giovedì 28 luglio 2016

La mia storia: io sono Liliana

L’hogar è un crocevia di vite che si incontrano: ne sono passate tante per di qua, ognuna coi suoi problemi, con i suoi dolori e con le sue gioie. Qualcuna è rimasta e da ospite della struttura si è trasformata in una lavoratrice del centro: è il caso di Liliana, Lili per gli amici.
Nonostante sia affetta da una forma di disabilità che le provoca problemi nel muoversi e nell’afferrare gli oggetti, opera come educatrice e gestisce la dispensa della cucina, facendolo molto bene grazie alla sua grande forza di volontà con la quale riesce a superare i propri limiti. Attualmente vive nella struttura e riceve 1500 boliviani al mese (una somma che si aggira sui 210 euro), a cui si aggiungono 1000 boliviani annuali che lo Stato le riconosce per il suo handicap.
Come tutti noi Lili ha un sogno nel cassetto: non voglio svelarlo in quanto vi invito a scoprirlo leggendo la sua storia, che ha scritto chiedendomi di pubblicarla e che trovate tradotta qui di seguito. Se c’è qualcuno che volesse aiutarla a realizzarlo non abbia timore a contattarmi.

“Avevo una famiglia, con genitori e fratelli, ma quando ero molto piccola mi ammalai. La malattia che avevo contratto non ti lascia muovere, ti manda in coma: è la meningite, che ho avuto all’incirca ai 5/6 anni di età. Da allora sono rimasta sola: quando mia madre capì che non potevo essere normale mi abbandonò. Sebbene non potessi muovermi volevo stare con mia mamma, piangevo e soffrivo molto perché ero sola al mondo.
Ho vinto questa malattia: uscita dal coma, mi cambiarono di reparto. Lì c’erano molti bambini con sua madre mentre io ero sola e non mangiavo perché volevo solo mia mamma. Quando era l’ora del pasto le infermiere si dimenticavano di me. Mi cambiarono di ospedale e lì ho conosciuto ad una signora che si chiama Gabriella ed è direttrice dell’ospedale “Comunidad encuentro”. Lì c’erano molti giovani che soffrivano di altre malattie. Non potevano parlare con me perché erano affetti da una patologia contagiosa ma, poiché io non potevo camminare ed era l’unica bambina della struttura, loro venivano a chiaccherare ugualmente con me: le infermiere si arrabbiavano molto perché potevano infettarmi. Per questo motivo passavo da sola la maggior parte del tempo e se le infermiere mi portavano in giardino era solo per qualche momento. Cominciai ad alzarmi con l’aiuto di qualcuno però l’infermiera non era paziente: ne soffrì molto perché nessuno capiva che non potevo farcela da sola. Desideravo morire perché non avevo vicino nessuno della mia famiglia, sono rimasta sola nei vari ospedali in cui sono stata: avevo bisogno di aiuto ed affetto, piangevo molto perché desideravo solamente che mia mamma fosse lì con me ma non lo fu mai. Provavo molto odio e chiedevo a Dio perché mi aveva fatto così, cosa avevo combinato per rimanere sola ed abbandonata.
Successivamente mi portarono ad un hogar con molte bambine: qui le ragazze mi aiutavano a camminare ma quando arrivavano le famiglie mi sentivo male perché la mia non veniva mai a trovarmi. Comparve un signore che mi accompagnò da un medico ed assunse un fisioterapista per me però poi se lo porto via con sé: rimasi solo un’altra volta. Il centro chiuse e terminai a vivere in una guarderia (struttura riservata ai bambini più piccoli). Lì stavo bene ma accadde che la struttura dovette chiudere e dovevo andarmene un’altra volta.
Fu allora che conobbi un sacerdote che era molto buono perché mi accolse nell’hogar Santa Maria de los Angeles: qui ho conosciuto la signora Liliana che è molto buona perché si occupò di me, visto che non ho nessuno al mondo. Nel 2011 apparirono i miei fratelli ma mi abbandonarono un’altra volta: la signora li cercava e li chiamava per telefono ma non risposero mai. Non ho nessuno della mia famiglia accanto. Mi sono diplomata nel 2013 ma quel giorno fu il più triste perché i miei fratelli non erano con me. Tutto questo tempo sono rimasta sola.
Devo ringraziare la signora Liliana per essersi presa cura di me ed appoggiarmi per andare avanti ogni giorno e realizzare così la missione che Dio mi ha assegnato in questo mondo.
Ora lavoro nell’hogar però devo pensare al mio futuro e uno dei miei sogni è quello di avere una casa così da disporre di un luogo dove poter passare i miei giorni in futuro.
Vi ho raccontato la mia vita e le mie pene per quanto ho passato sperando nel vostro aiuto per realizzare questo sogno. Vi ringrazio per la vostra attenzione e spero in una vostra collaborazione.
Dio vi benedica e protegga sempre.
Un forte abbraccio

Liliana”
Har baje

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