Devo fare una piccola confessione: per i vari compiti che ho qui in hogar purtroppo non riesco a far spesso la pizza ai ragazzi. Dico purtroppo perchè so quanto gli piace e non vedono l'ora di trovarsela nel piatto ed è una cosa che mi rilassa, mi libera la mente dai tanti pensieri che affollano la mia testa.
Ammetto che non sia proprio una passeggiata, visto che mi occupa tutto il giorno, ma mi piace condividere la fatica coi miei piccoli amici, in quanto passiamo il tempo divertendoci e chiacchierando così da conoscerci meglio. Ultimamente però non sono in molti a volermi dare una mano e questo un po' mi ha demotivato, nonostante facessi gran parte del lavoro avere anche soltanto una compagnia mi ricompensava: per questo lo scorso venerdì mi sono sbalordito dato che letteralmente c'era la fila per darmi una mano. La scelta è stata difficile, consapevole che qualunque decisione prendessi avrei lasciato più di qualcuno scontento, ma ho optato per chi non mi aveva mai aiutato prima e che moriva dalla voglia di stare in cucina col sottoscritto: agli altri ho spiegato che ci saranno molte altre occasioni per stare in mia compagnia e che non devono prendersela se stavolta ho detto loro di no.
La preparazione è cominciata il giorno prima: se in passato compravo la salsa già pronta, ora preferisco comprare i pomodori e farmela in casa perchè ha un sapore diverso e credo dia un tocco in più alla pizza. Per gli ingredienti opto per quelli che ci sono in dispensa e se mancano li compro di tasca mia: non lo vedo come un sacrificio ma un regalo che faccio ai miei ragazzi, è un donare un po' di me a loro per renderli felici.
La mattina del venerdì mi sono dedicato all'impasto e alla preparazione degli ingredienti: ai miei aiutanti ho chiesto di grattugiare il formaggio e tagliare la mortadella a cubetti, oltre a lavare assieme a me quanto sporcavo, mentre di tanto in tanto andavo a dare una mano a Daniel a sistemare il tetto della lavanderia. Nel pomeriggio ho acceso il forno a legna e, mentre preparavamo le teglie, non mancava chi passava vicino alla cucina dicendomi che si sentiva un buon profumo nell'aria oppure mi ringraziava già per la pizza, confidandomi che sicuramente sarebbe stata deliziosa. Io ed i miei aiutanti siamo rimasti praticamente con la bocca aperta quando abbiamo scoperto che i tegami erano ben nove: per i miei piccoli amici questo significava una razione doppia!
Nel centro la trepidazione aumentava man mano che dal forno uscivano le pizze cotte a puntino: le ultime come sempre hanno tardato un po' di più visto il calore stava diminuendo. Al vederle veniva l'acquolina in bocca e dovevo far desistere chi mi era accanto dalla voglia di assaggiarla: “aspetta che ormai manca poco!” gli dicevo.
Dopo i momenti concitati nel servire la cena, ecco il momento che mi emoziona di più: vedo entrare al refettorio tutti i ragazzi con un sorriso smagliante, c'è chi mi abbraccia, chi mi ringrazia, chi mi dice che la pizza è deliziosa ancor prima di assaggiarla, chi non vede l'ora di sedersi a tavola. Dopo la preghiera ecco arrivare un grido all'unisono “Grazie Marco!” ed io mi faccio piccolo piccolo, mi sento un poco in imbarazzo perchè l'ho fatto soltanto per loro, volevo fargli trovare nel piatto qualcosa che desideravano e che da troppo tempo non mangiavano. Praticamente tutti fanno il bis, rendendo la mia soddisfazione enorme e questo mi rende felice.
Il giorno dopo c'è qualche ritardatario che mi ringrazia, fa i complimenti alla mia pizza e così facendo mi strappa un sorriso: è bastato così poco per farli contenti e mi prometto che ogni mese cercherò di trovare il tempo per vestire i panni del pizzaiolo, solo per regalargli anche a tavola degli attimi preziosi di felicità.
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento