lunedì 26 luglio 2021

E mi chiamano Padre...

E' successo nuovamente, non è la prima volta e di certo non sarà l'ultima ma è una cosa che mi mette sempre in disagio e non so come risolvere visto che i vari tentativi fatti per metterci una pezza finora sono risultati vani: mi hanno scambiato per un sacerdote! Ammetto che in quest'occasione non avevano poi tutti i torti visto che ho acquistato un crocifisso nuovo per la cappella, indicando delle linee ben precise da seguire nella sua realizzazione: sono dell'idea che  per i commessi di quel negozio sia stato un fatto al di fuori del comune trovarsi davanti un laico che chieda un articolo sacro che risponda a determinate caratteristiche.
E' necessario fare una premessa: qui in Bolivia, e credo che ciò valga per tutti i paesi latini, spesso per gli uomini si antepone al nome la parola don mentre i prelati vengono chiamati comunemente Padre. Ci sono state occasioni in cui si rivolgono a me come Don Marco ma in altre mi danno del padre: di solito questo avviene quando vado a comprare ostie o candele. E' capitato pure quando abbiamo ricevuto delle visite di benefattori ma quella più clamorosa è stata durante il paro civico del 2019, in cui siamo riusciti a passare un blocco stradale perchè i manifestanti mi hanno scambiato per un prete ed erano ben felici di aprire un varco in cambio di una benedizione! Mi sono ritrovato nella situazione di non poter rifiutare tale richiesta, dovevo per forza passare per portare al centro una donazione di alimenti per i ragazzi ma di solito cerco sempre di chiarire l'equivoco: non sta bene fingere di essere qualcuno che non si è e soprattutto in questo caso, visto che sono credente!
Ammetto che spesso è complicato spiegare il malinteso: mi son ritrovato anche in Italia nella situazione di dover spiegare che un missionario non è necessariamente un religioso ma può esserlo anche un laico impiegando un bel po' per farlo capire, figurarsi doverlo fare in un'altra lingua ed in un contesto totalmente diverso! Da parte mia ci metto tutta la buona volontà ma i risultati non sono quasi mai quelli desiderati, anzi alla fine sembra che abbia perso del tempo inutilmente visto che nuovamente mi chiamano Padre e la cosa quasi mi sa di presa in giro: mi ritrovo così ad interrogarmi se c'è qualcosa in me che possa indurre all'errore ma non riesco proprio ad individuare cosa possa essere. 
Visto che quando voglio posso essere testardo qualche vittoria me la sono portata a casa: consapevole che  il concetto di missionario non religioso è difficile da far passare, sono riuscito con qualcuno a farmi chiamare volontario, visto che negli hogar è più diffusa la presenza di stranieri che vengono qui per aiutare questi ragazzi e quindi è più facile spiegare il perchè sono qui. C'è anche chi, venendo spesso nel centro, ormai ha capito chi sono e si rivolge a me dicendomi “hermano”, fratello: questo è il termine che mi è più congeniale e mi riempio di buone sensazioni quando mi chiamano così. C'è però ancora chi, malgrado i miei tentativi, continua a darmi del  “Padre” e non so più come spiegarglielo: magari si è riempita di stupore quando mi ha visto ballare coi ragazzi ma non riesce ancora a capire perchè i bambini se la ridono sotto i baffi quando ascoltano il modo con cui si rivolgono a me. 
Non conto le volte in cui, ricevuta una donazione e congedato il benefattore, i fanciulli sorridendo mi hanno fatto notare come mi avevano scambiato per un prete, malgrado gli sforzi fatti per chiarire l'equivoco. In quei frangenti mi ero arreso, non riuscendo a far capire il malinteso al mio interlocutore, ma trovavo la forza per dire loro che almeno noi sapevamo la verità, ce l'avevamo messa tutta per farla venire a galla e sicuramente avremo un'altra occasione per farla emergere: nel frattempo però potevamo soltanto gioire del bene ricevuto, con la speranza che la prossima volta mi chiamino hermano.
Har baje

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento