sabato 9 settembre 2023

Una notte molto diversa

Per esperienza diretta posso assicurare che la sanità pubblica in Italia è un bene da custodire gelosamente anzi se ci fosse la possibilità per migliorarla sarebbe ancora meglio: in Bolivia avere un problema di salute è da mettersi le mani nei capelli, ve lo posso assicurare!
Ne ho avuto la conferma giusto qualche giorno prima del mio repentino ritorno in patria: era un giorno festivo, si ricordava il giorno dell'indipendenza, e per questo all'hogar avevamo il personale dimezzato. Io mi occupavo della cucina, un modo che da un lato mi permette di staccare dalla solita routine e dall'altra mi rilassa ed ho la possibilità di stare in compagnia dei ragazzi. Tutto è andato per il meglio fino al giungere della sera, quando dalla cucina noto che uno dei più piccoli inizia a piangere, ad urlare quando ancora stava con i suoi compagni nel parco. Vista le presenza delle educatrici e le pentole sui fornelli all'inizio non ci avevo dato molto peso ma quelle grida non mi lasciavano indifferente, dentro me era scattato quel campanello di allarme che troppe volte non mi ha tradito.
Quasi finita la zuppa mi avvicino all'educatrice che ha in braccio il piccolo e vengo a sapere che era caduto. Consiglio di informare subito Liliana, visto che per me quelle urla di dolore sono preoccupanti ed è meglio andare da un medico, prima di agire però è meglio darle un colpo di telefono. 
Dalla chiamata emerge la necessità di portare il bambino all'ospedale per controllo, mi si chiede se posso portarlo e non esito un secondo: cerco subito chi mi possa sostituire nel servire la cena, mi cambio e prendo dall'infermeria tutti i documenti di cui ci potrebbe essere bisogno, tranne la carta d'identità visto che si trova nell'ufficio di Liliana, che sta rientrando da tre giorni di meritato riposo.
Mi dirigo all'ospedale più vicino, è di terza categoria e ci corrisponde visto che siamo distanti meno di 10 chilometri: oltre al piccolo c'è l'educatrice che lo tiene in braccio, dato che non posso guidare e contemporaneamente badare a lui ed inoltre è proprio lei che ha visto la caduta e quindi può descrivere la dinamica ai medici. 
Nel tragitto noto che il fanciullo piange solo se messo in una determinata posizione, la mia sensazione è che si sia rotto qualcosa, spero soltanto che tale impressione risulti sbagliata. Arriviamo all'ospedale, per fortuna non c'è tanta gente, spieghiamo l'accaduto ed aspettiamo. Ci invitano ad andare in ambulatorio, chiamano il nostro turno ed aspetto fuori, sento da fuori le urla di dolore e capisco che lo stanno visitando, anche se mi vengono i brividi solo ad ascoltarle. In quel momento mi chiama Liliana, la informo come stanno le cose e che la richiamerò appena avrò chiara la situazione.
I due escono e mi raggiungono: l'educatrice mi porge due ricette, dicendomi che devono somministrare un antidolorifico e devono fare dei raggi X. La medicina richiesta non è disponibile per cui vado a comprarla in una farmacia vicina mentre per la radiografia devo ricorrere ad una clinica privata lì vicino, visto che nel presidio non hanno i macchinari per eseguirla.
Non ci sono alternative: anche se ora il bimbo non piange ed è tranquillo, devo fare quanto richiesto, non mi importa quanto possa costare. Si va per fargli i raggi al braccio, non ce la faccio ad accompagnare il piccolo a fare le lastre in quanto mi viene già il magone nel sentire quanto grida quando gli toccano il braccio, preferisco stare fuori lasciando l'ingrato compito all'educatrice. 
Qualche minuto dopo mi chiamano e, nel darmi l'esito dell'esame, mi informano che c'è una frattura: me l'immaginavo, ed ora non mi resta che tornare all'ospedale per vedere il da farsi. Sono ormai le 21 passate, mi sa che sarà una notte lunga visto che la notizia appena ricevuta è la peggiore tra quelle che mi potevano dare. Consegno il tutto all'educatrice che entra nel consultorio col piccolo, nel frattempo mando un messaggio a Liliana per darle le ultime notizie.
L'educatrice mi chiama, mi sorprende quando mi dice che devo parlare col medico: non mi resta che entrare, vedo il bambino piangere di dolore nonostante l'antidolorifico, mi siedo mentre il dottore invita gli altri ad uscire per parlare solo con me. Mi informa che è necessario portare immediatamente a Santa Cruz il paziente, non si può ritardare: mi chiede la dinamica, non mi resta che ripetere quello che mi avevano detto visto che al momento dell'incidente non ero presente. Mi dicono che devo accompagnarli in ambulanza visto che sono il tutore: al sentire questo mi vengono i brividi, che posso fare visto che la camionetta non posso lasciarla lì, c'è l'educatrice che è ormai fuori orario di lavoro e c'è un bimbo con un braccio rotto. Soluzione: chiamo Liliana anche perchè mi manca anche il documento d'identità e nella speranza che si possa trovare una soluzione. Ironia della sorte non risponde, nemmeno suo marito.
A sbloccare la situazione ecco la Provvidenza: il dottore mi dice che posso andare con la camionetta e mi dà tutta la documentazione necessaria pregandomi di far presto anche perchè provvederà ad informare l'altro ospedale del nostro arrivo. Dovrò dare il massimo, visto la stanchezza si fa sentire e dovrò percorrere 25 chilometri per arrivare a destinazione. Nel frattempo risponde Liliana, fortunatamente è già a casa e le dico se mi può raggiungere con quello che mi serve.
Arrivo a destinazione, in ospedale le guardie non ci fanno entrare tutti e tre, per cui devo entrare da solo e spiegare tutta la situazione: come risposta mi dicono che non hanno un traumatologo pediatrico, probabilmente ce n'è uno in un altra clinica ma non sono sicuri, in pratica devo tentare la sorte. E' quasi l'una di notte, ritorno in macchina sperando che la fortuna non mi volti le spalle: informo nuovamente Liliana del cambio di destinazione mentre brontolo un po', visto che ,sapendolo prima, mi sarei fiondato subito verso la nuova metà, ben più vicina al punto di partenza ed avrei risparmiato una manciata di chilometri e sopratutto tempo.
Giunti a destinazione, parcheggio e mi dirigo al pronto soccorso: spiego al custode tutto l'accaduto, mi dice di aspettare e ritorna con un'infermiera a cui ripeto nuovamente l'intera storia e devo nuovamente attendere sperando che un traumatologo pediatrico sia di turno. Non mi resta che incrociare le dita, arriva Liliana con il marito, che si occupa in hogar della salute dei ragazzi, e tiro un sospiro di sollievo, adesso posso lasciare nelle mani la situazione visto che ormai avverto la stanchezza sempre di più.
Decido di rimanere finchè non si hanno nuove notizie e nell'attesa non posso non notare i tanti che stanno dormendo nel piazzale con mezzi di fortuna: ne avevo sentito parlare, sono quelli che all'alba si mettono in fila sperando di essere tra quelli che potranno ricevere in giornata un consulto medico, visto che i posti disponibili sono davvero pochi. 
Dopo qualche minuto finalmente si riesce a sapere qualcosa: di buono c'è il fatto che il traumatologo c'è, di male è che ha bisogno di un tutore per il braccio del piccolo. Vado con Rody, il marito di Liliana, in cerca di una farmacia aperta nelle vicinanze (sono quasi le due di notte) che abbia quanto abbiamo bisogno: la troviamo! Ritorniamo ma sembra che quanto comprato non sia quello appropriato: andiamo nuovamente alla ricerca di quanto richiesto ma l'esito purtroppo è negativo, in vendita c'è solo il modello che avevamo già comprato. Non ci resta che spiegarlo al medico, che alla fine deve rassegnarsi all'idea di impiegare quanto a sua disposizione. 
Sono ormai le due passate e finalmente si può tornare all'hogar, mai fatto così tardi ma sono contento perchè il bambino è con noi, non è stato ricoverato: lo mettiamo a letto ma, proprio quando don Eliseo va a chiudere i cancelli, lo sento piangere, proprio quando ormai stavo pregustando l'idea di buttarmi a dormire. Sospiro e, seppur sfinito, vado da lui e gli faccio compagnia finchè son sicuro che è tra le braccia di Orfeo. Me ne vado felice, tutto è bene quel che finisce bene ed ora una bella dormita non me la toglie nessuno.
Har baje 

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3 commenti:

  1. Carissimo Marco sei forte. Un papa ' pieno di amore e premure per i tuoi ragazzi. Il Signore ti benedica. Ti protegga sostenga

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  2. Un forte abbraccio. Angelina

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  3. Sono felice che dopo tanti sacrifici il bambino sia stato curato e che ora farà la convalescenza in hogar.

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