Questa sera un velo di tristezza mi sta avvolgendo, anzi sento che mi stringe più forte a sé mentre osservo i ragazzi uscire dalla cappella per la preghiera serale ed aspetto in infermeria chi sto seguendo con il progetto di ortodonzia per il consueto controllo ai denti. Dopo qualche minuto mi vedo arrivare l'unica che è rimasta ed è come ricevere un brutto colpo: è vero, mi dico tra me, le altre due da oggi non sono più qui, sono state trasferite in un altro centro ma ancora non riesco a credere che sia vero.
E' tempo di cambiamenti, quest'anno gli spostamenti dei fanciulli sono stati anticipati ed io stesso ho partecipato ad una riunione per decidere chi sarebbe rimasto e chi no e non era stato affatto semplice esprimere un opinione perchè ormai quei volti fanno parte di me e nonostante tutto scopro che mi sono affezionato a ciascuno di loro... So benissimo chi dovrò salutare ma non ne conosco i tempi, a volte mi sembra di ritrovarmi con una spada che penzola sopra di me e non so quando cadrà e devo vivere cercando di dissimulare il mio stato d'animo e nascondendo a tutti quello che so per evitare che i ragazzi si comportino male o tentino di fare qualche sciocchezza nel caso vengano a conoscenza che devono andare via.
Oggi mi ha confermato che non riesco proprio ad abituarmi a questi saluti, la fortuna ha voluto che per una volta non fossi io a portare i partenti in quella che sarà la loro nuova casa e devo dire che ho tirato un respiro di sollievo visto che in particolare con due di loro avrei avuto più difficoltà a congedarmi: si tratta delle gemelle. Le ho visto entrare e quasi da subito si è creata una buona relazione tra noi: quello che più mi ha colpito era la loro innocenza, la mancanza di quella malizia che hanno i fanciulli che vengono da altri centri. Per loro era una novità trovarsi in un hogar ed erano intimorite, ricordo bene che nei primi giorni non le riuscivo a distinguere mentre ora riesco a farlo anche da una certa distanza.
Le ho imparate a conoscere, una più riservata e l'altra più monella ma più volenterosa, quando c'era qualcosa da fare non si tirava indietro. A poco a poco mi ci sono affezionato e credo che la cosa sia reciproca visto che a volte si confidavano con me, raccontandomi di quanto odiavano l'assistente sociale che le aveva portate qui o di come detestavano alcune psicologhe che le facevano ricordare il loro passato... Mi parlavano di quello che più gli piaceva, di come passavano le giornate col fratello maggiore e dei rapporti con la cognata, di come a volte si dovevano svegliare presto ed aiutare la madre a vendere quanto avevano preparato all'alba ed anche di come una di loro e la sorella minore si erano ustionate. Io rimanevo ad ascoltarle, impressionato dalla fiducia che riponevano in me nel dirmi tutte queste cose, e cercavo di darle dei consigli o di farle cogliere i lati positivi delle cose. Non nascondo che qualche screzio c'è stato ma nel complesso la nostra amicizia era un gradino sopra rispetto a quelle con altri ragazzi, in qualche occasione mi è capitato di vederle come le figlie che non ho mai avuto.
Tra i tanti aneddoti che le riguardano c'è ne uno che mi ha segnato in modo particolare: un giorno mi stavano aiutando a fare la pizza ed una di loro ad un tratto mi dice "Marco, io non so cosa sia l'amore di un papà". Al momento quelle parole mi hanno raggelato, spingendomi a sdrammatizzare, ma poi sono state capaci di farmi riscoprire la fortuna di essere cresciuto in una famiglia che mi ha sempre amato e sostenuto: c'è voluta una dodicenne per ricordarmelo! Non posso non essergli debitore, così come dei bei momenti passati insieme.
Oggi però la tristezza ha avuto la meglio, le ho salutate da distante alzando il braccio, ben consapevole che non sarei riuscito a congedarmi se mi fossi avvicinato, mentre il loro volto era rigato dalle lacrime per lasciare le tante amiche che si sono fatte qui dentro: in bocca al lupo per tutto piccole mie, spero che il futuro vi regali più soddisfazioni e gioie rispetto al passato!
Har baje
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