Vi voglio raccontare una storia, una
delle tante che costellano la mia esperienza boliviana, che appena
due giorni fa mi ha lasciato senza parole e mi ha emozionato
parecchio, cosa che mai avrei immaginato potesse accadere visto
com'era iniziata.
Circa 4 anni fa arriva da un altro
centro una coppia di fratellini: il maschietto, vivace e un po'
monello, subito mi ha preso in simpatia ed ogni occasione era buona
per lui per cercare di stare in mia compagnia mentre la sorellina, di
circa 6 anni, proprio non mi filava. Pensavo fosse una reazione
normale visto che si trovava catapultata in una nuova realtà dove
non conosceva nessuno ma, nel giro di pochi giorno, ho dovuto
ricredermi: parlava e giocava senza problemi con tutti meno che col
sottoscritto! Mi evitava come la peste, addirittura se camminando
c'era la possibilità di incrociarmi la piccola tornava da dove era
venuta e sceglieva di fare un cammino più lungo pur di non trovarsi
di fronte a me! La cosa non mi faceva certo felice e mi spingeva a
pormi mille domande, probabilmente le facevo paura cui ho scelto di
non forzare la mano perchè sicuramente avrei fatto peggio: la
soluzione era avere pazienza e sperare che il tempo mi avrebbe
aiutato, nel frattempo con lei mi sarei comportato come faccio con
tutti, senza riservarle un trattamento “speciale” per evitare
distinzioni.
Col passare dei giorni la bambina ha
cominciato piano piano a cambiare il suo atteggiamento con me, forse
aveva notato che mi prendevo cura di lei se stava male e non le
facevo per niente pesare la situazione che si era creata , anzi
evitavo di metterla in disparte e cercavo di darle una mano fino a
dove era possibile: ad esempio quando ha avuto un grosso problema di
funghi nella testa che le faceva perdere i capelli ho provveduto a
comprare uno shampoo speciale fatto su misura perchè era arrivato il
momento di trovare una soluzione definiva alla questione, non mi
sarei arreso finchè non l'avessi trovata e ciò l'avrei fatto per
chiunque dei ragazzi del centro. Mi preoccupavo delle sue crisi in
cui si dimenava e gridava forte come se la stessero scannando viva,
restavo lì impotente ad ascoltarla perchè avevo notato che in quei momenti non
voleva nemmeno vedermi e quindi dovevo lasciare fare
ad altri, facevo però i salti di gioia quando nelle riunioni
dicevano che stava migliorando ed ormai questi suoi stati emotivi
stavano diventando un triste ricordo: in quelle occasioni mi
avvicinavo e mi congratulavo dei suoi progressi.
Più il tempo passava più le cose
miglioravano, è diventata persino una mia complice nei miei
tentativi di far in modo che il fratello maggiore non facesse più la
pipì a letto: le veniva da ridere per questo compito ma si faceva
trovare pronta a rimproverarlo visto che doveva essere il suo modello
e non era possibile che spesso bagnava il materasso e lei no, lui era
il più grande! La cosa un po' mi sorprendeva perchè di solito i due
non si parlavano, anzi spesso proprio si evitavano ma in quelle
occasione almeno la piccola faceva uno sforzo, non so proprio dire se
lo faceva per farmi un piacere oppure per il fatto che le amiche la
prendessero in giro per il fratello.
Il nostro rapporto di amicizia ormai
era decollato: mi ringraziava quando preparavo la pizza ed è
arrivata al punto di chiedermi se potesse aiutarmi, nelle passeggiate
a volte afferrava forte il mio braccio e ricordo con piacere quando
mi ha costretto a farla ballare tutta la sera in cui abbiamo
festeggiato i quindici anni delle ragazze più grandi, mi hanno detto
che era al settimo cielo per questo e me sono rallegrato soprattutto
conoscendo la sua storia. Ero riuscito a far capire alla bambina che
ero lì per lei, ero un suo amico e desideravo aiutarla: inutile
nascondere la mia soddisfazione, non avevo più niente da chiedere e
per questo mi sono stupito quando una sera, alla fine della
preghiera, è venuta con altre per darmi la buonanotte e mi ha
abbracciato! Sono rimasto di stucco perchè non l'ho mai vista compiere questo
gesto con nessuno, nemmeno con le educatrici o con Liliana né col
fratello, e la cosa si è ripetuta in varie occasioni.
L'ultimo episodio di questa storia
risale a venerdì: tutti stavamo andando alla cappella per la
preghiera serale quando mi si affianca, mi abbraccia stretto, mi
guarda dritto negli occhi e mi dice “Marco, tu sei mio papà!”.
Rimango piacevolmente sorpreso, il cuore si illumina di una gioia
inaspettata mentre mi riscopro commosso, incapace di pronunciare
nemmeno una singola parola. Per qualche istante gli occhi si fanno
umidi, mi viene spontaneo sorriderle ed accarezzarle la testa mentre
penso al prezioso regalo che questa bambina mi ha fatto dal profondo
del suo cuore e che mi ripaga molto di più rispetto agli sforzi
fatti ed al mio aspettarla in questo nostro cammino insieme. Sono
fortunato, in quanto non sono in molti ad aver ricevuto un simile
dono e perchè quella frase mi ha cambiato il senso di una giornata
che altrimenti sarebbe passata inosservata, ed allo stesso tempo mi
sento grato perchè ho potuto toccare con mano ed apprezzare una
volta di più l'affetto che mi circonda.
Har baje
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