mercoledì 28 ottobre 2020

Diario di bordo del 28 ottobre

Finalmente ha sorriso! Non ci potevo credere, avevo ormai le speranza visto che il ragazzo da quando era arrivato aveva sempre un'espressione infelice e stava sulle sue, evitando qualsiasi attività che gli si proponeva e tenendosi in disparte. Mi ha sollevato vederlo così, si è riaccesa la speranza che le cose con lui ora possano essere in discesa!
Devo essere sincero: non c'è il mio zampino dietro questo piccolo ma grande risultato, non mi sono sforzato molto. L'unico merito di cui mi potrei vantare è quello di aver messo a disposizione il mio cellulare per permettere di metterlo in comunicazione con la sorella che si trova in un altro centro, grazie ad una videochiamata ricevuta dall'assistente sociale di quell'hogar: non ho fatto nient'altro, se si esclude il fatto di averlo chiamato e portato in un posto tranquilllo, lontano da occhi indiscreti e dove nessuno ci avrebbe disturbati in attesa che il telefono squillasse.
Ricordo bene che rispondeva a monosillabi alla sorella, era piuttosto timido fino a che mi ha sorpreso vedendo un'espressione allegra nel suo volto... Non ci credevo proprio, mi veniva voglia di gridare al miracolo! Mi è stato così regalata una piccola gioia in una giornata faticosa e che mi ha riservato qualche amarezza ma poco importa visto la fortuna di esser stato testimone di questo momento.
Sono contento per lui perchè in fondo lo capivo: era stato catapultato qui all'improvviso, trasferito da un centro chiuso in maniera definitiva per molteplici irregolarità. Non posso dimenticare il suo sguardo spaventato, è arrivato qui con un pulmino carico di altri fanciulli destinati altrove: era l'unico destinato qui, il primo di un gruppo di cinque. Gli altri sarebbero arrivati più tardi, compresa la sorella: non si è mosso dalla panca posta all'ingresso finchè non l'ha vista coi proprio occhi, non si fidava delle nostre parole. Mentre aspettavamo sono riuscito a strappargli qualche parola, si capiva lontano un miglio che si trovava in uno stato di shock: cosa comprensibile se si pensa che si è svegliato come sempre nel suo letto per poi trovarsi circondato dalle autorità competenti, messo in un autobus senza sapere dove stesse andando, senza nemmeno poter prendere le sue cose e non potendo salutare come si deve i suoi compagni, i suoi amici... Credo che se mi capitasse una cosa del genere la mia reazione sarebbe uguale alla sua o addirittura peggiore!
E' rimasto immobile a fissare il cancello per quasi due ore, tanta è durata l'attesa di accogliere i nuovi ragazzi che mancavano all'appello, ed è parso sollevato nel poter vedere che la sorellina era davanti a lui. In quel momento ho tirato un respiro di sollievo ma non potevo non nascondere un poco di rabbia e di sorpresa, di disappunto nello scoprire che nessuno di loro si era portato con sé qualcosa, le uniche cose che avevano erano quelle che indossavano! Non avevano neppure pranzato ed ormai era metà pomeriggio: non ho avuto dubbi, mentre Liliana avrebbe parlato con loro per dargli il benvenuto, sarei andato a comprare del pollo affinchè lo mangiassero. Non c'era il tempo per lamentarsi o criticare quanto avevamo sotto gli occhi: sicuramente il susseguirsi così rapido degli eventi aveva prodotto questo e non potevamo giudicare senza conoscerli, l'unica cosa da fare era aiutare questi fanciulli e farli sentire accettati senza se e senza ma, non sarebbe servito a nulla fare polemica! Nei giorni successivi l'autorità pubblica ci ha dato una grossa mano e continua a farlo, soprattutto per il risvolto psicologico che un trasferimento così repentino potrebbe aver provocato, e tutto aiuta, anche una semplice videochiamata, soprattutto se riesce a dare qualche sprazzo di serenità e speranza.
Har baje

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1 commento:

  1. Bravo Marco, sei forte! Almeno questa volta la funzione del cellulare è servita a strappare un sorriso! Un abbraccio e un saluto a tutti! Ciao! Angelina

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