martedì 10 marzo 2020

Pensieri

Le giornate passano intense ma non riescono a distogliere la mia attenzione da quanto sta succedendo in Italia: complice la lontananza le mie preoccupazioni non andavano solo ai ragazzi ma anche alla mia famiglia ed ai miei amici. Mi è capitato più di una volta di sentirmi impotente davanti a certe reazioni dei fanciulli, di non avere nemmeno la più pallida idea di cosa fare ma sapevo che col tempo sarei riuscito a superarla però stavolta è diverso, è una cosa talmente grande che mi lascia attonito, l'unica cosa che posso fare è avere fiducia che andrà bene, che le cose si sistemeranno nel miglior modo possibile.
Mentre scrivo è arrivata la notizia dei primi casi di coronavirus qui in Bolivia, sapevo che prima o poi sarebbe successo ma non posso non essere allarmato vista la situazione in cui versa il servizio sanitario pubblico di questo Paese, che ho potuto nuovamente constatare di persona proprio ieri. La mattina mi ero svegliato presto per portare una bambina all'ospedale per una sospetta frattura al braccio: la piccola vi era già stata portata il sabato mattina ma è tornata in hogar senza ricevere alcuna cura perchè il traumatologo non c'era. Una volta preso il numero con cui sarei stato ricevuto dal medico e passato dalla segreteria per ricevere la documentazione necessaria per avere la garanzia di poter beneficiare della prestazione sanitaria, entrato nello studio del dottore scopro che a quest'ultimo non avevano passato le lastre della radiografia che avevano fatto alla fanciulla appena due giorni prima: mi è toccato interrompere la visita, andare in pronto soccorso e richiedere i raggi, nella speranza che non fossero andati persi. Per fortuna sono riuscito a recuperarli ma ho dovuto aspettare per essere nuovamente ricevuto dallo specialista, che devo dire era una persona ben preparata e disponibile. Mi informa che è necessario ingessare il braccio della bambina e mi spiega per filo e per segno tutto ciò che può e non deve fare, mi dà una ricetta per delle vitamine che potrò ritirare nella farmacia della struttura dopo essere nuovamente passato in segreteria per avere il timbro che autorizzava a darmi quanto indicato dal dottore nel foglio che mi aveva dato. Per poter avere quelle compresse ho dovuto portare molta pazienza perchè la coda era molto lunga e c'era una sola persona che stava consegnando i farmaci mentre gli altri suoi colleghi stavano facendo colazione o vedendo la televisione, ignorando le proteste di chi stava in fila. E' in quel momento che mi sono detto che se dovesse scoppiare un'epidemia come quella che ora sta avvenendo in Italia qui sarebbe un disastro per la quantità e la poca qualità del servizio offerto. Stavolta mi è andata bene perchè sono uscito dall'ospedale dopo circa tre ore e mezza, però i dubbi sul sistema sanitario restano visto che per i numerosi casi di dengue che si stanno registrando mancano i posti letti e fino a qualche settimana fa i malati, persino quelli più giovani e gli anziani, erano costretti a bivaccare nei corridoi o in strada in attesa che qualcuno li possa assistere... Non oso immaginare cosa potrebbe accadere in caso di epidemia e parlando con i miei amici boliviani ho potuto constatare come abbiano i miei stessi timori e paiono rassegnati, c'è la consapevolezza che non sono attrezzati ad affrontare un'emergenza sanitaria simile a quella che si sita vivendo in Italia o in Cina e pertanto sarebbe un grossissimo problema.
Cerco di non pensarci troppo, ho ben altro di cui occuparmi però quando i ragazzi mi chiedono del coronavirus non posso evitare di rispondergli, perchè è importante per me che abbiano le idee chiare, ed è in quei frangenti che le mie preoccupazioni sono tutte rivolte a chi mi sta a cuore: cerco di non farlo troppo vedere ma gran parte dei miei pensieri vanno a tutti quelli che conosco e che ora stanno in Italia, mi sento davvero impotente perchè non posso aiutarli in alcun modo e non posso stargli vicino, allo stato attuale non ci sarebbe nemmeno un aereo che mi porterebbe a casa. Devo soltanto affidarmi, credere che Qualcuno li protegga perchè è più grande e forte di me. Ho la certezza che lo farà e credo che non sia affatto un caso che sia ritornato in Bolivia pochi giorni prima che in Italia scoppiasse il caos: si tratta di una delle tante Dio-incidenze che ritrovo nella mia vita e so che esiste un motivo ben preciso per cui sono qui, adesso forse non mi è del tutto chiaro ma il tempo sarà un alleato prezioso per scoprirlo. Nel frattempo continuerò ad occuparmi dei miei ragazzi, ne hanno veramente bisogno ed io sono qui per loro.
Har baje

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