Oggi è stata una giornata tosta ma densa di soddisfazioni visto
che mi è stato chiesto di fare il cuoco per l’esiguo numero di personale
presente. Ho accettato per due valide ragioni: uno perché mi piace spadellare,
mi rilassa ed ho la possibilità di fare qualcosa di buono a chi ci tengo; secondo
perché ho l’occasione di stare in compagnia coi fanciulli che si alternano per
darmi una mano.
A onor del vero devo ringraziare Rosa, una delle educatrice,
che oltre ad occuparsi dei bambini mi ha dato una grossa mano in cucina
aiutandomi nel fare la minestra e nel preparare il riso, cose di cui pecco di
esperienza. C’è anche chi tra i piccoli ha voluto darmi una mano, rinunciando
anche alla tanto desiderata televisione: un bel segnale perché ci tenevano
veramente a farlo. Spesso la loro richiesta di aiutarmi, reiterata più di una volta,
cela un loro bisogno, una necessità: quella di rompere la routine quotidiana in
cui la giornata è scandita da un programma che si ripete per cui ciò
rappresenta una possibilità di rompere qualcosa che rompe lo schema e che offre
l’opportunità di fare qualcosa di nuovo, di diverso; quella di star con
qualcuno perché in cuor suo si sentono tristi o c’è un motivo che in quel
momento non li fa star bene e ben venga che una persona stia lì e li strappi un
sorriso o li faccia sentire importanti per qualche istante; quella di star
proprio per me chissà per quale motivo, forse perché sanno in cuor loro che
magari a volte sono un po’ troppo brontolone ma a loro ci tengo.
Per la colazione al posto del classico pane ho pensato di
fare dei piccoli cestini di pasta frolla riempiti di crema pasticcera con in
cima un pezzetto di ananas: solo chi mi ha aiutato nella preparazione sapeva di
questo. Dovevate vedere le loro facce nel vedere questi dolcetti in tavola:
quasi non ci credevano ed i loro occhi brillavano di gioia, qualcuno ha chiesto
anche il bis! Questa è stata una bella soddisfazione, sono riuscito a fargli
iniziare bene la giornata e scusate se è poco!
A volte basta un sì per cambiare il senso di una mattinata
un poco grigia anche per il tempo: due ragazzine mi si sono avvicinate per
dirmi che volevano a tutti i costi collaborare nel preparare il pranzo e, ben
consapevole di cosa c’era dietro quest’intenzione, non potevo certo dire di no.
Il risultato? Nonostante il caldo del forno a legna in cui stavamo grigliando
le quaglie, se la sono spassata nel marinarle un’altra volta, nel darmele, nel
dirmi di verificare quali potevano essere tolte dal fuoco e nel passarmi sale,
comino e limone che mi servivano per la cottura. Tutto rigorosamente a suon di
musica e non sono mancati i momenti di risate e le facce divertite, di
lamentele per il calore o per il fatto di aver perso la tivù nessuna traccia: in
questi istanti per loro essere qui era meglio di qualsiasi altro posto!
La felicità la vedi negli sguardi e nel silenzio che ha
accompagnato il pranzo: non uno di quelli a cui sono abituati ma qualcosa di
diverso! Il timore era quello di avanzare un bel po’ di cibo ma e lo sono
spazzolato tutto: qualcuno mi dice che persino chi non gradisce le quaglie
stavolta le ha divorate e ha addirittura chiesto il bis… Sorrido perché penso
di aver fatto centro ma non c’è tempo per congratularmi con me stesso, ho solo
vinto uno piccola scommessa: renderli contenti con un piatto speciale perché
loro sono speciali e intuisco di esserci riuscito dai loro occhi, dal vederli con
la pancia piena che sono riuscito a renderli allegri.
Arriva la merenda e poi tutti nel campetto nuovo: si respira
noia nell’aria, il giocare sempre a calcio è monotono ed è sempre quello… Che
fare allora? Metto un po’ di musica e non mi importa se sento la stanchezza:
vado nella mia stanza, mi metto un paio di scarpe e ritorno con un pallone di
basket. Chiedo chi vuole giocare e quasi la maggioranza si avvicina e una volta
fatte le squadre si inizia: poco importa se ci sono più di trenta gradi, se si
gioca a volte 8 conto 8 o 7 contro 5 e viceversa. Il tempo passa rapido sarà perché
ci si diverte molto o per essere lì tutti insieme, per il fatto che gioco con
loro e li sprono e cerco di coinvolgere tutti, anche i più piccoli, o perché a
volte basta veramente poco per vincere la pigrizia e la monotonia di fare
sempre le stesse cose. Ammetto che alla fine ero veramente stravolto, così come
i miei piccoli amici, ma non li ho visti con smorfie di stanchezza: erano
sereni anzi accennavano un piccolo sorriso per un pomeriggio diverso passato
anche in mia compagnia, per una volta lontano dai lavori di manutenzione e da
altri compiti che spesso mi impediscono di star con loro. Vederli felici è la
maggior soddisfazione che posso avere e penso come a volte basti davvero poco
per ottenerlo!
E’ stata davvero una bella domenica, anche se in certi
momenti è stata stancamente per lo stare in cucina ed in infermeria, e se ne
avessi l’opportunità la rifarei: il motivo? L’averla passata coi miei ragazzi
ed avergli dato dei motivi per essere felici.
Har baje
Sei davvero una bella persona marco!
RispondiEliminaAntonella, san Nicolò, mira