E’ stata una settimana intensa dal punto di vista di partenze e arrivi di nuovi ragazzi, cosa abbastanza inconsueta per questo periodo visto che siamo in pieno anno scolastico: ci hanno salutato in 4 e abbiamo dato il benvenuto a 3 fanciulle.
Per quanto concerne gli addii sono tornati a vivere col padre Alex e Abigail dopo un lungo iter giudiziario legato al fatto che i genitori sono separati, che l’uomo per ragioni di salute non si era presentato nell’udienza decisiva ed è il patrigno della bambina, che l’ho sentita dire più volte che da piccolina aveva un altro papà. Come successo in altre occasioni ero contento nel vedere una famiglia ricostituirsi, al di là dei problemi che potrebbero sorgere, ma dall’altra restavo con un po’ di tristezza visto che ero riuscito a cucire un buon rapporto con entrambi: con il ragazzo, nonostante molte volte lo sgridavo perché non si prendeva cura delle strutture dell’hogar danneggiandole, ho vissuto l’esperienza dell’orto scoprendone le capacità mentre Abigail, sempre affettuosa ed in cerca di coccole, spesso mi veniva incontro ed era sempre la prima ad augurarmi la buonanotte.
A salutare sono stati anche Juan Pablo e Luis Enrique: due casi di cui purtroppo non potevamo più farci carico sia per il loro crescente bisogno di supporto psicologico che qui non gli si poteva offrire sia perché la loro presenza poteva trasformarsi in un pericolo in qualsiasi momento. Non è stata una scelta facile ma dettata dalle circostanze: questa decisione non va imputata al loro comportamento ma è stata presa perché a causa delle ripercussioni di ciò che hanno vissuto e sofferto non eravamo preparati a sufficienza per dargli quell'aiuto di cui avevano urgente bisogno. Per una serie di coincidenze è toccato a me portarli nei nuovi centri dove sono stati accolti: sono stato praticamente l’ultimo dell’hogar a congedarsi da loro ed in entrambi i casi non posso dimenticare nè quegli occhi lucidi che dicevano tutto e da cui trapelava un po’ di paura per il futuro che li attendeva né quell’ultimo avvinghiarsi a me forte forte, come se non volessero che me ne andassi.
A compensare queste partenze ci hanno pensato tre nuovi arrivi: Lisbeth, Adriana e Sandra, accomunate tra loro da storie di estrema povertà. La prima ha 7 fratelli, sua mamma è scappata di casa ed ha problemi legati all’alcool mentre il padre non ha tempo di prendersene cura perché lavora tutto il giorno come muratore: quando torna a casa è spesso aggressivo ed ostile verso i figli. Le autorità l’hanno trovata a dormire in strada, in mezzo ai cartoni, scoprendo che usciva di sera a chiedere l’elemosina per poi comprare qualcosa con cui sfamarsi. In questi primi giorni ho notato la sua espressione triste e che timidamente viene a cercarmi anche soltanto per scambiare qualche parola o un semplice saluto.
Adriana e Sandra sono due sorelle che sono state trovate in pessime condizioni di igiene e salute, accompagnate da uno stato iniziale di denutrizione. Assieme alla sorellina di 6 anni, affetta da idrocefalia, vivevano con gli zii paterni perché orfane di entrambi i genitori ma questi non risultavano mai a casa perché lavoravano con la conseguenza che rimanevano spesso a casa da sole. Quasi ogni giorno dovevano fare diversi chilometri a piedi per andare a prendersi da mangiare o cercare cibo nella spazzatura, inoltre Adriana ha rivelato che un altro zio ha tentato di abusare di lei. Le due sono molto timide, però c’è una dolcezza nel modo con cui mi salutano o mi parlano che mi stupisce ogni volta. La loro storia è abbastanza triste ma non è troppo diversa da quella dei loro nuovi compagni, l’unica cosa che un po’ mi spaventa è quella di non trovar tempo per loro: con il loro arrivo siamo arrivati ad ospitare 63 ragazzi e non sarà facile dare a ciascuno gl’importanza che merita, quel che conta però è provarci!
Har baje
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