domenica 27 settembre 2020

Le mie prime zuppe

E' uno degli aspetti positivi della pandemia: ho imparato a fare la zuppa! I ragazzi si ridevano del fatto che non avessi la minima idea su come prepararla visto che ogni tanto provo a deliziarli con gnocchi, pasta, pizza, pasticcio e piatti che a loro detta sono ben più complicati rispetto a cucinare una minestra. Questa cosa mi metteva un poco in imbarazzo ed ogni volta che ero in cucina cercavo di trovare una scusa per non cimentarmi col minestrone: lo vedevo come una montagna da scalare e preferivo evitarlo in tutti i modi, delegando alle ragazze più grandi farlo mentre mi sarei occupato di tutto il resto.
Durante i giorni della quarantena più rigida, dove eravamo praticamente solamente in cinque ad occuparci di una sessantina di ragazzi aiutati dalle più grandi, mi son ritrovato ad affrontare quello che per me rappresentava una specie di muro difficile da superare e stavolta non c'erano scappatoie poichè era necessario che la cuoca riposasse almeno un giorno alla settimana: dovevo assolutamente fare la zuppa, era arrivato ormai il momento di accettare questa sfida e di non gettare la spugna come avevo sempre fatto finora. Non posso certo nascondere che la cosa mi preoccupava e non poco: per questo il giorno prima ho assalito di domande la nostra chef per capire bene tutti i passaggi, per me era importante farla bene e sopratutto piacesse ai ragazzi. Mi sono addirittura portato avanti con il lavoro perchè come secondo avrei cucinato gli gnocchi e visto che la loro preparazione mi avrebbe portato via tempo ho deciso di fare la metà della quantità che mi sarebbe servita, supportato da un gruppetto di aiutanti.
La mattina dopo ho iniziato molto presto visto che oltre alla colazione dovevo bollire le patate necessarie a fare gli gnocchi che mancavano e dovevo dedicarmi a tagliare tutte le verdure che servivano per la zuppa: non ero solo a fare il tutto, avevo tre aiutanti ma poi ho chiamato altri volontare perchè mi sono reso conto che altrimenti il secondo non sarebbe stato pronto in tempo. Tra una padella e l'altra mi ripassavo mentalmente tutte le istruzioni datemi dalla cuoca e devo dire che la minestra pareva essere riuscita bene, l'unica preoccupazione era per l'altra portata ma sono riuscito a finire giusto un attimo prima che i pargoli si mettessero a tavola. Era arrivato il momento della verità, praticamente era come se fossi sotto esame ed ero ben consapevole che i ragazzi erano dei giudici severi: non avevo dubbi sul fatto che il secondo gli sarebbe piaciuto il secondo ma era sul primo che ero abbastanza preoccupato. Quando sono entrato in refettorio ho guardato i vari tavoli ed osservavo i fanciulli mettere alla bocca i primi cucchiai: erano in rigoroso silenzio e questo sapevo che era un bel segnale, poi quando ho visto che continuavano a mangiare senza proferire parola ne ho avuto conferma... Gli era piaciuta, più di qualcuno mi ha detto che era tra le più buone che avesse consumato nell'ultimo periodo e ne ero felice e tra me mi ripetevo raggiante “Buona la prima!”.
Mi son ritrovato a cucinare la minestra altre volte ed i risultati sono sempre stati buoni, le preoccupazioni iniziali ormai erano acqua passata e non mi allarmavo nemmeno quando dovevo cimentarmi con dei piatti boliviani: l'unica difficoltà è stato tagliare in pezzettini il fegato ma per fortuna c'era chi mi ha dato una mano. La cosa positiva delle mie esperienze culinarie è che ho sempre trovato qualche piccolo che aveva voglia di aiutarmi e posso dire che in loro compagnia mi sono pure divertito in cucina: forse è proprio questo il segreto per cui quello che preparo piace ai ragazzi! Perchè oltre a metterci tutta la passione e l'amore per loro ho la possibilità di ridere assieme a loro ed apprendere da loro visto che tra l'altro mi hanno insegnato come si frigge un uovo: gli ingredienti perfetti per poter continuare a camminare, ed in questo caso cucinare, assieme.
Har baje

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