condiviso tutte queste emozioni. Auguro a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare alla fine del mio lungo racconto di vivere almeno una volta nella vita qualcosa di così forte e vero, per sé ma soprattutto per gli altri.
Un bacio a tutti,
Valentina

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento