Oggi è la Giornata Mondiale Missionaria: ieri a Mestre c'è stata la veglia organizzata dall'Ufficio Missionario del Patriarcato di Venezia per questa importante ricorrenza, durante la quale mi è stato chiesto di portare la mia testimonianza ed ho rinnovato il mandato missionario per altri tre anni. Voglio ringraziare coloro che mi hanno dato questa possibilità ed hanno partecipato alla serata, facendomi sentire che mi sono vicini in questa mia scelta.
Di seguito condivido con tutti voi il testo del mio intervento, in cui ho cercato di esprimere cosa significano per me questi anni in Bolivia: buona lettura!
Di seguito condivido con tutti voi il testo del mio intervento, in cui ho cercato di esprimere cosa significano per me questi anni in Bolivia: buona lettura!
"E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro
e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio
nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha
mandato».
Il Vangelo di Marco mi ha riaccolto a casa in
questo modo… Parole che sembrano rivolte a me ed hanno un sapore particolare:
da quasi tre anni opero in un hogar, in una casa di accoglienza per ragazzi dai
6 ai 15 anni di età nei pressi di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Non sono
dei fanciulli “normali”: sono orfani, abbandonati subito dopo la nascita,
trovati in mezzo alla strada, violentati, sfruttati, bersagli inconsapevoli
dell’alcol e della violenza dentro le mura di casa, vittime innocenti di quella
povertà economica che non permette ai genitori di provvedere a loro. In molte
foto in cui li ho immortalati si vedono che sono felici, contenti ma è soltanto
un’apparenza: nei loro occhi si intravede e si può leggere la tristezza che
hanno nel cuore, la paura e spesso la sfiducia, la diffidenza nei confronti di
tutto ciò che gli sta intorno, spesso motivata dal fatto che coloro che per
primi dovevano proteggerli, i genitori o i parenti, sono stati purtroppo anche
i primi a tradirli.
Mi è capitato spesso di vederli seduti in
disparte o piangere ed è in quei momenti che vedo Gesù in loro, che mi dice di
accogliergli, di farmi loro vicino anche se non è semplice, di farmi Suo
strumento: ecco che molte volte mi ritrovo accanto al fanciullo senza dire
niente, aspetto solo che si sia tranquillizzato, offrendo una spalla a cui
aggrapparsi, cercando di fargli capire che sono lì per lui e non importa se ci
siano tante faccende da sbrigare, mi trovo lì perchè lui per me è importante e
viene prima di qualsiasi altra cosa. Quello che conta veramente è dargli
fiducia, fargli sapere che voglio rendermi partecipe di quei brutti istanti che
sta vivendo… Grazie a loro ho capito che essere missionari non significa fare
qualcosa per i più bisognosi ma vuol dire condividere non soltanto i momenti
brutti ma anche quelli belli: capita così di piangere assieme come di ridere
insieme, di mettere in ogni occasione del mio ricevendo altrettanto e capisci
che è questa la strada da seguire. Ho iniziato a comprendere che amare il
prossimo come se stessi significa immedesimarsi nel prossimo e chiedersi cosa
vorresti e come desidereresti essere trattato se mi trovassi nei suoi panni,
mettendo l’altro sul mio stesso piano se non ad un livello più alto.
Quando vedo un bambino che sta male, si isola
dagli altri o trema per il freddo non posso fare finta di niente perché il suo
problema diventa anche il mio: anche se a volte sono stanco per la giornata non
riesco a tirarmi indietro e mi ritrovo in infermeria, a cercare di capire il
motivo di quel comportamento o gli dò una mia felpa, perché in quel momento
serve più a lui che a me. Ammetto che a volte esagero perché mi occupo un po’
di tutto e non mi risparmio: li curo, gli taglio i capelli, aiuto in cucina, mi
occupo della manutenzione della struttura, mi capita di fare il guardiano
notturno, sto realizzando un orto grazie al loro aiuto, gioisco per un loro bel
voto a scuola e li rimprovero quando ne hanno preso uno brutto e per qualche
marachella, li abbraccio quando vedo che ne hanno assoluto bisogno, divento il
loro confidente, gioco e mi diverto con loro… Sono il primo a sporcarmi le mani
ad esempio quando l’ingresso si riempie di acqua per la pioggia o c’è da
rimboccarsi le maniche perché ho capito che gli sono d’esempio e non posso
chiedere a nessuno di far qualcosa se non sono il primo a farlo…Mi sono
ritrovato a fare cose che non avrei mai pensato di fare come preparare una
pizza o gli gnocchi per tutti i piccoli ospiti della struttura oppure ad
esibirmi in un ballo soltanto perché ci tenevano. Capita che lo stesso
personale mi dica di rallentare, di tirare un po’ il fiato e tra me dico che
hanno ragione ma come faccio? Sono dei miei piccoli fratelli che hanno bisogno
di qualcuno che gli dia fiducia ed affetto ed il Signore mi ha scelto come Suo
strumento per esprimergli il Suo amore: a volte non è affatto semplice, perché
sono più di una sessantina ed ognuno ha i suoi bisogni ed esigenze e non si ha
tempo per tutti, ma l’importante è non arrendersi, non perdere la speranza
perché non si è mai da soli, Dio ci fa incontrare molte persone che ci aiutano
durante il cammino ed anche nei momenti più difficili ci manda un segnale, come
ad esempio quella volta che ci mancavano delle ciabatte per i ragazzi e ci è
arrivata inaspettatamente una donazione di infradito.
Le soddisfazioni poi non mancano mai: quando
riesco a strappare un sorriso o una risata ad un bambino, ricevo da lui un
grazie inaspettato o sono il primo che cerca per dare una bella notizia c’è
solo da essere soddisfatto perché cominciano ad avere fiducia in me, a capire
che non tutti i grandi sono come quelli che hanno conosciuto in passato. Questi
piccoli segni stanno ad indicare che sto seminando bene e ringrazio per aver
avuto la possibilità di intraprendere questa strada, arrivando ogni sera
contento perché anche quel giorno sono riuscito a dare il mio contributo, a
regalare un po’ di me agli altri.
Har baje
È davvero una testimonianza bellissima, che ti riempie il cuore di gioia .....si percepisce che dai perché hai innanzitutto incontrato e ricevuto a tua volta tanto Amore, quello con la A maiuscola! Il Signore continui a mostrarti e ad illuminarti la strada. Buon cammino.
RispondiEliminaAntonella, S. Nicolò di Mira