Ieri a Santa Cruz hanno prolungato fino
a fine mese la quarantena “rigida” che prevede, tra le altre cose,
la possibilità di uscire solamente una volta a settimana fino a
mezzogiorno in base al numero finale del documento d'identità, la
mancata circolazione dei mezzi di trasporto pubblico mentre per
quelli privati è necessario un permesso, la chiusura delle scuole e
l'obbligo di mascherina per entrare nei negozi e nelle banche.
Confesso che questa disposizione mi ha fatto tirare un respiro di
sollievo perchè il numero giornaliero dei contagi continua a salire
così come quello dei morti nonostante questo provvedimento sia in
vigore da fine marzo.
Le ragioni per cui questa misura sembra
non funzionare sono tante ma la principale è che la gente è stanca,
ha fame e non può più permettersi di restare a casa e di non
lavorare poichè gran parte della popolazione vive di quello che
guadagna in giornata ed i pochi risparmi sono terminati. Ho visto
agli incroci tante famiglie chiedere l'elemosina: la scena che più
mi ha fatto pensare è quella di un padre che mostrava un cartello
con cui chiedeva un aiuto per dar da mangiare ai suoi bambini visto
che un lavoro non ce l'ha più mentre i suoi due figli, di cui il più
grande avrà avuto massimo sei anni, erano qualche metro più in là
e, tenendosi per mano, sollevavano una vecchia pentola per
farla vedere ad ogni auto che gli passava di fianco. Una visione
straziante che mi fa capire quanto sia grave la situazione: sono
sempre di più che si avvicinano ai veicoli fermi ai semafori o alle
file di gente che aspetta di entrare al supermercato o in banca
tendendo la mano sperando in qualche spicciolo o in un tozzo di pane,
in molti tentano la sorte vagando per le strade anche durante le ore
di coprifuoco... Davvero mi sento impotente davanti a tutto questo,
il mio cuore si riempie di tristezza e compassione perchè ho la
consapevolezza che non si può aiutare tutti e le autorità non
hanno i mezzi sufficienti per far fronte a questa situazione. Se si
somma poi il fatto che il sistema sanitario sta collassando, come i
laboratori di analisi dei tamponi, perchè il personale è decimato
per il contagio mentre il numero dei pazienti cresce sempre di più,
lo scenario non è dei migliori ma la speranza rimane ed è più viva
che mai: ci sono arrivati molti aiuti e mi piace l'idea delle “ollas
comunes” in cui interi quartieri ed alcune imprese raccolgono del
cibo e lo cucinano in grandi pentoloni per sfamare chi si trova in
necessità, ho l'impressione che questa situazione abbia aperto il cuore a molti.
Questa settimana sono uscito un paio di
volte per delle commissioni: per la prima volta dopo più di due mesi
sono stato al supermercato, mi pareva di essere nel paese dei
balocchi perchè potevo comprare finalmente quello che volevo, la
sola idea mi elettrizzava parecchio! Poco importa se non ho trovato
tutto quello che avevo bisogno per preparare qualcosa di buono ai
ragazzi (per esempio non c'era la carne tritata ma ho imparato a
farla a mano in hogar) ma guardando per le strade ho capito quanto
era fortunato a poter fare la spesa dove e come volevo, finora mi era
“toccato” andare nella bottega della piazza più vicina ed
accontentarmi di quello che trovavo, a volte rinunciando a qualcosa
perchè troppo caro rispetto alla città: non posso fare a meno di
pensare ai miei vicini, a coloro che si possono muovere soltanto a
piedi o in bici, a chi i soldi li ha finiti e posso solo gioire per
il fatto di poter riempire un carrello con le cose che mi piacciono e
che finalmente posso comprare quando in tanti non possono fare
altrettanto.
Mi hanno colpito i controlli
all'ingresso del negozio: si procede in fila indiana, si entra dentro
una cabina che spruzza del disinfettante dalla testa ai piedi,
successivamente si puliscono le scarpe su una serie di stracci
bagnati di acqua e alcool che porta davanti ad un addetto con addosso
una tuta di protezione che misura la temperatura corporea e controlla
che il numero finale del tuo documento di identità coincida con il
giorno in cui è permesso circolare, pena il divieto di entrare
così come nel caso non si indossi la mascherina. Non riesco a capire
se è un eccesso di zelo, che stride con quanto ho conosciuto finora
di questa realtà, e resto sorpreso che non incontri da nessuna altra
parte, nemmeno in farmaci, accertamenti così meticolosi.
L'altro giorno mi ha stupito in
positivo lo spirito d'iniziativa dei boliviani: attualmente la
maggioranza dei negozi sono chiusi e di conseguenza lo sono quelli
che posso definire come centri commerciali specializzati in un
determinato settore, come ad esempio l'informatica. Avevo bisogno di
comprare l'inchiostro per le stampanti e vedere la possibilità di
acquistare un pc portatile per sostituire il mio visto che sta
presentando alcuni problemi difficilmente risolvibili ed ho scoperto
che i rivenditori, impossibilitati a vendere nei propri locali,
avevano affittato delle stanze nelle immediate vicinanze di questi
agglomerati specializzati per poter continuare la propria attività o
lo facevano lungo il marciapiede con la possibilità di reperire
quello di cui aveva necessità il cliente nel magazzino posto a
qualche centinaio di distanza. Ho apprezzato molto il loro modo di
aguzzare l'ingegno proprio in un periodo così difficile, anche
perchè così ho trovato una soluzione ai miei problemi sebbene non
fosse così immediata come avrei voluto.
Uscendo ho constatato con un pizzico di
amarezza che non ci sono più militari a pattugliare le strade,
sembra ormai che si siano rassegnati al fatto che di mattina la gente
sale senza rispettare alcuna restrizione, è un pugno in un occhio
vedere che c'è chi si protegge indossando una tuta simile a quelle
viste in tanti film di fantascienza ed altri che invece non si mettono nemmeno la
mascherina, è difficile non notare le lunghe file davanti le
banche e sembra che il tempo scorra lentamente mentre aspetti sotto
il sole il turno per comprare delle medicine.
In entrambe le occasioni, tornato a casa sono subito corso a
disinfettarmi mentre la mente non cessava mai di ripensare a quanto visto e
mi è risulta tuttora difficile pensare che tutto questo sia reale e non un
brutto sogno, posso solo ringraziare di stare bene così come i
ragazzi e di avere tutto quello che ci serve: mi viene da sorridere pensando che davvero questo rappresenti davvero una fortuna e l'unico vero motivo che ci basta per essere felici.
Har baje
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