Non posso fare troppi giri di parole né
posso fingere che vada tutto bene, sono preoccupato: ancora una volta
uno dei miei figliocci è all'ospedale ed è di nuovo Bautista.
Mercoledì scorso in più di un
occasione ha vomitato catarro, non è una novità che lo faccia
sopratutto quando c'è un repentino cambio di clima, ma più volte
questo era accompagnato da del sangue: è bastato ciò per mettermi
in allarme. Ho avvisato Liliana, ha capito che ero abbastanza scosso
da questo fatto e cercato di tranquillizzarmi sul fatto che
sicuramente tutto andrà bene.
Cerco di mantenere sereno il ragazzo,
cercando di camuffare i miei timori, e lui mi sorride dicendo che sta
già bene: so che è una bugia visto che ha una paura matta di andare
all'ospedale e che gli facciano qualche iniezione. Lo prendo in
disparte e gli chiedo se c'è qualcosa che lo preoccupa perchè
glielo leggo in faccia: mi fissa e comincia a confidarsi, lo ascolto
attentamente in quanto a volte non è facile capirlo per le sue
difficoltà a parlare. Mi dice che teme che gli facciano male, che
gli mettano un ago nel braccio ma gli rispondo di non pensare a
questo, è importante che vada per capire cosa c'è che non lo fa
star bene e perchè possa sanare una volta per tutte: se avverte
dolore può prendere ed afferrare la mano di qualcuno che gli sia
vicino in quel momento, purtroppo io non sarò con lui ma sarò lo
stesso al suo fianco accompagnandolo col pensiero. Dopo questa
chiaccherata ha preso fiducia e mi ha regalato uno dei sorrisi che
solo lui sa fare, io ho ricambiato nonostante avessi la forte
sensazione che non sarebbe tornato presto all'hogar.
Non mi sono sbagliato, anche se avrei tanto voluto il contrario: è stato trattenuto per accertamenti, stavano
aspettando delle analisi per sapere se mandarlo a casa o meno e
purtroppo il verdetto è stato negativo, sarebbe stato ricoverato per
almeno una settimana. Una notizia che ha scombussolato il centro,
perchè questo significava che il personale doveva turnarsi per dare
a Bautista l'assistenza necessaria con la conseguenza che ognuno
doveva impegnarsi un po' di più per coprire il compagno che si
trovava ad accudire il ragazzo, ed il sottoscritto, scosso da questo
epilogo visto che dall'ultimo ricovero si è fatto tutto quello che i
medici avevano prescritto.
Domenica pomeriggio è toccato a me
fargli compagnia: appena si è accorto della mia presenza ha sorriso
e dai suo occhi si leggeva una certa felicità nel vedermi, era dalle
prime ore che era lì che non faceva che chiedere di me. L'ho aiutato
a mangiare perchè aveva una mano fuori uso per via del siero che gli
avevano collocato e, per la sua difficoltà a muoversi, era meglio
imboccarlo. Ho risposto alle sue domande, l'ho fatto ridere e mi
confortava il fatto che quasi sempre era sorridente. La cosa più
dura è stato il momento in cui hanno dovuto mettere l'ago per
iniettargli il siero sull'altro braccio visto che la vena si era
seccata: quanto ha pianto e ha gridato! E proprio in quegli attimi mi
ha sorpreso poiché ha cercato e stretto forte la mia mano, memore
di quanto gli avevo detto qualche giorno fa: voleva sentire qualcuno
vicino a lui in quel momento ed il destino ha voluto che fossi io!
Non è stato semplice nemmeno accompagnarlo in bagno perchè ha
voluto a tutti i costi camminare, lui che di solito si muove in
carrozzella: ho voluto assecondarlo, consapevole che quando si mette
in testa qualcosa non c'è verso di cambiargli idea ma anche
cosciente che non sarebbe stata una passeggiata per il fatto che
dovevo afferrarlo e tenerlo ben stretto ad ogni suo passo in modo che
non perdesse l'equilibrio e contemporaneamente sollevare e portare
con me il palo su cui era appesa la sacca di siero che era collegata
al braccio del fanciullo. Da sottolineare il fatto che il bagno
distava una decina di metri e il ragazzo avvisava sempre all'ultimo
momento: per tre volte mi è andata bene ma al quarto tentativo mi ha
orinato lungo il tragitto... Che rabbia!
Nel vederlo assorto mentre guardava la
televisione oppure dormicchiava mi interrogavo sul suo futuro, su che
sarà di lui... Da quando è arrivato all'hogar nessuno gli ha mai
fatto visita: che sarà di lui quando dovrà andare via? Da quando è
qui ha fatto notevoli progressi ma non sono sufficienti per essere
autonomo, inoltre i problemi di salute sembrano non lasciarlo in
pace... Si sta facendo il massimo per lui ma sembra non essere
sufficiente: non è forse il caso di mandarlo in un centro più
specializzato per la sua situazione, se mai ci fosse? Domande che
nascono spontanee perchè ho a cuore questo fanciullo e soprattutto
per la fiducia che ha in me, per l'affetto che ha voluto donare ad un
perfetto sconosciuto e che l'ha spinto a sceglierlo come padrino per
il suo battesimo.
Per uno strano scherzo del destino
domenica era la giornata dell'amicizia: sono contento di averla
trascorsa con questo piccolo grande amico, capace di farmi vedere il
mondo in un modo del tutto nuovo e di spingermi a tirare fuori il
meglio per gli altri vincendo le
mie debolezze. Bautista rimettiti presto!
Har baje
Nessun commento:
Posta un commento