mercoledì 8 aprile 2015

Perplessità

E’ stata una Pasqua strana, diversa in cui mi sono ritrovato a riflettere sui problemi che hanno caratterizzato la vita dell’hogar negli ultimi mesi ed a cercare di isolarmi per un po’ alla ricerca di risposte a domande che si son fatte pian piano strada nella mia testa, forse a seguito degli ultimi eventi, nel tentativo di ritrovare quell’entusiasmo che sembrava perso.
In questo periodo sto notando che i problemi sembrano moltiplicarsi: oltre al fatto che dal cambio della conduttura l’acqua ci arriva sempre con un po’ di sabbia, il tetto sta cedendo in varie parti e necessita di una bella manutenzione, è emersa la questione educatori nel senso che già era evidente che fosse necessario assumerne uno in più ed ora un altro se n’è andato, a causa di alcuni dissapori con un collega. Risultato: ora ci servono altre due persone che badino ai ragazzi e, nonostante gli annunci fatti in giro, nessuno vuole venire a lavorare qui a meno che non si guadagni molto di più del salario minimo fissato dal governo (1440 boliviani che equivalgono a poco più di 200 euro), cosa che non si è in grado di offrire perché altrimenti il bilancio va in profondo rosso.
Nel frattempo anche il progetto psicologa finanziato da un gruppo missionario lombardo è terminato e purtroppo non è stato rinnovato: un vero peccato perché abbiamo casi di ragazzi che necessitano di tale supporto in quanto il solo parlargli e tutto l’impegno che io e il personale ci possiamo mettere non basta…. Più passano i giorni e più tale necessità è evidente ma i soldi non ci sono: già si sta intaccando un fondo lasciato dal fondatore e prelevare da qui un importo maggiore non farebbe ben sperare per il futuro del centro.
Anche la scuola ci mette del suo: ci chiede materiali per i laboratori di materie tecniche abbastanza costosi e, visto il numero dei fanciulli, stiamo contrattando col professore perché si accontenti di qualcosa di più economico… Ed infine i ragazzi: non ascoltano, rompono le zanzariere o lampadine, lasciano spazzatura in giro per tutto l’hogar, ogni occasione è buona per picchiarsi, scavalcano dei muretti, salgono sugli alberi, alcuni rispondono male agli educatori, si comportano male a scuola, non fanno i compiti e nemmeno quelle piccole faccende che gli chiediamo di fare, brontolano ed hanno 1000 pretese… E’ un periodo in cui tenerli a bada è difficile e non si può dare colpa al solo personale, che sta facendo un gran lavoro essendo sotto organico, ma neanche ai soli bambini perché il loro comportamento è anche frutto del loro vissuto: più che castigarli, bisogna parlargli, spiegargli che quella cosa non va bene e capire perché lo hanno fatto… Il problema è che sono 62 e non uno! 
Ci metto tutto me stesso nel cercare di avere una buona parola coi ragazzi ma mi vedo attorno e spesso noto che sono il solo o quasi a farlo… Ed è da qui che pian piano sono sorte le prime domande: sto facendo veramente bene? Dopo due anni sembra che quanto ho cercato di seminare sia andato perso, dove ho sbagliato? Giovedì, nel vedere dei ragazzi lasciati da soli ho perso qualsiasi entusiasmo: come può essere? Qui ci sono delle regole precise e i primi a dimenticarsene sono gli educatori, che devono essere d’esempio per i più piccoli: se ci si comporta così, come cresceranno? Questi fanciulli vanno motivati di ccontinuo ma se lasciamo che facciano sempre quello che vogliono, che cosa sarà di loro in futuro? Non mi si venga a dire che le cose stanno così perché non ci sono i soldi per assumere nuove persone, non c’è nessuno che vuole venire a lavorare qui o che è un problema comune a tutti gli hogar: sono soltanto delle scuse per non affrontare il problema. Penso poi che di fronte a tutte le necessità che abbiamo, è difficile dare una priorità: meglio una psicologa o sistemare un tetto che può crollare o da cui cade acqua quando piove? Meglio del materiale scolastico o dei pigiami o delle scarpe? Questioni che sono sempre all’ordine del giorno ed al centro dei discorsi tra me e Liliana perché vogliamo entrambi il meglio per questi ragazzi ma sappiamo che non possiamo fare miracoli e bisogna stare attenti a non sbagliare, sperando che la Provvidenza ancora una volta non ci abbandoni.
Davanti a tutto questo ho voluto stare un po’ lontano dai ragazzi per capire se e come migliorare almeno il mio servizio qui… Non sono andato a mangiare e a pregare con loro, ho rinunciato a stare in loro compagnia dando l'impressione di star alzando bandiera bianca, arrendendomi davanti a qualcosa che ostacolava il cammino e non riuscivo a superare… Il personale mi ha aiutato facendomi parlare delle perplessità che avevo ed ho scoperto che alcune erano comuni ma ancora non trovavo l’energia sufficiente a farmi ripartire: qualcuno mi ha consigliato di chiudere gli occhi in qualche occasione ma mi sembra venire meno alla fiducia che in molti mi ripongono. Nel frattempo non è che non mi son dato da fare, ho fatto anche la pizza perché ho promesso che la mia presenza qui sarebbe stata un appoggio costante ma mancava sempre qualcosa, forse un poco di entusiasmo… Ed ecco che dalla sera del Sabato Santo qualcosa si riaccende, la piccola fiamma presente nel mio cuore ricomincia a crescere perché i miei piccoli fratelli mi vengono a cercare per abbracciarmi, per stare un po’ in mia compagnia, per dirmi grazie per la pizza che gli avevo preparato per cena… E il giorno dopo quella fiammella divampa in un incendio perché tutti vogliono star con me; c’è chi insiste per fare una foto con il sottoscritto, soprattutto uno dei ragazzi che quest’anno aveva cambiato centro e con cui non mi pareva di aver creato un legame così importante; c’è chi non mi molla il braccio e vuole stare sempre accanto a me: di colpo l’entusiasmo ritorna e rimpicciolisce i miei dubbi… Hanno bisogno di me, della mia presenza! Vogliono qualcuno che li ascolti, che rida o che pianga con loro, che li accetti così come sono e io sono qui per questo! Le domande che mi son posto troveranno presto o tardi risposta ma non posso permettermi di stare sulle mie in attesa che arrivino: c’è qualcuno che mi vuole perché ne avverte la necessità e quel qualcuno ha il volto di 62 fanciulli in cerca di quell’amore che han poco conosciuto!
Har baje

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