A Santa Cruz piove e, come spesso capita, basta qualche goccia in più per riempire la città di grandi pozze d'acqua e trasformare qualche strada secondaria in piccoli correnti.
Non mi piace molto andare in giro con un tempo così però era il mio giorno libero e dovevo sbrigare delle faccende in centro: in un certo senso ero quasi obbligato a salire anche se controvoglia, sebbene sapessi che era molto probabile che i miei vestiti si sarebbero ben inzuppati d'acqua. Nonostante i minacciosi nuvoloni che oscuravano il cielo ho deciso di uscire, approfittando di una tregua nelle precipitazioni ed attrezzandomi di un ombrello portatile.
Dopo pochi chilometri ricomincia a diluviare e mi reputo fortunato di trovarmi nella camionetta anziché in uno dei tanti micro che offrono il servizio di trasporto pubblico, visto che sono riuscito a scroccare un passaggio da don Claudio che doveva andare in città per una commissione: è così che posso accorgermi di come la pioggia copiosa abbia creato delle specie di canali tra la strada ed i marciapiedi, il cui contenuto spesso va a bagnare i passanti a causa della velocità con cui si muovono le vetture, e continuo a meravigliarmi di quanto basti poco per far in modo che Santa Cruz sia invasa dall'acqua.
Immerso in questi pensieri arrivo a destinazione, ringrazio don Claudio per il passaggio e mi precipito a fare la prima cosa della lista, che è quella che più mi preme: tutto fila liscio, anzi è molto meglio di quanto avessi immaginato e mi sento felice per questo, anzi è come se mi fossi tolto un peso, poco importa se sta ricominciando a piovere e che un auto, passando a grande velocità, quasi mi butti addosso tutta l'acqua di una pozzanghera. Sembra che niente e nessuno possa scalfire questo mio stato d'animo.... Faccio qualche metro in più e purtroppo mi devo contraddire: davanti a me c'è un ammasso di cartoni con dentro un materasso, mi sembra di scorgervi qualcuno ma non ne sono del tutto convinto.
Ho un sussulto, d'improvviso vengo riportato alla realtà, a qualcosa che non riesco ancora del tutto a mandar giù: la mia spensieratezza e la mia allegria se ne vanno, rimpiazzate da cupi pensieri e da una sorta di tristezza. Sono quasi inorridito da quel cumulo, come in altre occasioni non posso fare a meno di mirarlo e rimirarlo, mi chiedo come possa una persona trovarvi rifugio perchè, nonostante l'evidenza, non riesco a darmene una ragione. Mi interrogo su come uno scatolone possa offrire riparo dalla pioggia visto che si può notare come sia fradicio, così come quello che posso identificare come un materasso: avrei voglia di vedere se lì è nascosto qualcuno, tento una sbirciatina ma alla fine non lo faccio perchè ho paura, temo di trovare una risposta a tutte le domande che in quegli istanti mi stanno balenando per la testa. Provo un po' di vergogna perchè in mattinata avevo quasi desistito dall'idea di uscire per non bagnarmi mentre c'è chi è costretto a dormire o a rifugiarsi sul fradicio... Sarei capace di far altrettanto? Non lo credo, ho sempre avuto la fortuna di avere un tetto dove ripararmi dalla pioggia e dal freddo e non posso immaginare come ci si senta a non tenerlo.
Non posso smettere di guardare e mi rendo conto di essere l'unico tra i passanti ad esitare a proseguire nel proprio cammino nonostante stesse ricominciando a diluviare, come se fossi rapito da quanto avevo davanti agli occhi. Ho l'impressione che attraverso quei cartoni qualcuno mi voglia parlare, desideri che mi ponga all'ascolto delle sue parole: è una sensazione già provata e non mi lascia del tutto tranquillo. Riprendo la mia passeggiata ma non posso ripensare all'episodio: non credo sia stato causale, pensandoci bene sembra essere l'ultima di una serie di coincidenze che è cominciata non troppo tempo fa e vuole dirmi qualcosa che ancora non so... Che sia arrivato il momento di mettermi in ascolto?
Ho un sussulto, d'improvviso vengo riportato alla realtà, a qualcosa che non riesco ancora del tutto a mandar giù: la mia spensieratezza e la mia allegria se ne vanno, rimpiazzate da cupi pensieri e da una sorta di tristezza. Sono quasi inorridito da quel cumulo, come in altre occasioni non posso fare a meno di mirarlo e rimirarlo, mi chiedo come possa una persona trovarvi rifugio perchè, nonostante l'evidenza, non riesco a darmene una ragione. Mi interrogo su come uno scatolone possa offrire riparo dalla pioggia visto che si può notare come sia fradicio, così come quello che posso identificare come un materasso: avrei voglia di vedere se lì è nascosto qualcuno, tento una sbirciatina ma alla fine non lo faccio perchè ho paura, temo di trovare una risposta a tutte le domande che in quegli istanti mi stanno balenando per la testa. Provo un po' di vergogna perchè in mattinata avevo quasi desistito dall'idea di uscire per non bagnarmi mentre c'è chi è costretto a dormire o a rifugiarsi sul fradicio... Sarei capace di far altrettanto? Non lo credo, ho sempre avuto la fortuna di avere un tetto dove ripararmi dalla pioggia e dal freddo e non posso immaginare come ci si senta a non tenerlo.
Non posso smettere di guardare e mi rendo conto di essere l'unico tra i passanti ad esitare a proseguire nel proprio cammino nonostante stesse ricominciando a diluviare, come se fossi rapito da quanto avevo davanti agli occhi. Ho l'impressione che attraverso quei cartoni qualcuno mi voglia parlare, desideri che mi ponga all'ascolto delle sue parole: è una sensazione già provata e non mi lascia del tutto tranquillo. Riprendo la mia passeggiata ma non posso ripensare all'episodio: non credo sia stato causale, pensandoci bene sembra essere l'ultima di una serie di coincidenze che è cominciata non troppo tempo fa e vuole dirmi qualcosa che ancora non so... Che sia arrivato il momento di mettermi in ascolto?
Har baje
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