“He llorado como un niñò” (ho pianto come un bambino): queste parole, di un ritornello di una canzone che tanto piace ai ragazzi, mi hanno accompagnato nel mio viaggio di rientro in Italia ed ancora mi risuonano nella testa a distanza di qualche giorno... Ho pianto, lo ammetto, e non per la gioia di vedere la mia famiglia, il mio nipotino ed i volti dei miei amici anche se l'emozione era molta.
Il motivo delle mie lacrime era un altro e riguardava i ragazzi: mi hanno salutato in gruppo, non la smettevano di abbracciarmi e c'è chi proprio non ne voleva sapere di lasciarmi andare. Sebbene passerò soltanto alcune settimane senza la loro compagnia, il salutarli mi rattristava e più di tutto mi pesava il fatto che al mio ritorno alcuni di loro non saranno più lì ad accogliermi in quanto si troveranno in un altro centro: si tratta dei più grandi, con cui ho camminato da quando ho cominciato questa mia avventura, e ciò non poteva lasciarmi indifferente. Tra i partenti ci sono anche le mie due figliocce: il groppo in gola è soprattutto per loro, sapevo da molto tempo che sarebbero andate via ma non potevo comandare il mio stato d'animo a riguardo.
Non è stato facile salutarle ed è stata molto più dura del previsto. Ho voluto prendermi del tempo per stare con ciascuna di loro, per parlarci un poco assieme e per dargli un piccolo pensiero da parte mia: ho pensato a lungo a cosa dire loro, ho tergiversato fino all'ultimo perchè avevo paura, non mi sentivo pronto per vivere questo momento e sapevo che il tempo era contro di me. Non volevo lasciarle solamente col ricordo della bella giornata passata in mia compagnia appena 24 ore prima, dove avevamo pranzato con i loro piatti preferiti e passeggiato comprando anche delle infradito che desideravano, perchè non sarebbe stato corretto nei loro confronti e nei miei.
Speravo di trovare le parole giuste e mi ero ripromesso di non piangere per non farle stare male: per una volta non sono riuscito a fare quanto mi sono proposto... Ho imparato che quando tieni troppo ad una persona non puoi fingere e nascondere quello che senti: anche se non volevo ho mostrato lo stato d'animo che stavo vivendo in quegli attimi e nel parlare mi sono reso conto che i miei occhi cominciavano ad inumidirsi mentre avvertivo che il nodo alla gola si faceva più grande.
Entrambe le ho viste entrare in hogar e mi hanno più volte stupito, dall'avermi scelto prima come amico e poi come padrino all'avermi confidato i loro problemi e le loro sofferenze. Mi hanno insegnato molto sull'avere fiducia e sull'amare, inteso come sentimento che porta a preoccuparsi di una persona senza avere secondi fini se non quello di aiutarla con tutti i mezzi a disposizione: ho cominciato ad interessarmi alla loro salute e al loro rendimento scolastico, coprendo le eventuali spese necessarie perchè non c'era nessuno al di fuori di me che l'avrebbe fatto e meritano di avere qualcuno al loro fianco. Le ho viste crescere e sono stato fortunato ad averle incrociate nel mio cammino: ammetto che a volte non sono stato molto presente quando ne avevano bisogno ma per me rappresentano le figlie che non ho mai avuto. Mi hanno fatto sentire che c'è qualcuno che mi vuole bene anche se non c'è alcun vincolo familiare che lo lega a me e per questo volevo ringraziarle apertamente.
Adesso era arrivato il momento del distacco: anche se doloroso è necessario per la loro crescita. Mi hanno confidato le loro paure e io ho voluto rassicurarle anche con qualche consiglio, abbiamo cominciato a piangere insieme e ci siamo abbandonati in un lungo abbraccio che spero di non dimenticare mai. Sapevamo che quegli istanti potrebbero essere gli ultimi vissuti insieme perchè non essendo un familiare è improbabile che il giudice mi dia il permesso per andare a farle visita per cui la cosa dipende dalla direzione del centro in cui andranno. Hanno espresso il desiderio di continuare a vedermi non solo ai periodici incontri degli hogares: le ho promesso che farò tutto il possibile per andarle a trovare, non voglio ripetere lo stesso errore che ho fatto con Andrea di farle visita dopo quasi 2 anni. La cosa purtroppo non dipende solo da me: è il responsabile della struttura dove andranno che dovrà darmi questa possibilità e spero lo faccia perchè col tempo sono diventate importanti per me. Mi hanno insegnato che la famiglia non è solo una questione di sangue ma anche di cuore; è l'insieme delle persone della mia vita che mi vogliono nella loro, che mi vogliono per quello che sono e che mi amano senza condizioni: entrambe fanno parte a pieno titolo della mia e questo non potrò mai dimenticarlo.
Har baje
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