lunedì 29 giugno 2020

Una dura e triste realtà

Ieri mattina ho avuto un piccolo incidente cercando di sistemare la lavatrice industriale: mi ero ferito ed il taglio era profondo, non usciva molto sangue e per fortuna muscoli e nervi non sembravano lesionati. Per prima cosa ho ringraziato ancora una volta la mia buona stella ma subito sono stato assalito dai dubbi: e adesso? Andare in ospedale o in una clinica privata era un problema, consapevole del fatto che il sistema sanitario pubblico e privato era al collasso per il forte aumento dei casi di coronavirus ed in più recarsi proprio lì significava aumentare di molto le possibilità di contagio, ma allo stesso tempo sapevo di aver assoluto bisogno di assistenza medica.
Con una freddezza che mi ha sorpreso mi son pulito la ferita e medicato, poi ho chiesto alla cuoca se mi poteva chiamare Liliana: non potevo dirlo ad un'educatrice visto che era impegnata con la colazione dei ragazzi e non volevo scatenare la curiosità di quest'ultimi o farli preoccupare... Purtroppo però non è andata come desideravo visto che, mentre ero in infermeria a tamponarmi la ferita, in parecchi sono venuti a vedere come stavo ed altrettanti guardavano da lontano visibilmente impensieriti. Visto che Liliana tardava ad arrivare e non avvertivo dolore, ho sdrammatizzato la situazione con delle battute per rassicurare tutti, cercando anche di consolare le ragazze che stavano in lavanderia perchè convinte che mi fossi fatto male per colpa loro. Ero tranquillo ma ho tirato un respiro di sollievo quando Liliana è arrivata, mi sentivo un po' in colpa per aver creato un problema in un periodo in cui di certo in hogar non mancano ma non potevo non raccontarle com'era successo. Mi chiede se era profondo, gli confermo che avevo bisogno di punti ed anche lei si fa la mia stessa domanda: “dove possiamo andare visto che le cliniche sono strapiene?”. Mi ricordo del piccolo ambulatorio privato ad un paio di chilometri da noi, che già mi era stato utile quando avevo preso la dengue.
Andiamo lì mentre noto le strade deserte, per fortuna non c'è nessuno in sala d'attesa così vengo atteso subito: nel medicarmi, il dottore ci racconta dei suoi timori visto che in quella zona ci sono molti casi di coronavirus. Gli chiediamo se sa in quali aree nelle vicinanze ci sono più malati, la cosa ci interessa per capire se le misure adottate per proteggere i ragazzi debbano essere rinforzate o meno, e ci fa un elenco che non può non farci preoccupare. Ci confida che in molti non fanno i tamponi perchè sono costosi e mi dice qualcosa che mi fa rabbrividire: quando suona al campanello gente che non smette di tossire e mostra chiari sintomi di Covid-19 preferisce non farli entrare. Non sta a me giudicare, nei suoi panni non so cosa avrei fatto: posso solo dire che c'è tanta paura in giro perchè se ci si ammala non c'è un letto d'ospedale libero in tutta la città. Capisco i suoi timori: certamente non vuole essere fonte di contagio quando la sua professione è quella di curare le persone e non di infettarle, l'unica via per farlo è correre rischi il meno possibile visto che non è attrezzato per far fronte ad una simile emergenza.
Le sue parole continuano ancora adesso a rimbombarmi in testa, provocandomi amarezza e qualche brivido visto che cozzano non poco col mio pensiero: non sono nessuno per giudicarlo, anzi lo stimo per la sua franchezza, la sua onestà. Non lo biasimo perchè probabilmente mi comporterei come lui se mi trovassi nella medesima situazione, semplicemente per il fatto che quando mi capita di leggere le cifre dei nuovi casi giornalieri mi assale un po' di paura in quanto so che tutti i miei sforzi possono non bastare per proteggere i miei ragazzi. Confesso che quando qualche bambino ha manifestato febbre alta e vomito dopo un paio di settimane dal mio rientro ho sudato freddo e mi son chiesto se ne fossi la causa, magari ero asintomatico: prima che si scoprisse che si trattava di dengue ho passato dei brutti momenti in cui mi sentivo in colpa. Credo si tratti di quello stesso stato d'animo che quel medico sta cercando di evitare con quella sua scelta: la capisco perchè altrimenti si rischia di convivere con qualcosa che personalmente mi ha turbato non poco e per questo posso solo rispettarla.
Har baje

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