venerdì 19 giugno 2020

A mali estremi...

Negli ultimi tempi i ragazzi si fanno notare per un comportamento un po' troppo sopra le righe e questo mi crea più di un grattacapo: capricci e litigi sono all'ordine del giorno, non hanno proprio voglia di svolgere le faccende loro assegnate ed a volte rispondono male. Cerco di capirli perchè risentono anche loro della situazione che stiamo vivendo, già vedevano poco i loro familiari (una volta al mese se va bene) ma ora questo contatto non è possibile e pesa il fatto di non andare a scuola, che dava loro la possibilità di avere un contatto con l'esterno per cui restano rinchiusi 24 ore al giorno tra le mura del centro. Da un lato la cosa è positiva visto che le probabilità di un contagio sono ridotte al lumicino ma dall'altro ciò produce in loro stanchezza, frustrazione, inquietudine che li rende ancora più vulnerabili e fragili di quanto lo siano già per quanto hanno dovuto vivere in passato.
A tutto però c'è un limite perchè non posso sempre scusarli per una certa condotta e fare sempre uno strappo alla regola: se c'è va rispettata salvo casi eccezionali e non si può fare sempre quello che si vuole. Non posso essere sempre compiacente con loro solo perchè sono ragazzi abbandonati, orfani o a cui il destino ha riservato soltanto amarezze: non li aiuterei a crescere, anzi probabilmente gli farei un danno.
Di solito non castigo, non mi piace farlo, magari minaccio di farlo ma spesso cerco di trovare un canale che mi permetta in qualche modo di parlare con il bambino per capire il motivo di un brutto gesto o di una marachella e per farlo ragionare ma ultimamente ciò non basta, forse perchè sono io stesso provato da questo periodo difficile o per il fatto che i fanciulli vogliono conoscere fino a che punto si possono spingere. Sono arrivato a punirli con la televisione, la cosa che più gli piace, oppure con il farli stare seduti senza far niente in mia presenza cercando poi un dialogo per comprendere perchè, nonostante tutte le raccomandazioni del caso, abbiano voluto continuare a fare quello che gli avevo chiesto di smetterla o si sono picchiati a vicenda. A volte è difficile visto che si chiudono a riccio, si offendono se li riprendi dicendo che una certa cosa non va bene e si mettono a piangere come se avessero subito un torto: bisogna avere pazienza e soprattutto, per quel che mi riguarda, soffocare sul nascere quella specie di senso di colpa nel vederli così perchè mi viene quasi automatico credere di aver sbagliato il tono o il modo di fargli un rimprovero. La cosa peggiore è quando ti ridono in faccia mentre gli parli, a me cadono letteralmente le braccia rendendomi conto di quanto c'è ancora da lavorare visto che reagiscono così ad uno sbaglio.
Ci penso più di una volta prima di punire ma qualche giorno fa l'ho fatto d'istinto, salvo poi essere tentato di ritornare sui miei passi: un gruppetto l'aveva combinata grossa e, pur di nasconderla, aveva preso in giro tutti, me compreso, anzi si era rivolto a me con una frase che sapeva di una presa in giro. Mi sono offeso, o meglio mi sono sentito ferito visto che alla maggior parte di quella combriccola avevo riposto fiducia e mi sono ripromesso che meritavano una lezione in quanto sono dell'idea che non si possa giocare così con la gente: visto che tutti aiutavano con l'orto gli ho semplicemente negato questa possibilità. La spiegazione che ho fornito loro è stata semplice: non potevo più lavorare con ragazzi di cui per il momento non potevo fidarmi a seguito di quanto era accaduto, ricordando loro che ogni azione che facciamo ha una conseguenza. Non ho voluto chiudergli la porta in modo definitivo, ho preferito lasciar aperto uno spiraglio per far capire loro che non tutto fosse perduto: se si fossero comportati in modo da riconquistare la mia fiducia non avrei esitato a reinserirli tra i miei aiutanti, anzi per me sarebbe stato un motivo di gioia.
Non è stata una decisione presa alla leggera, spesso mi sono chiesto se ci fossi andato giù pesante per motivi di orgoglio e più volte sono stato tentato dalla voglia di tornare sui miei passi: i primi giorni sono stati i più difficili perchè nemmeno mi salutavano ed abbassavano lo sguardo quando li incrociavo... Mi sentivo in colpa ma non dovevo mollare perchè se lo avessi fatto avrei fatto capire loro che potevano continuare a fare delle marachelle sempre più grandi e ciò non andava bene. L'unica cosa da fare era continuare a preoccuparmi per loro ed a trattarli come tutti gli altri, magari in modo del tutto diverso rispetto al passato, perchè li avevo già puniti con qualcosa che gli piaceva e non aveva senso continuarlo a farlo solo per il loro atteggiamento ostile, e così ho fatto: ho aspettato che la loro rabbia passasse ed ho raccolto i primi frutti di questa attesa visto che ora mi salutano e mi sorridono e questo mi è sufficiente per sperare che abbiano capito qualcosa da questa situazione.
Har baje

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