domenica 24 maggio 2020

Una piacevole sorpresa

Vi voglio raccontare una storia, una delle tante che costellano la mia esperienza boliviana, che appena due giorni fa mi ha lasciato senza parole e mi ha emozionato parecchio, cosa che mai avrei immaginato potesse accadere visto com'era iniziata.
Circa 4 anni fa arriva da un altro centro una coppia di fratellini: il maschietto, vivace e un po' monello, subito mi ha preso in simpatia ed ogni occasione era buona per lui per cercare di stare in mia compagnia mentre la sorellina, di circa 6 anni, proprio non mi filava. Pensavo fosse una reazione normale visto che si trovava catapultata in una nuova realtà dove non conosceva nessuno ma, nel giro di pochi giorno, ho dovuto ricredermi: parlava e giocava senza problemi con tutti meno che col sottoscritto! Mi evitava come la peste, addirittura se camminando c'era la possibilità di incrociarmi la piccola tornava da dove era venuta e sceglieva di fare un cammino più lungo pur di non trovarsi di fronte a me! La cosa non mi faceva certo felice e mi spingeva a pormi mille domande, probabilmente le facevo paura cui ho scelto di non forzare la mano perchè sicuramente avrei fatto peggio: la soluzione era avere pazienza e sperare che il tempo mi avrebbe aiutato, nel frattempo con lei mi sarei comportato come faccio con tutti, senza riservarle un trattamento “speciale” per evitare distinzioni.
Col passare dei giorni la bambina ha cominciato piano piano a cambiare il suo atteggiamento con me, forse aveva notato che mi prendevo cura di lei se stava male e non le facevo per niente pesare la situazione che si era creata , anzi evitavo di metterla in disparte e cercavo di darle una mano fino a dove era possibile: ad esempio quando ha avuto un grosso problema di funghi nella testa che le faceva perdere i capelli ho provveduto a comprare uno shampoo speciale fatto su misura perchè era arrivato il momento di trovare una soluzione definiva alla questione, non mi sarei arreso finchè non l'avessi trovata e ciò l'avrei fatto per chiunque dei ragazzi del centro. Mi preoccupavo delle sue crisi in cui si dimenava e gridava forte come se la stessero scannando viva, restavo lì impotente ad ascoltarla perchè avevo notato che in quei momenti non voleva nemmeno vedermi e quindi dovevo lasciare fare ad altri, facevo però i salti di gioia quando nelle riunioni dicevano che stava migliorando ed ormai questi suoi stati emotivi stavano diventando un triste ricordo: in quelle occasioni mi avvicinavo e mi congratulavo dei suoi progressi.
Più il tempo passava più le cose miglioravano, è diventata persino una mia complice nei miei tentativi di far in modo che il fratello maggiore non facesse più la pipì a letto: le veniva da ridere per questo compito ma si faceva trovare pronta a rimproverarlo visto che doveva essere il suo modello e non era possibile che spesso bagnava il materasso e lei no, lui era il più grande! La cosa un po' mi sorprendeva perchè di solito i due non si parlavano, anzi spesso proprio si evitavano ma in quelle occasione almeno la piccola faceva uno sforzo, non so proprio dire se lo faceva per farmi un piacere oppure per il fatto che le amiche la prendessero in giro per il fratello.
Il nostro rapporto di amicizia ormai era decollato: mi ringraziava quando preparavo la pizza ed è arrivata al punto di chiedermi se potesse aiutarmi, nelle passeggiate a volte afferrava forte il mio braccio e ricordo con piacere quando mi ha costretto a farla ballare tutta la sera in cui abbiamo festeggiato i quindici anni delle ragazze più grandi, mi hanno detto che era al settimo cielo per questo e me sono rallegrato soprattutto conoscendo la sua storia. Ero riuscito a far capire alla bambina che ero lì per lei, ero un suo amico e desideravo aiutarla: inutile nascondere la mia soddisfazione, non avevo più niente da chiedere e per questo mi sono stupito quando una sera, alla fine della preghiera, è venuta con altre per darmi la buonanotte e mi ha abbracciato! Sono rimasto di stucco perchè non l'ho mai vista compiere questo gesto con nessuno, nemmeno con le educatrici o con Liliana né col fratello, e la cosa si è ripetuta in varie occasioni.
L'ultimo episodio di questa storia risale a venerdì: tutti stavamo andando alla cappella per la preghiera serale quando mi si affianca, mi abbraccia stretto, mi guarda dritto negli occhi e mi dice “Marco, tu sei mio papà!”. Rimango piacevolmente sorpreso, il cuore si illumina di una gioia inaspettata mentre mi riscopro commosso, incapace di pronunciare nemmeno una singola parola. Per qualche istante gli occhi si fanno umidi, mi viene spontaneo sorriderle ed accarezzarle la testa mentre penso al prezioso regalo che questa bambina mi ha fatto dal profondo del suo cuore e che mi ripaga molto di più rispetto agli sforzi fatti ed al mio aspettarla in questo nostro cammino insieme. Sono fortunato, in quanto non sono in molti ad aver ricevuto un simile dono e perchè quella frase mi ha cambiato il senso di una giornata che altrimenti sarebbe passata inosservata, ed allo stesso tempo mi sento grato perchè ho potuto toccare con mano ed apprezzare una volta di più l'affetto che mi circonda.
Har baje

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