domenica 16 aprile 2017

Triduo pasquale

Chi l'avrebbe mai detto che avrei fatto da chierichetto a quasi 39 anni? Direi che è stata la degna conclusione di una Settimana Santa vissuta in maniera del tutto differente rispetto agli scorsi anni anche perchè la figura del sacerdote è stata presente solamente questa domenica.
Avevo qualche dubbio circa l'affrontare il Triduo Pasquale senza una figura di riferimento in materia e non ero il solo visto che Liliana nutriva le stesse mie preoccupazioni: la buona volontà c'era tutta ma la mancanza di un prete soprattutto per il sabato non lasciava tranquilli vista l'importanza della cerimonia ma tutto alla fine è andato per il meglio.
Il giovedì non c'è stata la lavanda dei piedi e si è scelto di puntare sull'adorazione eucaristica, dando la possibilità a chi vive vicino di parteciparvi lasciando aperti i cancelli fino a mezzanotte: è stato scelto il campo coperto come luogo dove si sarebbe svolta ed il compito di creare l'atmosfera che aiuti alla preghiera ed alla meditazione è stato affidato al sottoscritto ed alla psicologa, aiutati dal gruppo che si occupa di pastorale all'interno dell'hogar. Non è stato difficile pensare all'allestimento perchè avevo da tempo un'idea su cosa realizzare, prendendo spunto dall'altare di una chiesa di una frazione del mio paese: ho fatto vedere la foto di com'era, poi ho disegnato una bozza di come doveva risultare l'altare che avrebbe ospitato il Santissimo e tutti erano entusiasti e davano consigli su come migliorarlo. La cosa più difficile è stata dipingere di bianco i sassi da cui, nelle mie intenzioni, la croce sarebbe dovuta svettare con dei fiori che l'avvolgevano ed in mezzo ai quali sarebbe stato custodito un calice con delle ostie consacrate: grazie al gioco di squadra tutto è stato più facile del previsto anche se sono state necessarie circa tre ore per portare a termine l'opera. Il risultato mi ha soddisfatto così come ai primi ragazzi che l'hanno potuto ammirare: ne ero contento visto che quanto fatto doveva piacere innanzitutto a loro perchè credo che per farli pregare sia necessario anche creare un ambiente che stimoli a farlo. Ammetto che non ho molto goduto del momento visto che mancavano gli ultimi ritocchi e dovevo formare dei gruppi, che si sarebbero avvicendati durante la veglia notturna, invitando i ragazzi più grandi a farne parte: sono rimasto impressionato dal fatto che la maggioranza ha voluto parteciparvi, spinta anche dal fatto che sarebbe andata a dormire più tardi.
Ho iniziato l'adorazione con tutti gli ospiti del centro, spiegando l'importanza del giovedì santo: nel parlargli osservavo le loro facce entusiaste per la novità di fare la preghiera serale in un luogo diverso dalla cappella e che la loro attenzione era catturata da quanto realizzato. Avevamo fatto centro: quando sono arrivati le parole di ammirazione per quanto avevano trovato davanti ai loro occhi si sprecavano ed anche il modo con cui hanno fatto l'orazione, con cui si sono concentrati è stato uno dei migliori che ricordi. Ero contento e devo dire che ciò mi ha dato una bella carica per poter poi cominciare la veglia notturna col primo gruppo, composto da cinque ragazze: abbiamo cominciato a leggere, alternandoci, la parte del Vangelo che parla della passione per poi cantare... La sensazione era quella di stare in famiglia che poi è andata allargandosi con la presenza prima di Esther, un'educatrice, e poi di Liliana, appena tornata da una sua sorella che aveva avuto problemi di salute: l'atmosfera era così piacevole che non ci siamo nemmeno accorti che fosse già passata un'ora e bisognava fare il cambio di turno! Mentre le fanciulle andavano a dormire sono andato a svegliare i maschietti che le avrebbero sostituite: i risultati sono stati alterni perchè qualcuno, una volta alzato, si è rimesso a letto dopo pochi minuti ed altri mi guardavano con una faccia che pareva dirmi “ma che vuoi da me a quest'ora?”. Visto l'esito Liliana suggerisce di raggruppare tutti coloro che si sarebbero dovuti alternare durante l'adorazione in quanto risultava evidente che non avrebbero potuto reggere per tutto il tempo di preghiera e sarebbero stati sopraffatti dal sonno: così facciamo ed è stato un bene anche per l'intensità dei momenti che abbiamo vissuto insieme... Nonostante la stanchezza si facesse sentire ero colpito dalla loro volontà di stare lì, davanti alla croce, a pregare ed a ringraziare di quanto avevano, sembrava ne avessero molto più di me che pian piano sentivo sempre più forte la voglia di andarmene a dormire. Proprio quando stavo per gettare la spugna ecco che mi si fa cenno di portare il calice con le ostie consacrate nella cappella, dove di solito si trova, e che tutti mi avrebbero accompagnato: ero un po' perplesso, allo stesso tempo mi sentivo onorato ed indegno di compiere questo gesto ma la fede di questi giovani mi ha dato la forza, mi ha spronato in ogni mio singolo passo. Nel tragitto non smettevo di fissare quanto avevo in mano, mi sembrava un tesoro e ne avvertivo l'importanza, potevo percepire l'amore che custodiva e che mi ha spinto a trovarmi qui in Bolivia.
Il giorno successivo eccomi ad organizzare la Via Crucis ed ancora una volta i più grandi mi hanno appoggiato. Come il giovedì anche il venerdì mi riserva una sorpresa: avrei sollevato il Crocifisso affinchè ciascun fanciullo lo potesse baciare. Per facilitare la cosa mi inginocchio e posiziono le braccia in modo che risulti leggermente inclinato e chino il capo, per non vedere chi mi trovo davanti. Posso guardare solo i piedi che arrivano vicino a me e che si fermano, posso percepire quel suono sottile con cui manifestano il loro affetto per Gesù e non posso far a meno di pensare alle piccole croci che portano addosso, alle sofferenze che li hanno portati in questo centro, a quelle ferite che portano e probabilmente non me ne accorgo. Mi dico che forse capiscono molto più di me il patimento di Cristo perchè hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa il dolore, l'essere abbandonati mentre io non ho nemmeno la forza di resistere più di 20 minuti nella posizione in cui mi trovo e sono costretto a chiedere una piccola pausa per poi riprendere.
Il sabato comincia con una buona notizia: una suora, grazie ad una delega del parroco locale, potrà accompagnarci nei riti previsti per la giornata e sarà mio compito addobbare la chiesetta e il salone delle visite, dove verrà fatto il rito del fuoco e verranno letti alcuni passi della Bibbia. Quando arriva mi metto a sua disposizione e mi stupisce dicendomi che sarà mio il compito di accendere il cero pasquale e di portarlo in processione, facendo un po' da chierichetto. Non mi tiro indietro anche se sono un poco intimorito della cosa ed i dubbi aumentano quando devo indossare una delle tuniche usate dai sacerdoti che vengono qui perchè sono le uniche della mia taglia. Mi sento un po' a disagio, avverto la tensione e comincio a sudare, anche per il fatto che indossare quest'indumento con più di 30 gradi è un'impresa, ma le facce divertite dei ragazzi nel vedermi in questi panni mi solleva un po' il morale. Ho la fortuna di assistere all'intera cerimonia da un punto di vista del tutto nuovo e non posso fare a meno di fissare i volti di chi ho davanti e la fiamma del cero che ho appena acceso, la mente comincia a ricordare il motivo per cui mi trovo qui in questo momento e mi spinge a rinnovare la promessa che ho fatto quando son partito. Nell'accendere la candela di ciascun ragazzo mi sembra che qualcosa sta cominciando ad illuminarsi dentro di lui , nei suoi occhi scorgo un bagliore che forse c'era anche prima ma di cui mi accorgo soltanto ora: vedo la speranza, la certezza di poter contare finalmente su Qualcuno che manterrà le sue promesse, che non lo lascerà solo e che lo ama sempre e comunque, accettandolo così com'è. Mi rendo conto di vivere qualcosa di magico, di irrepetibile e sono contento di poterlo condividere con chi ho intorno, con le persone con cui condivido le mie giornate: sono sicuro che ci sia lo zampino di Dio dietro tutto questo visto che ho imparato che le cose non vengono mai per caso anche se ancora non mi è chiara la ragione di quanto vissuto in questi giorni... Di sicuro è stata una Pasqua diversa, vissuta in un modo del tutto inatteso e la custodirò per sempre nel mio cuore.
Har baje

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