domenica 24 novembre 2019

Orgoglioso delle mie ragazze

Si avvicina la fine dell'anno ed è tempo di mantenere le promesse: come ormai da tradizione porto i ragazzi che mi aiutano con l'orto a mangiare pollo ed a passeggiare per la città. E' un premio meritato per l'impegno e il lavoro svolto durante l'anno: il loro entusiasmo è stato davvero contagioso e senza ombra di dubbio ho potuto passare dei bei momenti in loro compagnia.
Quest'anno il numero dei miei aiutanti è cresciuto di molto rispetto agli anni precedenti: sono ben 24 che si alternano nel darmi una mano durante la settimana, organizzati in 7 gruppi. Impossibile portarli tutti insieme in città per cui ho deciso di dividerli in tre gruppi: questo sabato è stata la volta delle ragazze più grandi che erano al settimo cielo soltanto per il fatto che sarebbero uscite a fare quattro passi. Non avevo grandi pretese sul fatto di portarle fuori, le mie uniche preoccupazioni erano di farle passare qualche ora lontano dalla routine del centro e di renderle davvero contente di quello che avrebbero mangiato e bevuto, cercando di assecondare le loro richieste fin dove potevo, e non pensavo lontanamente che avrebbero fatto qualcosa che mi rendesse davvero orgoglioso di loro.
Eravamo al ristorante e ci avevano appena portato al tavolo quello che avevamo ordinato, le ragazze erano quasi incredule nel vedere il loro piatto e la loro espressione mi era motivo di gioia, stavo cercando di assaporare fino in fondo quel momento perchè mi rendevo conto che le ho rese felici con così poco quando compare all'improvviso al mio fianco un giovane con la stampella ed i vestiti sudici. Mi chiede da bere porgendomi un bicchiere di plastica, di cui non ho la più pallida idea da dove lo abbia preso, e mi è venuto spontaneo offrirgli un po' del succo di frutta che avevo ordinato per me: mi ringrazia sottovoce, sorridendomi, e si allontana sedendosi in un tavolo vicino. Le fanciulle lo guardano e poi mi fissano quasi incredule, mi chiedono se conoscevo quel tipo ed alla mia risposta negativa mi chiedono il motivo del mio gesto: credo che la mia risposta le ha lasciato senza parole visto che ho detto loro che se qualcuno mi chiede da bere ed ho la possibilità di accontentarlo non vedo perchè negarmi alla sua richiesta.
Continuiamo a mangiare ma l'occhio delle bambine punta spesso verso quel nostro vicino, qualcuna ride e consiglio di non farlo per evitare qualsiasi tipo di problema e perchè non è corretto: le mie parole non hanno però l'effetto desiderato visto che quel giovane emette dei rumori strani ed a volte ha dei tic, non riesco a capire se sia sotto l'effetto di qualche sostanza o è semplicemente malato... “Marco per me ha fame” mi fa sapere la fanciulla che è seduta vicino a me mentre un'altra dice che non ce la fa a mangiare tutto quello che ha nel piatto ed io comparto le patate fritte della mia porzione con tutte, visto che a me non piacciono. Avevo pensato di darle a quel ragazzo ma la paura mi ha vinto, vedendolo in quello stato temevo della sua reazione e non potevo permettermi di correre rischi in quanto avevo delle minori con me: la sua presenza però non mi faceva stare bene con me stesso, sapevo bene che non poteva permettersi di comprarsi qualcosa da mettere sotto i denti ed il fatto che continuasse a fissarmi non mi permetteva di stare a posto con la mia coscienza. Ad un certo punto non riesco più a stare indifferente e guardo nella sua direzione: pareva che non aspettasse altro perchè quando i nostri sguardi si sono incrociati subito mi dice “Padrecito, non hai qualcosa da darmi da mangiare?”. Non ho alcuna esitazione, chiedo alla fanciulla che non riesce a mangiare tutto il pollo di darmene un pezzetto e ricevo il suo consenso mentre le altre mi guardano ed in silenzio mettono nel mio piatto un po' di patate, di riso e di pasta delle loro portate: rimango letteralmente sorpreso di quello che stanno facendo. Quando una delle più giovani mi chiede se può portargli quanto preparato non posso negargli il mio sì, la osservo mentre lo fa e mi sorprende il vedere quel giovanotto alzarsi e prendere la mano ringraziandola di cuore per il gesto: sono incredulo, stento a credere a quello che sto vedendo con i miei stessi occhi e d immagino di essermi talmente commosso dal momento che le mie giovani amiche mi prendono un poco in giro perchè credevano che stessi per piangere per l'emozione. Poco dopo mi spingono a offrigli anche quanto avevano avanzato della loro bibita: preferiscono sia lui a terminarla piuttosto che dividersela tra loro. Qualcuna dice che ora avranno un posto in paradiso, non mi resta che sorridere a questa sua convinzione ma non posso che essere fiero di ognuna di loro per il semplice fatto di aver scelto di condividere il loro meritato premio con qualcuno che aveva bisogno e per avermi dato una bella lezione su come non farsi vincere dalla paura di far del bene.
La cosa sorprendente è che quel giovane è scomparso all'improvviso, senza lasciare traccia, così come era arrivato, lasciando soltanto un piatto svuotato in pochi istanti e riempiendo di soddisfazione il cuore delle mie ragazze: era davvero contente di quello che avevano fatto! Mentre torniamo a casa mi confidano che quel gesto è frutto degli insegnamenti del loro catechista, ricordandomi che sono io: arrossisco, sentirmi dire che in questo loro atto di amore c'era anche il mio zampino non può che riempirmi di gioia! Non avrei mai immaginato di poter vedere i frutti di quanto ho seminato in questi anni ed è stata una piacevole sorpresa: grazie ragazze, sono veramente orgoglioso di voi!
Har baje

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