lunedì 1 aprile 2024

Il coraggio di camminare verso la Croce 🕂

La settimana scorsa è stata un po' impegnativa in quanto coinvolto in prima persona nella preparazione dei vari appuntamenti religiosi ma ciò non mi ha negato la possibilità di meditare e di fare un po' il punto della situazione.
A darmi una mano nella riflessione è stata la comunità di Altino, che mi ha chiesto un pensiero in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo: per me è stato un onore! Il tema non era affatto semplice ma nel mio contributo ci ho messo il cuore ed ho la gioia di poterlo condividere con voi nelle prossime righe.

"Marco, cos’è per te la Croce? E’ la domanda che spesso mi fanno i ragazzi nei primi incontri di catechismo e mi è difficile rispondere, si tratta di un amore talmente grande che mi travolge e mi lascia letteralmente senza parole. Mi è più facile disegnare una croce stilizzata sulla lavagna ed unire i vari punti in modo da ottenere un cuore enorme: non riesco proprio a darne una versione differente. Ma chi è capace di un sentimento così? Spiego ai miei piccoli amici che, in tutta la storia, c’è stata un’unica persona capace di amare in questo modo: Gesù, che è sì mio amico ma confesso di invidiare non poco. Il motivo? Sebbene in alcuni attimi è sembrato vacillare ha continuato per la sua strada, facendo quanto il Padre gli aveva chiesto: penso a me e mi vergogno per i tanti tentennamenti avuti mentre Dio mi chiamava. Ero dominato dalla paura, eppure non mi si chiedeva di morire per qualcuno come ha fatto Gesù, si trattava di prendersi cura di tanti fanciulli che si trovavano in Bolivia, e più Dio mi cercava e più facevo orecchie da mercante. Quasi all’improvviso però è arrivato un momento in cui mi son chiesto se ci fosse un valido motivo per dire di no e sono rimasto sorpreso nel rispondermi che non c’era alcuna ragione valida, perché se credo veramente in ciò che Gesù ci ha insegnato devo metterlo in pratica. E’ così ho fatto e non mi sento un eroe per questo, anzi a volte mi sento a disagio quando mi fanno i complimenti per la mia scelta: l’unico da applaudire è Chi ha insistito per così tanto tempo per avere il mio sì. Ho lasciato tutto: famiglia, amici, lavoro, certezze per qualcosa di ignoto, solo per fidarmi perché Dio mi ama e, come sempre mi ha detto una persona molto cara, se ti chiede una cosa è perché sa che sei in grado di farla. Non sapevo la lingua, ero un tipo più portato alla teoria che alla pratica ma ho deciso di cominciare questo cammino, portandomi dietro debolezze e dubbi su cosa mi aspettasse dall’altro capo del mondo. Da allora sono passati più di 10 anni e non è sempre stato tutto rose e fiori: più di qualcuno diceva che mi dovevo arrangiare, in fondo l’idea di andare a Santa Cruz era stata mia e me la sono andata a cercare; c’è sempre chi aspetta un mio passo falso ed è pronto a criticarmi per qualsiasi scelta avessi fatto; il non riuscire a farmi capire perché proveniente da una cultura molto diversa; il sentirmi umiliato come quella volta in cui ho dovuto sgombrare un blocco stradale per passare e rimetterlo a posto così come l'avevo trovato. Quante volte sono stato tentato quando mi si consigliava di tornare a casa perché le cose in Bolivia si mettevano male o di gettare la spugna perché tanto le cose non sarebbero di certo migliorate! Quante cadute ho fatto, arrivando anche a sentirmi solo ma ho avuto la fortuna di trovare tanti Simone di Cirene che mi hanno rialzato e sostenuto con una parola, con un gesto ed un amore gratuito che continua a darmi la spinta per proseguire il cammino.
Se riguardo gli ultimi tre anni, di sicuro sono stati più i dolori che le gioie: ho perso la mia mamma ed è stato il momento più buio, quello in cui mi sono chiesto davvero se valesse la pena continuare perché la cosa più preziosa che avevo non c’era più. Era davvero necessario arrivare a tanto? Nonostante la malattia mia madre mi ha accompagnato fino all’ultimo in questa mia scelta, ha avuto in mente e nel cuore questi ragazzi che ha conosciuto attraverso le mie parole e questo mi ha dato uno scossone bello forte: quello che mi muove è vederli sorridere, felici anche se questo significa ridurre il tempo per me, sono entrati nella mia vita per non uscire più. Non mancano i momenti in cui mi fanno arrabbiare ma mi piace passare il tempo con loro, sono arrivato a condividere le croci che si portano dietro, a farmele mie, e non mi vergogno affatto nel dire di essermi ritrovato a piangere in loro compagnia per quanto hanno sofferto, i loro problemi sono diventati i miei. Mi preoccupo per il loro futuro, mi chiedo spesso cosa sarà di loro visto che fuori del centro c’è tanta violenza: il mio desiderio è dargli il meglio di me e gli strumenti con cui affrontare il mondo. Col tempo sono diventati anche la mia fonte di ispirazione per scelte che mai avrei pensato di prendere: se sono diventato accolito in parte è anche merito loro perché, durante la pandemia, non avevamo nessuno che potesse venire a celebrare e potevo leggere nei volti dei più grandi la tristezza di non ricevere la Comunione. Mi stringeva il cuore e mi son fatto coraggio, perché non credo di meritare l’onore di poter distribuire l’Eucaristia, che è segno di quell’Amore così grande che ritroviamo nella Croce: è stata una delle cose più belle che mi potessero capitare, vedere nei loro volti accendersi un sorriso mentre gli sto dando l’ostia è una gioia immensa, che mi ripaga ampiamente di tutte le difficoltà avute. Posso dirmi felice, sebbene a volte mi capiti di svegliarmi alle 6 e non ho la minima idea di quando andrò a dormire? Sì e posso permettermi di guardare la Croce con un po’ di vergogna in meno perché ho cominciato a mettere in circolo una parte, sebbene piccola piccola, di quell’Amore che Gesù ha avuto per noi e che ho avuto la fortuna di ricevere in tutti questi anni."

Har baje

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