Era da un po’ che ci pensavo ma finora non ne ho mai avuto
tempo, complice il fatto che qui in hogar c’è sempre qualcosa da fare: andare a
visitare Andrea, la mia figlioccia, e sua sorella Ximena che in novembre sono
state trasferite in un altro centro per ricongiungersi con la sorellina di 4
anni.
Confesso che in questi mesi sentivo la mancanza di Andrea, così
come il suo prendermi per il braccio e il suo venirmi incontro con un bel
sorriso, e mi sembrava venir meno al mio ruolo di padrino perché l’ho un po’
trascurata, non facendomi mai sentire… Eppure è lei che mi ha scelto e questo è
stato motivo di sprono perché, nel volermi, ha riposto in me così tanta fiducia
che non andava tradita: l’andare a vedere come sta era il minimo! Più passavano
i giorni, più questo desiderio si faceva più forte finchè la scorsa settimana
ho chiesto a Sandra, l’assistente sociale che lavora da noi, se c’era qualche
possibilità di farle visita. In pochi giorni la risposta è stata positiva ed
oggi sono andato da loro, accompagnato da Sandra che conosceva la strada e che
cortesemente mi ha fatto da garante visto che son straniero e non ho alcun legame
familiare con le due bambine. Ero un po’ nervoso, agitato forse è la parola
giusta, perchè non avevo idea di come rompere il ghiaccio nel riabbracciarle,
mi ero più volte immaginato il momento in cui le avrei riviste ma ignoravo
totalmente la mia e soprattutto la loro reazione… Mi avrebbero accolto
contente? Oppure un po’ arrabbiate perché non mi son fatto vivo per molto
tempo? Una quarantina di minuti di macchina e l’avrei saputo.
Arrivati al centro ne sono rimasto colpito positivamente: i
fanciulli sono ospitati in varie case, con il tetto in legno e dall’aspetto
confortevole. Ogni edificio ospita al massimo dodici tra ragazzi e ragazze, di
tutte l’età, che vengono affidati alle cure di due educatori: qui vivono come
una grande famiglia e si arrangiano a fare da mangiare, a lavare, a fare le
varie faccende domestiche… Praticamente tutti danno una mano! Con Sandra
conosco i responsabili della struttura e ci dicono di seguirli, praticamente
attraversiamo quasi tutto il centro finchè ci ritroviamo davanti ad una porta e
ci fanno segno di entrare… Qui mi trovo davanti delle poltrone, dove mi siedo,
e mi accorgo che sono nella cucina della casetta. L’educatrice si allontana per
chiamare Andrea… Il cuore batte all’impazzata quando ecco che la intravedo che,
timidamente, sbircia da dietro la porta salvo poi corrermi incontro con un bel
sorriso! La vedo un po’ più alta e soprattutto felice… Mi sembra un po’
impacciata, come il sottoscritto, non sappiamo da che parte cominciare per
chiaccherare… Gli chiedo come va a scuola e lei mi dice che va bene, è la
migliore di tutto l’istituto: che bella soddisfazione! Nel frattempo arriva sua
sorella maggiore, Ximena, che mi accoglie con un viso contento e le due cominciano
a chiedermi di come va l’hogar, se qualcun altro è andato via e che novità ci
sono. Il tempo passa ed anch’io gli chiedo come va e sono contento nell’apprendere
che, dopo un normale periodo di adattamento, qui stanno bene: stanno imparando
molte cose (anche a cucinare), a scuola sono le prime della classe, hanno fatto
nuove amicizie. L’unico neo è che nessuno finora le ha mai fatto visita nemmeno
Gustavo, il loro fratello maggiore, che come loro quest’anno ha cambiato di
hogar: mi chiedono di lui, di dove sta, della sua salute e di cosa sta facendo.
Mentre dialoghiamo le consegno un pacchetto di dolcetti e
dei regali che volevo fargli (ad Andrea un po’ di più visto che è la mia
figlioccia) e vedere la loro faccia sorpresa ed allegra non la cambierei per
nulla al mondo! Poco dopo mi fanno partecipe di un loro desiderio: durante le
vacanze invernali (che qui sono a luglio) vorrebbero venire un paio di giorni
all’hogar, per star in mia compagnia e rivedere i vecchi compagni. Gli dico che
non so se la cosa sia fattibile ma coi loro occhi imploranti mi strappano la
promessa di fare il possibile per realizzare questo loro piccolo sogno: in
fondo che mi costa?
Mi rendo conto che il tempo è volato ed è arrivato il
momento di salutarle: Andrea mi stringe forte e l’educatrice, accortasi di ciò,
la invita ad accompagnarmi con Ximena fino al cancello… Praticamente per tutto
il tragitto non mi ha mai lasciato il braccio! Mi congedo nuovamente, lo faccio
con un po’ di tristezza ma nel farlo mi riprometto che, visto che ora so dove
si trovano, di non far passare mesi per la prossima visita: se per loro è un
momento felice, cosa mi costa?
Har baje
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