Da domenica il cancello della prima
entrata è chiuso: salvo rare eccezioni nessuno entra e nessuno esce.
E' uno degli effetti delle decisioni del governo di fronte ai casi
crescenti di coronavirus, che qui fa davvero paura per la
consapevolezza che qui i servizi sanitari non riuscirebbero
sicuramente una situazione simile a quella che purtroppo sta colpendo
l'Italia, anzi c'è il timore di una catastrofe ben peggiore.
Qui tutti stiamo bene, i ragazzi quasi
non hanno risentito della cosa perchè, come dice una delle ragazze
più grandi, da sempre vivono una specie di quarantena perchè la
vita di un hogar è ben diversa da quella che è fuori dalle sue
mura, con tante limitazioni che impediscono di comprendere come sia
la realtà fuori dalla struttura. Non ci avevo mai pensato ed
in effetti non posso darle torto, nei vari centri di accoglienza si
accolgono minori che vengono da situazioni difficili e la prima cosa
da fare è proteggerli ma tutto va a discapito del potersi aprire al
mondo esterno: per quanto triste è la pura verità, me ne accorgo
spesso quando porto i ragazzi in giro visto che sembrano dei pesci
fuor d'acqua.
Il problema più grosso è che con le
restrizioni presidenziali ci ritroviamo col personale ridotto: c'è
Liliana che fa la spola tra casa sua e qui grazie ad un permesso che
gli è stato concesso e non si sa fino a quando possa volere; Don
Eliseo, il guardiano notturno, che vive a 100 metri da noi non si è
tirato indietro come Veronica, una delle nostre due cuoche, che ha
deciso di trasferirsi qui per darci una mano finchè tutto sarà
risolto e non va dimenticata Lili, un'educatrice con disabilità che
da sempre vive in hogar, poi naturalmente ci sono io. Sarebbe da
pazzi credere di riuscire a gestire sessanta ragazzi solamente in 5
per cui ci stiamo facendo aiutare dalle ragazze più grandi a cui
devo fare veramente i complimenti perchè stanno veramente facendo
qualcosa di grande, senza chiedere nulla in cambio: è vero a volte
pasticciano però a chi non è mai capitato? L'importante è darle
fiducia, appoggiandole e sopratutto darle un consiglio nel momento
oppurtuno e farle sentire accompagnate, che non sono sole e se hanno
bisogno saremo pronti ad aiutarle.
Le giornate sono intense e non si riesce proprio ad annoiarsi: siccome non ci hanno riempito i bidoni del gas per
alcune questioni burocratiche si cerca di economizzare le varie
bombole a nostra disposizione cucinando a legna, per cui mi
ritrovo spesso a friggere o a infornare accompagnato da tre o quattro
ragazzi per diverse ore arrivando a puzzare di fumo. Mi faccio carico dell'infermeria per l'intera giornata, a volte passando
un bel po' di tempo per curare dal fungo il piede di Estela, una
fanciulla affetta da gravi problemi mentali, ma anche per tagliarle
le unghie ma contento di aver fatto qualcosa per lei semplicemente
perchè ne vale la pena. Ci sono occasioni in cui non riesco a capire bene cosa stia
facendo, mi sembra di essere una pallina impazzita che va da tutte le parti ed alla sera arrivo a sedermi e mi riscopro
stanco, quasi senza energie, chiedendomi dove le abbia trovate fino a
quel momento: la risposta viene quasi automatica ed è rappresentata
da quelle facce che vedo ogni giorno, quelle dei ragazzi, capaci sia
di farmi arrabbiare ma anche di motivarmi, di farmi andare avanti e
di non mollare... Qualcuno mi ha voluto qui in questo momento e forse
sto cominciando a capirne veramente il motivo.
Ho dovuto varcare quel cancello chiuso in tre
occasioni: la prima mi ha colto in contropiede perchè l'idea di
uscire mi faceva paura ma non c'erano altre alternative... Valeria,
una bambina eccezionale che purtroppo è in sedia a rotelle, aveva
inghiottito un osso e sentiva che le era rimasto conficcato in gola, ho provato in tutti i modi a farglielo sputare ma invano: a due minuti di macchina c'era un
medico e dovevo portarla da lui. All'inizio ero riluttante, stava
inoltre cominciando a piovere ma non c'erano altre soluzioni: non
potevo farmi vincere dal timore e rinunciare ad aiutare chi proprio
aveva bisogno di me in quel momento. Mi son fatto forza ed ho portato
la piccola, aiutato dalla sorella, al consultorio nonostante il
diluvio che si stava scatenando proprio in quel momento: per fortuna
è andato tutto bene, il dottore è riuscito ad estrarre l'osso senza
complicazioni e siamo potuti tornare a casa fradici (almeno il
sottoscritto) ma contenti che ce la siamo cavata con poco nonostante lo spavento iniziale.
Le altre due volte in cui sono dovuto
andare via sono accadute proprio ieri: una legata ad una donazione di
quaglie che la proprietaria dell'allevamento mi aveva detto di andare
a prendere quando era venuta a regalarci delle uova, l'altra
all'acquisto dell'ennesima bombola di gas. Quest'ultima uscita non
era preventivata e ci ho riflettuto parecchio se farla o meno:
mancavano cinque minuti al coprifuoco quando mi hanno informato che
nella ferramenta vicina stavano esaurendo le bombole, valeva davvero
la pena farci un salto? Non sapendo come andranno le cose in futuro
decido di non farmi scappare quest'opportunità, è per il bene dei
ragazzi, e vengo in qualche modo premiato perchè quella che compro è
la quart'ultima, le altre tre vengono vendute subito dopo. Son stato
fortunato ma non riesco a non pensare che questo, insieme a quanto ci
è stato donato la mattina stessa, sia l'ennesimo episodio in cui Dio mi
dice che è sempre con noi e non ci abbandona, anche quando tutto sembra andare verso il peggio: quello che mi
è capitato sicuramente è una piccola cosa rispetto ad altre che
succedono nel mondo ma non posso non ringraziare per la grandezza di
quanto ho potuto vivere, riscoprendo così un amore che mai
abbandona.
Har baje
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