L'anno scorso non l'abbiamo potuta
organizzare per diversi motivi ma questa domenica l'abbiamo
riproposta con dei grandi risultati: la kermesse solidaria, al terzo
tentativo, ci ha lasciato tutti soddisfatti visto che l'obiettivo di
raccogliere dei fondi per comprare lenzuola e calzature ai ragazzi è
stato pienamente raggiunto, malgrado il tempo non sia stato dei
migliori ed il fatto di averla realizzata all'incirca in tre
settimane.
Tutto il personale si è dato da fare e
nessuno si è tirato indietro: la componente femminile quasi al
completo si è suddivisa in gruppi per preparare i piatti da vendere
per l'evento (zuppa di arachidi, pollo al forno, piccante di pollo,
maiale); don Eliseo si sarebbe preoccupato di vendere le bevande
gassate coadiuvato da un'educatrice che si sarebbe occupata di fare
la limonata; a don Claudio toccava sistemare sedie e tavoli e curare
la sicurezza per tutto il tempo della manifestazione; assistente
sociale e psicologa sarebbero state alla cassa e avrebbero addobbato
il campo coperto dell'hogar, luogo designato per ospitare l'evento;
Sandra e Liliana, l'educatrice, sarebbero rimaste coi ragazzi ed
erano incaricate di preparargli il pranzo; Liliana avrebbe coordinato
il gruppo, verificando che tutto procedesse bene. Nonostante tutti
avessero dei compiti precisi c'era la consapevolezza che, in caso di
bisogno, si doveva essere pronti a dare una mano a chi lo
necessitava. Anche i ragazzi sono stati coinvolti: i più grandi ci
avrebbero aiutato nel servire i piatti, nella raccolta dei rifiuti,
nello spostare i tavoli e nel sistemarli e tutti si sarebbero esibiti
davanti alle persone che sarebbero venute perchè l'intero incasso
sarebbe stato destinato a loro e la gente sicuramente voleva
conoscere chi andava ad aiutare.
Ed io di che mi sarei occupato? Del
bazar, una specie di mercatino di cose usate, con il sostegno della
nuova fisioterapista. E' stato una specie di déjà vu non tanto per
averlo gestito nelle due precedenti edizioni della kermesse ma
perchè, prima di partire per la Bolivia, ero stato responsabile del
mercatino dell'usato organizzato durante la festa parrocchiale del
mio paese per diversi anni: forse è per questo che Liliana ha
riposto tutta la sua fiducia in me per organizzarlo e gestirlo. Mi è
stata data una stanza per imbastire la cosa ma non è stata affatto
una cosa semplice: dovevo selezionare le cose, soprattutto giocattoli
e vestiti, da dei sacchi (ed erano molti) che ci erano stati portati
e dovevo svuotarli per poi vedere cosa poteva servire e cosa buttare.
Per una serie di motivi, che racconterò in un prossimo post, mi sono
ritrovato a dover fare il tutto negli ultimi giorni e devo
ringraziare la fisioterapista, Sandra ed i ragazzi più grandi per
avermi aiutato poichè non ce l'avrei mai fatta da solo visto che
dovevo anche aiutare in altre faccende riguardanti la manifestazione.
Ad appoggiarci in questa iniziativa
ci sono state alcune ditte che hanno risposto positivamente alla
nostra richiesta di aiuto: c'è stato chi ha donato i premi per la
lotteria che si è organizzata per l'occasione; chi ci ha fornito il
pollo ed il maiale necessari per i piatti da preparare; altri ci
hanno regalato le bibite e chi si è gentilmente offerto di appendere
nelle vetrate del proprio negozio la locandina dell'evento o di
vendere in anticipo il cibo che sarebbe stato preparato ed i
biglietti per la riffa.... Praticamente c'erano tutti i presupposti
per far bene!
Se il sabato si avvertiva l'ansia per
il gran giorno e ognuno verificava che non gli mancasse niente,
domenica mattina c'era un po' di agitazione soprattutto in cucina,
visto che il cibo sarebbe dovuto essere pronto per le 10: dalle 5 i
vari gruppi stavano già spadellando ed era un viavai continuo tra
chi sbucciava le patate e tagliava le verdure, chi tranciava i polli
e coloro che dovevano infornare. Nel campo coperto la situazione non
cambiava, visto che si dovevano terminare le decorazioni mentre un
po' ci si scoraggiava per la pioggia che stava cominciando a cadere.
Quando comincia a rischiararsi e compaiono le prime persone ecco che
l'entusiasmo sale alle stelle: partiamo un po' a rilento ma poi, come
un diesel, ingraniamo ed andiamo alla grande. Vista la poca gente che
sta visitando il bazar ne approfitto per mangiare assieme ai miei
figliocci, comprandogli quello che gli piace di più, e poi entro in
azione: mi chiedono di portare più tavoli e sedie perchè c'è una
vera folla che sta arrivando e non ci sono più posti disponibili,
saluto i familiari dei ragazzi e scatto delle foto per immortalare la
giornata. A memoria non ricordo un numero così grande di persone
nelle precedenti kermesse e devo dire che provo un pizzico di
soddisfazione in quanto sento che stanno venendo ripagate le fatiche di tutti noi.
Faccio appena in tempo a tornare nel
bazar che questo viene letteralmente preso d'assalto: in tanti
entrano, in molti mi chiedono i prezzi e vogliono essere serviti ma
per fortuna la fisioterapista e le due ragazze che mi hanno assegnato
mi stanno dando una grande mano, stiamo facendo un ottimo gioco di
squadra. Quando finalmente la situazione si fa più tranquilla, mi
rendo conto che gli altri stavano già riordinando e facendo i primi
conti su come era andata ed ero praticamente l'ultimo che doveva
ancora terminare. Mi fanno cenno di chiudere e portare il mio incasso
a psicologa ed assistente sociale per calcolare l'incasso complessivo
della giornata: con mio stupore la cifra che ho raccolto supera di
poco i 1500 boliviani, poco meno di 210 euro, ottenuta vendendo molti
oggetti per 2 boliviani. Sono contento del risultato, anche se
avverto la stanchezza e mi rinfranca il fatto che anche gli altri lo
siano: non ci siamo di certo risparmiati e nessuno si è lamentato
per il compito assegnato, anzi se c'era da aiutare tutti si sono
fatti trovare pronti anche se la cosa non era di loro competenza.
Le sensazioni date dal vedere tanta
gente partecipare alla manifestazioni sono state confermate dai primi
conteggi: l'incasso è stato migliore delle precedenti edizioni,
segno che siamo riusciti a fare squadra ed il senso di appagamento è condiviso da tutti perchè insieme siamo riusciti a fare
qualcosa per i nostri ragazzi.
Har baje
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