E' stato un compleanno diverso, non
solo per la quaratena imposta per il coronavirus: mi sono ritrovato a
letto con la dengue, una febbre accompagnata da un mal di testa
allucinante e da dolori in tutto il corpo, capace di farti
disidratare molto rapidamente. Mi sono rinchiuso nella mia stanza, al
massimo andavo in cucina se avevo la forza sufficiente per farlo
perchè ho scoperto che quello che mi avevano raccontato non erano
frottole: questa malattia ti sfianca, risucchia tutte le energie che
hai in corpo. Mi sto prendendo tutto il tempo per poter recuperare
pienamente, tornare al mio servizio al 50% non sarebbe giusto nei
confronti miei e dei ragazzi, che ormai non vedo più da domenica
scorsa: posso ancora contagiare, è sufficiente che una zanzara mi
punga e successivamente morda un'altra persona affinchè risulti
infetta... Quindi meglio non rischiare, devo aspettare con pazienza
di guarire.
Ieri mattina sembrava che finalmente la
febbre mi stava abbandonando, sebbene continuavano i dolori ed il
senso di debolezza: ne ero contento, mai come vedere così tanti
messaggi di auguri che veramente sono stato un toccasana, molto
meglio di qualsiasi pastiglia da prendere. Decido di andare in
cucina, così da cambiare aria alla stanza, e purtroppo a metà
mattina le articolazioni mi cominciano a fare più male e provo più
di qualche brivido di freddo: so cosa potrebbe essere ed ho paura, mi
rassegno a prendere il termometro e scopro che ho nuovamente più di
38 gradi.... Non è possibile, non riesco a crederci: è da domenica
che queste temperature mi accompagnano e cominciano a sfiancarmi,
davvero non ce la faccio più, so che è questione di tempo ma stare
lontano da tutti e vedere soltanto qualcuno quando ti portano da
mangiare inizia a stancarmi. Arriva il pranzo, a malapena riesco ad
aprire la porta e sorrido a chi me l'ha portato ma dopo due cucchiai
già sono pieno, mi sforzo ma mi costa finire quella zuppa... E' in quel momento che inizio a crollare mentalmente, proprio quando viene Liliana per
sincerarsi sulle mie condizioni e mi vede pallido e triste: mi incoraggia e mi
fa gli auguri. Comincio a piangere, le confesso che così non riesco
ad andare avanti, voglio guarire: mi consola e mi dice che i ragazzi
sono fuori dalla porta, hanno qualcosa per me perchè oggi, malgrado
tutto, è un giorno importante. Devo solo restare lì ad ascoltare:
comincia la musica e sento intonare due canzoni di auguri, una dietro
l'alta, ho le lacrime agli occhi perchè mi pare di vedermeli tutti
davanti... Mi gridano tanti auguri, battono le mani mentre da dentro
non trattengo le lacrime e li ringrazio dal più profondo del cuore.
Ho pianto perchè mi hanno reso felice, è stata una gioia
inaspettata, ho versato lacrime perchè non potevo abbracciarli ad
uno ad uno per ringraziarli per questo pensiero e dovevo farlo solo a
parole, dette per giunta con tono affaticato. Nonostante non sia
fisicamente con loro in questi giorni non riesco a non pensare a
loro, mi mancano da morire anche se li ho lì a portata di mano ma
sono consapevole che prima devo guarire sia per me che per loro:
averli sentirti cantare per me è stato importante, credo sia un
onore che non si riceve tutti i giorni. E' stato un vortice di
emozioni, ho sentito l'affetto che provano per me e questo vale tutte
le lacrime versate in quel momento perchè frutto di una gioia
immensa nell'aver ricevuto in dono una così grande manifestazione
d'amore.
Har baje
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