giovedì 26 marzo 2020

Quarantena

Da domenica il cancello della prima entrata è chiuso: salvo rare eccezioni nessuno entra e nessuno esce. E' uno degli effetti delle decisioni del governo di fronte ai casi crescenti di coronavirus, che qui fa davvero paura per la consapevolezza che qui i servizi sanitari non riuscirebbero sicuramente una situazione simile a quella che purtroppo sta colpendo l'Italia, anzi c'è il timore di una catastrofe ben peggiore.
Qui tutti stiamo bene, i ragazzi quasi non hanno risentito della cosa perchè, come dice una delle ragazze più grandi, da sempre vivono una specie di quarantena perchè la vita di un hogar è ben diversa da quella che è fuori dalle sue mura, con tante limitazioni che impediscono di comprendere come sia la realtà fuori dalla struttura. Non ci avevo mai pensato ed in effetti non posso darle torto, nei vari centri di accoglienza si accolgono minori che vengono da situazioni difficili e la prima cosa da fare è proteggerli ma tutto va a discapito del potersi aprire al mondo esterno: per quanto triste è la pura verità, me ne accorgo spesso quando porto i ragazzi in giro visto che sembrano dei pesci fuor d'acqua.
Il problema più grosso è che con le restrizioni presidenziali ci ritroviamo col personale ridotto: c'è Liliana che fa la spola tra casa sua e qui grazie ad un permesso che gli è stato concesso e non si sa fino a quando possa volere; Don Eliseo, il guardiano notturno, che vive a 100 metri da noi non si è tirato indietro come Veronica, una delle nostre due cuoche, che ha deciso di trasferirsi qui per darci una mano finchè tutto sarà risolto e non va dimenticata Lili, un'educatrice con disabilità che da sempre vive in hogar, poi naturalmente ci sono io. Sarebbe da pazzi credere di riuscire a gestire sessanta ragazzi solamente in 5 per cui ci stiamo facendo aiutare dalle ragazze più grandi a cui devo fare veramente i complimenti perchè stanno veramente facendo qualcosa di grande, senza chiedere nulla in cambio: è vero a volte pasticciano però a chi non è mai capitato? L'importante è darle fiducia, appoggiandole e sopratutto darle un consiglio nel momento oppurtuno e farle sentire accompagnate, che non sono sole e se hanno bisogno saremo pronti ad aiutarle.
Le giornate sono intense e non si riesce proprio ad annoiarsi: siccome non ci hanno riempito i bidoni del gas per alcune questioni burocratiche si cerca di economizzare le varie bombole a nostra disposizione cucinando a legna, per cui mi ritrovo spesso a friggere o a infornare accompagnato da tre o quattro ragazzi per diverse ore arrivando a puzzare di fumo. Mi faccio carico dell'infermeria per l'intera giornata, a volte passando un bel po' di tempo per curare dal fungo il piede di Estela, una fanciulla affetta da gravi problemi mentali, ma anche per tagliarle le unghie ma contento di aver fatto qualcosa per lei semplicemente perchè ne vale la pena. Ci sono occasioni in cui non riesco a capire bene cosa stia facendo, mi sembra di essere una pallina impazzita che va da tutte le parti ed alla sera arrivo a sedermi e mi riscopro stanco, quasi senza energie, chiedendomi dove le abbia trovate fino a quel momento: la risposta viene quasi automatica ed è rappresentata da quelle facce che vedo ogni giorno, quelle dei ragazzi, capaci sia di farmi arrabbiare ma anche di motivarmi, di farmi andare avanti e di non mollare... Qualcuno mi ha voluto qui in questo momento e forse sto cominciando a capirne veramente il motivo.
Ho dovuto varcare quel cancello chiuso in tre occasioni: la prima mi ha colto in contropiede perchè l'idea di uscire mi faceva paura ma non c'erano altre alternative... Valeria, una bambina eccezionale che purtroppo è in sedia a rotelle, aveva inghiottito un osso e sentiva che le era rimasto conficcato in gola, ho provato in tutti i modi a farglielo sputare ma invano: a due minuti di macchina c'era un medico e dovevo portarla da lui. All'inizio ero riluttante, stava inoltre cominciando a piovere ma non c'erano altre soluzioni: non potevo farmi vincere dal timore e rinunciare ad aiutare chi proprio aveva bisogno di me in quel momento. Mi son fatto forza ed ho portato la piccola, aiutato dalla sorella, al consultorio nonostante il diluvio che si stava scatenando proprio in quel momento: per fortuna è andato tutto bene, il dottore è riuscito ad estrarre l'osso senza complicazioni e siamo potuti tornare a casa fradici (almeno il sottoscritto) ma contenti che ce la siamo cavata con poco nonostante lo spavento iniziale.
Le altre due volte in cui sono dovuto andare via sono accadute proprio ieri: una legata ad una donazione di quaglie che la proprietaria dell'allevamento mi aveva detto di andare a prendere quando era venuta a regalarci delle uova, l'altra all'acquisto dell'ennesima bombola di gas. Quest'ultima uscita non era preventivata e ci ho riflettuto parecchio se farla o meno: mancavano cinque minuti al coprifuoco quando mi hanno informato che nella ferramenta vicina stavano esaurendo le bombole, valeva davvero la pena farci un salto? Non sapendo come andranno le cose in futuro decido di non farmi scappare quest'opportunità, è per il bene dei ragazzi, e vengo in qualche modo premiato perchè quella che compro è la quart'ultima, le altre tre vengono vendute subito dopo. Son stato fortunato ma non riesco a non pensare che questo, insieme a quanto ci è stato donato la mattina stessa, sia l'ennesimo episodio in cui Dio mi dice che è sempre con noi e non ci abbandona, anche quando tutto sembra andare verso il peggio: quello che mi è capitato sicuramente è una piccola cosa rispetto ad altre che succedono nel mondo ma non posso non ringraziare per la grandezza di quanto ho potuto vivere, riscoprendo così un amore che mai abbandona.
Har baje

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