venerdì 10 luglio 2020

Uomini all'entrata

L'altra sera c'era un uomo fermo a pochi metri dal secondo cancello, quello più vicino alla struttura. Non l'avevo visto subito perchè era già buio, la luce soffusa dei lampioni non lo illuminava a sufficienza ma Don Eliseo me lo aveva indicato non appena ci siamo affacciati dalla piccola inferriata d'ingresso che separa il parcheggio dal corridoio degli uffici. Erano quasi le 8 e mezza, i bambini erano già a letto da un pezzo e sembrava tutto tranquillo ma una delle ragazze che vivono nei locali appena costruiti ci avvisa che ha intravisto una persona all'entrata: il nostro guardiano ed io non potevamo fare a meno di andare a controllare.
La prima cosa a cui ho pensato è che l'ombra che le ragazze avevano visto si trovasse vicino alla prima porta, quella che dà sulla strada, ma mi sono subito dovuto ricredere: quella sagoma era appoggiata al muro, a meno di un metro dalla seconda inferriata. Rimango sorpreso da questa visione, ringrazio il fatto che per fortuna i cancelli erano già stati chiusi a chiave ma mi chiedevo come quell'uomo fosse arrivato fino a lì e soprattutto il motivo della sua presenza. Non faccio tempo nemmeno a cercare di darmi una risposta che Don Eliseo mi dice di andare con lui, di avvicinarsi a questa misteriosa figura. Mi faccio coraggio perchè effettivamente un po' di paura ce l'ho, so solo che non posso lasciare solo il guardiano notturno a sbrigare questa faccenda, è meglio essere in due per evitare rischi di qualunque tipo visto che non sappiamo che intenzioni abbia e se sia armato.
Quando ci rivolgiamo a lui la prima volta ha un sussulto, sembra spaventato: riesco a notare che raccoglie da terra quello che sembra uno zaino in tutta fretta ed abbozza una fuga. Quando Don Eliseo gli intima di fermarsi si blocca, si avvicina al cancello ed alla luce del neon mi accorgo che è un ragazzo, coperto da un impermeabile giallo. Gli si legge in faccia che ha paura ed è anche in preda alla disperazione: ci racconta che ha bussato a varie case del circondario perchè non sa dove andare ed ha fame ma gli hanno soltanto consigliato di recarsi all'hogar. Racconta che non è di qui, era venuto per arruolarsi nell'esercito ma l'hanno scartato perchè minorenne e si è ritrovato in strada senza soldi e documenti: è da quattro mesi che vive così e per confermare la sua storia ci mostra il contenuto del suo zaino, fatto soltanto di una coperta e di una maglietta. Si affida al nostro buon cuore perchè ha fame e vorrebbe un letto per passare la notte: ci propone addirittura di farlo dormire mettendolo sotto chiave se non ci fidiamo proprio delle sue parole.
A malincuore gli rispondo che non posso esaudire la sua richiesta visto che non so niente di lui e solo per il fatto che sta girovagando senza meta da quattro mesi potenzialmente potrebbe essere veicolo di contagio: sarebbe troppo rischioso e prima di tutto il mio compito è proteggere i ragazzi. Gli dico che posso solo dargli qualcosa da mettere sotto i denti e corro a vedere se in cucina è avanzato qualcosa della cena mentre Don Eliseo resta in sua compagnia. Riempio una borraccia del tè che è rimasto, mi rallegro del fatto che sia ancora tiepido perchè lo aiuterà a scaldarsi in una nottata abbastanza fredda persino per i miei gusti, e trovo due panini infarciti di burro. Ritorno di corsa al cancello e gli porgo il recipiente di tè caldo: con mio sommo dispiacere me lo restituisce chiedendomi di sostituirlo con acqua fresca. Rimango basito ma decido comunque di soddisfare questa sua singolare richiesta: una volta tornato noto che ha già divorato una parte del cibo che gli avevo dato ed accenna un sorriso non appena vede il contenuto trasparente del contenitore. Si rimette poi lo zaino in spalla e, dopo averci ringraziato non so quante volte, si allontana: lo vedo sgattaiolare sotto il cancello della prima entrata e sparire nell'oscurità. Rimango per un po' ad osservare in quella direzione con Don Eliseo: ci interroghiamo se la storia che ci ha raccontato sia vera e se ripasserà da qui questa stessa notte. Siamo un po' preoccupati perchè quest'episodio fa coppia con quanto successo domenica scorsa: un uomo aveva dormito nella tettoia che abbiamo vicino al primo ingresso e, quando si era svegliato ed accorto che i ragazzi stavano giocando nel campo coperto, aveva fatto cenno ad uno di loro di avvicinarsi. Allarmate le educatrici mi avevano subito avvisato e mi sono precipitato a vedere assieme al tuttofare: è rimasto seduto immobile a circa una trentina di metri da noi senza dire nemmeno una parola per tutto il tempo che siamo rimasti lì ed ho deciso di chiudere a chiave tutti gli ingressi per sicurezza. Dopo aver mandato i ragazzi in cappella mi sono recato in cucina a prendere del pane che era avanzato al fine di portaglielo perchè sapevo che ne aveva bisogno ma di lui non c'era più traccia, era come se fosse svanito nel nulla.
Sono più che sicuro che non si tratti della stessa persona ma due casi molto simili in pochi giorni mi fanno pensare: la situazione fuori è sempre più complicata e c'è gente che non sa più come campare ma questi due episodi li ho visti più come un occasione che un pericolo. Mi sono sembrati una opportunità a fare del bene nonostante la diffidenza e la paura e non sono stati una semplice coincidenza: ho la sensazione di essere stato messo alla prova ma non riesco ancora a capire per cosa. A confermarlo c'è un fatto di cui sono venuto a sapere soltanto da poco e che più persone hanno confermato: il ragazzo dell'altra sera, ancora prima che mi avvicinassi, aveva gridato il mio nome più volte... Com'era possibile visto che non ci eravamo mai visti prima? Come faceva a sapere che nel centro ci fosse qualcuno che si chiamava Marco? La cosa mi ha scosso non poco ma mi piace pensare che sia soltanto l'ultimo dei segnali che il Cielo continua a mandarmi e spetta soltanto a me scoprirne il senso.
Har baje

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