Chi l'avrebbe mai detto che avrei fatto
da chierichetto a quasi 39 anni? Direi che è stata la degna
conclusione di una Settimana Santa vissuta in maniera del tutto
differente rispetto agli scorsi anni anche perchè la figura del
sacerdote è stata presente solamente questa domenica.
Avevo qualche dubbio circa l'affrontare
il Triduo Pasquale senza una figura di riferimento in materia e non
ero il solo visto che Liliana nutriva le stesse mie preoccupazioni:
la buona volontà c'era tutta ma la mancanza di un prete soprattutto
per il sabato non lasciava tranquilli vista l'importanza della
cerimonia ma tutto alla fine è andato per il meglio.
Il giovedì non c'è stata la lavanda
dei piedi e si è scelto di puntare sull'adorazione eucaristica,
dando la possibilità a chi vive vicino di parteciparvi lasciando
aperti i cancelli fino a mezzanotte: è stato scelto il campo coperto
come luogo dove si sarebbe svolta ed il compito di creare l'atmosfera
che aiuti alla preghiera ed alla meditazione è stato affidato al
sottoscritto ed alla psicologa, aiutati dal gruppo che si occupa di
pastorale all'interno dell'hogar. Non è stato difficile pensare
all'allestimento perchè avevo da tempo un'idea su cosa realizzare,
prendendo spunto dall'altare di una chiesa di una frazione del mio
paese: ho fatto vedere la foto di com'era, poi ho disegnato una bozza
di come doveva risultare l'altare che avrebbe ospitato il Santissimo
e tutti erano entusiasti e davano consigli su come migliorarlo. La
cosa più difficile è stata dipingere di bianco i sassi da cui,
nelle mie intenzioni, la croce sarebbe dovuta svettare con dei fiori
che l'avvolgevano ed in mezzo ai quali sarebbe stato custodito un
calice con delle ostie consacrate: grazie al gioco di squadra tutto è
stato più facile del previsto anche se sono state necessarie circa
tre ore per portare a termine l'opera. Il risultato mi ha soddisfatto
così come ai primi ragazzi che l'hanno potuto ammirare: ne ero
contento visto che quanto fatto doveva piacere innanzitutto a loro
perchè credo che per farli pregare sia necessario anche creare un
ambiente che stimoli a farlo. Ammetto che non ho molto goduto del
momento visto che mancavano gli ultimi ritocchi e dovevo formare dei
gruppi, che si sarebbero avvicendati durante la veglia notturna,
invitando i ragazzi più grandi a farne parte: sono rimasto
impressionato dal fatto che la maggioranza ha voluto parteciparvi,
spinta anche dal fatto che sarebbe andata a dormire più tardi.
Ho iniziato l'adorazione con tutti gli
ospiti del centro, spiegando l'importanza del giovedì santo: nel
parlargli osservavo le loro facce entusiaste per la novità di
fare la preghiera serale in un luogo diverso dalla cappella e che la
loro attenzione era catturata da quanto realizzato. Avevamo fatto
centro: quando sono arrivati le parole di ammirazione per quanto
avevano trovato davanti ai loro occhi si sprecavano ed anche il modo
con cui hanno fatto l'orazione, con cui si sono concentrati è stato
uno dei migliori che ricordi. Ero contento e devo dire che ciò mi ha dato una bella carica per poter poi cominciare la
veglia notturna col primo gruppo, composto da cinque ragazze: abbiamo
cominciato a leggere, alternandoci, la parte del Vangelo che parla
della passione per poi cantare... La sensazione era quella di stare
in famiglia che poi è andata allargandosi con la presenza prima di
Esther, un'educatrice, e poi di Liliana, appena tornata da una sua
sorella che aveva avuto problemi di salute: l'atmosfera era così
piacevole che non ci siamo nemmeno accorti che fosse già passata
un'ora e bisognava fare il cambio di turno! Mentre le fanciulle
andavano a dormire sono andato a svegliare i maschietti che le
avrebbero sostituite: i risultati sono stati alterni perchè qualcuno,
una volta alzato, si è rimesso a letto dopo pochi minuti ed altri mi
guardavano con una faccia che pareva dirmi “ma che vuoi da me a
quest'ora?”. Visto l'esito Liliana suggerisce di raggruppare
tutti coloro che si sarebbero dovuti alternare durante l'adorazione in quanto risultava evidente che non avrebbero potuto reggere per tutto il
tempo di preghiera e sarebbero stati sopraffatti dal
sonno: così facciamo ed è stato un bene anche per l'intensità dei
momenti che abbiamo vissuto insieme... Nonostante la stanchezza si
facesse sentire ero colpito dalla loro volontà di stare lì, davanti
alla croce, a pregare ed a ringraziare di quanto avevano, sembrava ne
avessero molto più di me che pian piano sentivo sempre più forte la
voglia di andarmene a dormire. Proprio quando stavo per gettare la
spugna ecco che mi si fa cenno di portare il calice con le ostie
consacrate nella cappella, dove di solito si trova, e che tutti mi
avrebbero accompagnato: ero un po' perplesso, allo stesso tempo mi
sentivo onorato ed indegno di compiere questo gesto ma la fede di
questi giovani mi ha dato la forza, mi ha spronato in ogni mio
singolo passo. Nel tragitto non smettevo di fissare quanto avevo in
mano, mi sembrava un tesoro e ne avvertivo l'importanza, potevo percepire l'amore che
custodiva e che mi ha spinto a trovarmi qui in Bolivia.
Il giorno successivo eccomi ad
organizzare la Via Crucis ed ancora una volta i più grandi mi hanno
appoggiato. Come il giovedì anche il venerdì mi riserva una
sorpresa: avrei sollevato il Crocifisso affinchè ciascun fanciullo
lo potesse baciare. Per facilitare la cosa mi inginocchio e
posiziono le braccia in modo che risulti leggermente inclinato e
chino il capo, per non vedere chi mi trovo davanti. Posso guardare
solo i piedi che arrivano vicino a me e che si fermano, posso
percepire quel suono sottile con cui manifestano il loro affetto per
Gesù e non posso far a meno di pensare alle piccole croci che
portano addosso, alle sofferenze che li hanno portati in questo
centro, a quelle ferite che portano e probabilmente non me ne
accorgo. Mi dico che forse capiscono molto più di me il patimento
di Cristo perchè hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa il
dolore, l'essere abbandonati mentre io non ho nemmeno la forza di
resistere più di 20 minuti nella posizione in cui mi trovo e sono costretto a chiedere una piccola pausa per poi riprendere.
Il sabato comincia con una buona
notizia: una suora, grazie ad una delega del parroco locale, potrà
accompagnarci nei riti previsti per la giornata e sarà mio compito
addobbare la chiesetta e il salone delle visite, dove verrà fatto il
rito del fuoco e verranno letti alcuni passi della Bibbia. Quando
arriva mi metto a sua disposizione e mi stupisce dicendomi che sarà
mio il compito di accendere il cero pasquale e di portarlo in
processione, facendo un po' da chierichetto. Non mi tiro indietro
anche se sono un poco intimorito della cosa ed i dubbi aumentano
quando devo indossare una delle tuniche usate dai sacerdoti che
vengono qui perchè sono le uniche della mia taglia. Mi sento un po'
a disagio, avverto la tensione e comincio a sudare, anche per il
fatto che indossare quest'indumento con più di 30 gradi è
un'impresa, ma le facce divertite dei ragazzi nel vedermi in questi
panni mi solleva un po' il morale. Ho la fortuna di assistere
all'intera cerimonia da un punto di vista del tutto nuovo e non posso
fare a meno di fissare i volti di chi ho davanti e la fiamma del cero
che ho appena acceso, la mente comincia a ricordare il motivo per cui
mi trovo qui in questo momento e mi spinge a rinnovare la promessa
che ho fatto quando son partito. Nell'accendere la candela di ciascun
ragazzo mi sembra che qualcosa sta cominciando ad illuminarsi dentro di lui , nei suoi
occhi scorgo un bagliore che forse c'era anche prima ma di
cui mi accorgo soltanto ora: vedo la speranza, la certezza di poter
contare finalmente su Qualcuno che manterrà le sue promesse, che non
lo lascerà solo e che lo ama sempre e comunque, accettandolo così
com'è. Mi rendo conto di vivere qualcosa di magico, di irrepetibile e sono
contento di poterlo condividere con chi ho intorno, con le persone
con cui condivido le mie giornate: sono sicuro che ci sia lo zampino
di Dio dietro tutto questo visto che ho imparato che le cose non
vengono mai per caso anche se ancora non mi è chiara la ragione di
quanto vissuto in questi giorni... Di sicuro è stata una Pasqua
diversa, vissuta in un modo del tutto inatteso e la custodirò per sempre nel mio cuore.
Har baje
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