Immaginate uno stadio straripante di gente, in trepida
attesa non di una partita di calcio bensì di una Messa: questo è il modo in cui
la Chiesa di Santa Cruz festeggia il Corpus Domini. A differenza dell’Italia,
questa solennità viene celebrata nello stesso giorno in cui ricorre, che è dichiarato
festivo.
Era la prima volta che prendevo parte a questa
manifestazione, le emozioni sono state tante ed ho potuto condividerle con 10
ragazzi del centro. Arrivati a due ore abbondanti dall’inizio della
celebrazione abbiamo potuto respirare l’aria di festa che si viveva: c’era un
gruppo che animava l’attesa e una buona parte dei presenti partecipava
attivamente. La prima impressione era quella di aspettare il fischio d’inizio
di un evento sportivo o di un concerto visto che si doveva esibire un
braccialetto per entrare ed erano presenti dei bagarini che lo vendevano a
prezzo doppio a coloro che non lo avevano acquistato prima; c’erano venditori
ambulanti che offrivano ogni genere di cibo e bibita da consumare prima,
durante e dopo la Messa; c’era chi per ingannare il tempo giocava o
chiaccherava e le coppiette che si baciavano in modo più o meno appassionato.
Man mano che si avvicinava all’inizio della liturgia, lo
stadio si riempiva sempre di più e tutti rispondevano applaudendo o facendo la
ola quando gli speaker dicevano di farlo per Gesù: una cosa incredibile, quasi
non ci credevo, ero incredulo nel vedere che così tante persone si riunivano
per il proprio credo e lo manifestavano in forma così entusiasta! Durante le
prove dei canti mi venivano in mente le parole di una missionaria che opera in
Brasile che mi aveva raccontato di quanto ai latinoamericani piacciono questi
grandi raduni religiosi: aveva proprio ragione!
La cerimonia inizia con una processione dei sacerdoti lungo
la pista di atletica: mi è apparso simpatico vedere che qualcuno di loro si
rivolgeva al pubblico facendo ciao con la mano, sentire applausi e grida di
gioia nel vedere il vescovo che si fermava a benedire il pubblico ed un boato
nel rendersi conto che c’era anche il cardinale Julio Terrazas, l’unico
boliviano a sfregiarsi di questo titolo ed appena uscito dall’ospedale. Dentro
al campo da gioco parecchi giovani, vestiti di diversi colori, animavano i
canti e facevano delle coreografie mentre il palco dove c’era l’altare
riportava l’immagine di Papa Francesco per ricordare che a luglio sarà qui.
Le parole del vescovo prima e del cardinale dopo provocano
grida ed applausi di assenso soprattutto quando si ricorda che siamo tutti
figli di un unico Padre e non importa né il colore della pelle, nè la lingua, nè
l’età, né quanto si possiede: è dovere di ciascuno aiutare l’altro nei momenti
di difficoltà perchè crediamo in Gesù. Il richiamo è quello di prepararsi bene
per ricevere il Papa, in particolar modo nell’aspetto spirituale: quando al
centro del campo da calcio è apparsa la sua immagine, poco prima della
processione verso la cattedrale, la gente non smetteva di applaudire ed era
emozionata… Non vede l’ora di poterlo accogliere!
La Messa è sembrata volare nonostante sia durata più di due
ore: io ed i ragazzi non ce ne siamo accorti, forse per l’intensità con cui l’abbiamo
vissuta, e pensare che ero preoccupato del fatto che forse non avrebbero
resistito per così tanto tanto! Mi hanno fatto ricredere e un poco vergognare
di non aver posto fiducia in loro… La cosa che più mi ha colpito è che hanno
voluto poi fare una foto tutti insieme per immortalare quest’occasione e che mi
han chiesto di accompagnarli a vedere il Papa quando sarà qui a Santa Cruz: mi
piacerebbe, vedremo se a luglio riuscirò ad esaudire questa loro richiesta.
Har baje
Grazie per aver condiviso questa esperienza così bella e ricolma di gioia!
RispondiEliminaAntonella, mira