Negli ultimi tempi i ragazzi si fanno
notare per un comportamento un po' troppo sopra le righe e questo mi
crea più di un grattacapo: capricci e litigi sono all'ordine del
giorno, non hanno proprio voglia di svolgere le faccende loro
assegnate ed a volte rispondono male. Cerco di capirli perchè
risentono anche loro della situazione che stiamo vivendo, già
vedevano poco i loro familiari (una volta al mese se va bene) ma ora
questo contatto non è possibile e pesa il fatto di non andare a
scuola, che dava loro la possibilità di avere un contatto con
l'esterno per cui restano rinchiusi 24 ore al giorno tra le mura del
centro. Da un lato la cosa è positiva visto che le probabilità di
un contagio sono ridotte al lumicino ma dall'altro ciò produce in
loro stanchezza, frustrazione, inquietudine che li rende ancora più
vulnerabili e fragili di quanto lo siano già per quanto hanno dovuto
vivere in passato.
A tutto però c'è un limite perchè
non posso sempre scusarli per una certa condotta e fare sempre uno
strappo alla regola: se c'è va rispettata salvo casi eccezionali e
non si può fare sempre quello che si vuole. Non posso essere sempre
compiacente con loro solo perchè sono ragazzi abbandonati, orfani o
a cui il destino ha riservato soltanto amarezze: non li aiuterei a
crescere, anzi probabilmente gli farei un danno.
Di solito non castigo, non mi piace
farlo, magari minaccio di farlo ma spesso cerco di trovare un canale
che mi permetta in qualche modo di parlare con il bambino per capire
il motivo di un brutto gesto o di una marachella e per farlo
ragionare ma ultimamente ciò non basta, forse perchè sono io stesso
provato da questo periodo difficile o per il fatto che i fanciulli
vogliono conoscere fino a che punto si possono spingere. Sono
arrivato a punirli con la televisione, la cosa che più gli piace,
oppure con il farli stare seduti senza far niente in mia presenza
cercando poi un dialogo per comprendere perchè,
nonostante tutte le raccomandazioni del caso, abbiano voluto continuare a fare
quello che gli avevo chiesto di smetterla o si sono picchiati a vicenda. A
volte è difficile visto che si chiudono a riccio, si offendono se li
riprendi dicendo che una certa cosa non va bene e si mettono a
piangere come se avessero subito un torto: bisogna avere pazienza e
soprattutto, per quel che mi riguarda, soffocare sul nascere quella
specie di senso di colpa nel vederli così perchè mi viene quasi
automatico credere di aver sbagliato il tono o il modo di fargli un
rimprovero. La cosa peggiore è quando ti ridono in faccia mentre gli
parli, a me cadono letteralmente le braccia rendendomi conto di
quanto c'è ancora da lavorare visto che reagiscono così ad uno
sbaglio.
Ci penso più di una volta prima di
punire ma qualche giorno fa l'ho fatto d'istinto, salvo poi essere
tentato di ritornare sui miei passi: un gruppetto l'aveva combinata
grossa e, pur di nasconderla, aveva preso in giro tutti, me compreso,
anzi si era rivolto a me con una frase che sapeva di una presa in
giro. Mi sono offeso, o meglio mi sono sentito ferito visto che alla
maggior parte di quella combriccola avevo riposto fiducia e mi sono
ripromesso che meritavano una lezione in quanto sono dell'idea che
non si possa giocare così con la gente: visto che tutti aiutavano
con l'orto gli ho semplicemente negato questa possibilità. La
spiegazione che ho fornito loro è stata semplice: non potevo più
lavorare con ragazzi di cui per il momento non potevo fidarmi a
seguito di quanto era accaduto, ricordando loro che ogni azione che
facciamo ha una conseguenza. Non ho voluto chiudergli la porta in
modo definitivo, ho preferito lasciar aperto uno spiraglio per
far capire loro che non tutto fosse perduto: se si fossero comportati in
modo da riconquistare la mia fiducia non avrei esitato a reinserirli
tra i miei aiutanti, anzi per me sarebbe stato un motivo di gioia.
Non è stata una decisione presa alla
leggera, spesso mi sono chiesto se ci fossi andato giù pesante per
motivi di orgoglio e più volte sono stato tentato dalla voglia di
tornare sui miei passi: i primi giorni sono stati i più difficili
perchè nemmeno mi salutavano ed abbassavano lo sguardo quando li
incrociavo... Mi sentivo in colpa ma non dovevo mollare perchè se lo
avessi fatto avrei fatto capire loro che potevano continuare a fare
delle marachelle sempre più grandi e ciò non andava bene. L'unica
cosa da fare era continuare a preoccuparmi per loro ed a trattarli
come tutti gli altri, magari in modo del tutto diverso rispetto al
passato, perchè li avevo già puniti con qualcosa che gli piaceva e
non aveva senso continuarlo a farlo solo per il loro atteggiamento
ostile, e così ho fatto: ho aspettato che la loro rabbia passasse ed
ho raccolto i primi frutti di questa attesa visto che ora mi salutano
e mi sorridono e questo mi è sufficiente per sperare che abbiano
capito qualcosa da questa situazione.
Har baje
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